I Robin Hod delle bollette: gli elettricisti francesi che aiutano i poveri a non pagare luce e gas
Si aggirano in incognito alle prime luci dell’alba. Manomettono i contatori dei condomini. Per azzerare o dimezzare il prezzo di luce e gas. E aiutare le famiglie in difficoltà a far tornare i conti. Così i tecnici delle principali società francesi di energia stanno contribuendo al movimento sociale che si oppone a Macron
Se Robin Hood “rubava ai ricchi per dare ai poveri” nei dintorni della foresta di Sherwood, in Francia i tecnici delle principali società di distribuzione del gas e dell’energia elettrica hanno sostituito all’arco e alle frecce gli arnesi del mestiere, con l’obiettivo di aiutare le famiglie in difficoltà a pagare le bollette a un prezzo ridotto, o a non pagare affatto. Indossano guanti e maschera, sono vestiti di nero, e a partire da febbraio – in concomitanza con l’inizio delle proteste che hanno portato centinaia di migliaia di persone in piazza per contestare la riforma delle pensioni proposta da Emmanuel Macron – si aggirano per i condomini in cui effettuano la regolare lettura del gas per manomettere i contatori e le cabine, facendo in modo che venga registrata solo la metà dei consumi effettivi dei residenti.
«Elettricità e gas aumentati! Potere d’acquisto amputato! Tecnici arrabbiati!», recita l’adesivo blu che gli elettricisti lasciano sui contatori dopo ogni azione. Quando le cabine sono prive del dispositivo che trasmette direttamente le informazioni all’ente distributore, poi, il registro dei consumi può essere completamente azzerato, senza che l’azienda se ne accorga subito. In questo modo le famiglie ricevono un conto pari a zero. «Operazione 100 per cento gratuita per gli abitanti di questa zona. E il nostro datore di lavoro non se ne accorgerà finché non manderà un tecnico a leggere i contatori, tra sei mesi o più», hanno raccontato due di loro al sito francese Mediapart, che per primo ha raccontato la storia dei “Robin Hood delle bollette”.
I tecnici intervistati dal sito si fanno chiamare Paul e Marcel, nomi di fantasia che prendono ispirazione da Paul Marcel, sindacalista francese ed ex ministro della Produzione industriale, nominato da Charles de Gaulle nel 1945, che si occupò – l’anno seguente – di nazionalizzare la produzione, distribuzione e fornitura di gas ed energia elettrica e creò l’apposita Agenzia nazionale Edf-Gdf, che sarebbe poi stata divisa in due enti separati destinati al gas e all’elettricità. Proprio all’ex ministro, di fede comunista e detenuto nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale, si deve il regime speciale di cui godono ancora oggi i dipendenti del settore, che possono richiedere la pensione anticipata.
Ma forse ancora per poco. La riforma delle pensioni approvata in Senato lo scorso 16 marzo e oggetto delle contestazioni di piazza vuole anche cancellare le garanzie previdenziali dei lavoratori di alcuni settori introdotte alla fine degli anni ‘40. Il progetto di riforma dell’esecutivo, infatti, è universale, riguarda cioè tutti i lavoratori. «Vogliono abolire il nostro schema previdenziale anche se è in pareggio, con un surplus da cui si può attingere per versare parte dei contributi al regime generale», ha raccontato uno dei due elettricisti al sito. «Ma poiché questo non rientra nella loro narrativa, cercano di fare come già fatto per la Snfc (società nazionale delle ferrovie francesi, ndr): aumentano il numero dei lavoratori temporanei per avere meno dipendenti fissi che contribuiscano al regime speciale», ha aggiunto il secondo.
Secondo il Cgt, una delle più grandi confederazioni sindacali della Francia, la cancellazione dei regimi contributivi speciali non è solo una scelta di tipo tecnico, ma corrisponde a una precisa e violenta volontà politica. Per questo, oltre a prendere parte alle rivolte contro l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni, i lavoratori del comparto elettrico hanno deciso di intentare la protesta dei contatori, ispirandosi alle azioni già compiute nel 2004, quando le due aziende Edg e Gdf furono trasformate da enti pubblici a società di capitali, aprendosi agli investitori privati. Da allora questo tipo di interventi è stato utilizzato altre volte, ma nei mesi caldi del 2023 ha l’obiettivo di far ritirare la riforma, che prevede anche, a partire dal 2027, di far salire a 43 gli anni di contributi necessari ad andare in pensione.
Le “azioni Robin Hood” hanno preso il via dalla città di Marsiglia, dove Mediapart ha seguito Paul e Marcel in una delle missioni a metà febbraio. I due iniziano a muoversi alle prime luci dell’alba all’interno di un auto prestata da alcuni conoscenti per non essere identificati tramite la targa dei propri veicoli. Viaggiano senza smartphone per non essere geolocalizzati e cercano di evitare le telecamere di sorveglianza. Sanno che essere scoperti equivale a perdere il posto di lavoro o a subire azioni legali. Ma pensano che valga la pena rischiare. «Se non costiamo caro a questo governo non otterremo mai la revoca della riforma delle pensioni», hanno raccontato. Trovano che i costi di elettricità e gas siano ormai troppo elevati, e che contribuiscano a togliere dignità alla vita delle famiglie del ceto medio. D’altronde, il movimento sociale che il disegno di legge presentato dal governo ha scatenato è il più importante degli ultimi trent’anni e protesta da mesi non solo contro la riforma delle pensioni ma, come raccontiamo tra le pagine di questo numero, contro un modello socio-economico votato alla produzione, che non si cura del benessere generale dei cittadini. I quali domandano più tempo libero per vivere e pensare a se stessi.
Nel portabagagli dei due elettricisti ci sono anche bandiere, megafoni e adesivi della Cgt. I loro interventi non consistono solo nella manomissione dei contatori dell’elettricità o del gas, ma nel ripristino degli accessi nelle case dove le forniture sono state tagliate dopo il mancato pagamento delle bollette: si parla di circa 500 famiglie che hanno goduto delle “azioni Robin Hood”. Secondo Mediapart, a metà febbraio erano state manomesse circa 15 cabine all’interno di diversi condomini a Marsiglia, e centinaia di residenti hanno goduto dello sconto. In tutto il Paese sarebbero invece oltre 60mila i residenti che possono aspettarsi una bolletta dimezzata, più di centomila le famiglie a cui i contatori dell’elettricità sono stati scollegati e una trentina le strutture sanitarie che non stanno pagando l’elettricità. Ma anche alcuni centri sportivi pubblici, asili nido, biblioteche, mense, piccole imprese, artigiani o fornai potranno pagare la luce e il gas a prezzo ridotto grazie ai blitz degli elettricisti. In programma poi ci sarebbe anche la volontà di tagliare le forniture ai deputati che si sono dichiarati favorevoli alla riforma delle pensioni, come dei veri Robin Hood che “tolgono ai ricchi”.
Secondo i sindacalisti della Cgt e secondo i lavoratori del comparto elettrico il regime speciale di cui hanno usufruito in questi anni dovrebbe essere non solo salvaguardato, ma esteso all’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori, perché credono in un welfare fondato su un principio di solidarietà, secondo cui ognuno contribuisce alle casse dello Stato in base ai propri mezzi, e in cui la ricchezza deve essere distribuita equamente. Per questo credono che nelle loro azioni di disobbedienza civile non ci sia nulla di illegale: vogliono difendere un’idea di giustizia sociale sempre più minacciata dalla legge del mercato. Sanno che la protesta delle bollette è solo “un granello di sabbia” che non aiuterà fino in fondo le famiglie in difficoltà e non impedirà alle grandi multinazionali dell’energia di speculare sui rincari, ma è quello che sentono di poter fare per contribuire alla lotta sociale, dimostrando di poter utilizzare gli strumenti del proprio lavoro e i mezzi di produzione che conoscono per conseguire un obiettivo comune.