È iniziato il 4 giugno a Parigi e si è concluso oggi, mercoledì 7 luglio, il processo contro 13 persone accusate di minacce di morte e cyberbullismo nei confronti di Mila, una liceale francese che vive sotto scorta perché ha pubblicato online commenti e vide offensivi sull’Islam.
Il tribunale francese ha condannato 11 dei 13 imputati. Uno dei 13 è stato assolto perché il suo post – “Blow it up”(letteralmente “fallo saltare in aria”) – era diretto all’account Twitter di Mila, non alla giovane donna. Il tribunale ha archiviato la causa contro un altro imputato per difetto di procedura. Le pene stabilite dal tribunale vanno dai quattro a sei mesi di detenzione e multe di circa 1.700 euro ciascuno.
Ma cosa era successo? La vicenda ha origine all’inizio del 2020 quando Mila insulta per la prima volta l’Islam sui social tornando poi alla carica con un video nel quale usa espressioni volgari contro Allah.
Gli insulti della giovane donna sarebbero nati in seguito a uno scontro con un ragazzo: il 19 gennaio 2020, su Instagram, Mila aveva respinto le avances di un “insistente” ragazzo musulmano. Dapprima cortesemente, poi i due trascendono, lei si dichiara omosessuale, lui e i suoi amici iniziano a insultarla, la chiamano “sporca lesbica” e “francese di merda”, lei perde le staffe e risponde con un video in cui dichiara di odiare tutte le religioni ma in particolare l’Islam: “La vostra religione è solo m…, il vostro Dio? Gli metto un dito nel… Grazie e arrivederci”. Da lì gli insulti dei ragazzi e le minacce di morte. Uno di loro aveva promesso alla ragazza di farle fare la fine di Samuel Paty, il professore sgozzato da un fanatico islamista ceceno.
Gli imputati, che hanno tra i 18 e i 35 anni e provengono da tutta la Francia, sono solo una piccola parte dei tantissimi utenti che avevano risposto a Mila e che però non sono stati ancora rintracciati. Le accuse sono arrivate dopo che la diciottenne è stata costretta a cambiare scuola e ad accettare la protezione della polizia.
La vicenda ha avuto grande eco in Francia, dove si è schierato apertamente anche il presidente Emmanuel Macron che ha detto: “La legge è chiara: in Francia abbiamo il diritto alla blasfemia, alla critica della religione”.