Francia, l’ex presidente Sarkozy condannato a 3 anni per corruzione
Francia, ex presidente Nicolas Sarkozy condannato a 3 anni per corruzione
L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato dichiarato colpevole per corruzione nella vicenda delle “intercettazioni” esplosa nel 2014. Sarkozy è stato condannato a 3 anni di carcere (due con la condizionale) per corruzione e traffico di influenze. I pubblici ministeri avevano chiesto una condanna a quattro anni di reclusione, di cui due con la condizionale, per l’ex presidente, il suo avvocato Thierry Herzog e il magistrato Gilbert Azibert.
Sarkozy è accusato di aver ottenuto nel 2014 alcune informazioni su un altro processo che lo vedeva coinvolto da Azibert. Il caso delle intercettazioni, o “affaire Bismuth”, è legato a quello delle tangenti libiche per la campagna presidenziale del 2007. Quando i giudici misero sotto controllo il cellulare dell’ex presidente nel 2013 per indagare sul presunto denaro arrivato da Tripoli, scoprirono che Sarkozy utilizzava una linea segreta sotto il nome di “Paul Bismuth”, per comunicare con il suo legale, Herzog.
L’accusa ritiene che alcune conversazioni intercettate hanno rivelato l’esistenza di un “patto” di corruzione: Sarkozy, attraverso Herzog, avrebbe dato “una mano” ad Azibert per ottenere una carica nel principato di Monaco a cui ambiva (e che non ha mai ottenuto). In cambio, Azibert avrebbe fornito informazioni coperte dal segreto su una procedura avviata nei confronti dell’ex capo dello stato davanti alla Corte di Cassazione a margine di un altro scandalo, quello “Bettencourt”, dal nome dell’erede L’Oreal.
“Come tutte le persone nel nostro paese – aveva detto il procuratore in occasione della richiesta di condanna – un ex capo di Stato ha diritti che devono essere rispettati ma ha anche l’imperativo dovere di rispettare egli stesso la legge, perché è proprio questo lo stato di diritto”. Il procuratore, rispondendo alle affermazioni di Sarkozy che aveva parlato di rivalse nei suoi confronti, aveva detto che il cosiddetto processo delle “intercettazioni” “non è una vendetta”.
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