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Francia: la procura di Parigi apre un’inchiesta per finanziamento illecito sul partito di Marine Le Pen

Immagine di copertina
Credit: AGF

La Procura di Parigi ha aperto un’inchiesta preliminare per indagare sui sospetti di finanziamento illecito durante la campagna elettorale della leader del Rassemblement National (Rn), Marine Le Pen, per le presidenziali del 2022, in cui perse l’occasione di raggiungere l’Eliseo contro il presidente uscente Emmanuel Macron. Un’altra tegola dopo la mazzata dell’ultime legislative in cui l’estrema destra è arrivata soltanto terza.

L’indagine, secondo un’indiscrezione diffusa oggi dall’emittente Bfm-Tv e confermata dal quotidiano Le Monde, è stata aperta il 2 luglio e punta a investigare su quanto emerso dal rapporto 2023 della Commission nationale des comptes de campagne et des financements politiques (Cnccfp), un organismo che verifica le spese e i finanziamenti elettorali dei candidati d’Oltralpe. Le ipotesi di reato riguardano crimini come appropriazione indebita di beni da parte di soggetti esercenti una funzione pubblica, falso ideologico, frode ai danni di un soggetto pubblico e finanziamento illecito attraverso prestiti emessi da una persona giuridica.

In particolare, secondo quanto emerso dal rapporto consegnato alla Procura, nel dicembre del 2022 la Commissione Cnccfp aveva rimborsato le spese di rivestimento di dodici pullman noleggiati dal Rassemblement National nell’ambito della campagna di Le Pen per un importo di 316.182 euro, un esborso poi giudicato irregolare.

Marine Le Pen e il suo partito hanno sempre negato di aver commesso illeciti in relazione al finanziamento della campagna presidenziale del 2022, la terza finora per la leader dell’estrema destra francese, che in quell’occasione aveva investito quasi 11,5 milioni di euro. Non si tratta però del primo scandalo sulla gestione dei fondi del Rassemblement National.

Nel 2017, il partito si era già visto negare dalla stessa Commissione il rimborso di 873.576 euro di spese elettorali perché costituite per il 95 per cento da prestiti del vecchio Front National, il movimento fondato dal padre Jean-Marie e sostituito dal Rn, ma allora non aveva fatto ricorso.

A giugno invece la Corte di Cassazione francese ha confermato in via definitiva la condanna del Rassemblement National per aver addebitato un costo eccessivo per i kit elettorali utilizzati dai candidati dell’estrema destra durante le legislative del 2012 e poi rimborsati dallo Stato.

Ma anche la stessa Marine Le Pen, rieletta deputata al primo turno nelle ultime legislative nella sua roccaforte di Hénin-Beaumont, risulta indagata insieme ad altre ventiquattro persone e al suo partito per appropriazione indebita dei fondi comunitari legati alle retribuzioni degli assistenti degli eurodeputati tra il 2004 e il 2016.

In quest’ultimo caso, che sarà esaminato dal Tribunale di Parigi tra il 30 settembre e il 27 novembre, i magistrati sospettano che i rappresentanti dell’estrema destra abbiano messo in atto “in modo concertato e deliberato” un “sistema di appropriazione indebita” dei rimborsi (circa 21mila euro mensili) riservati dall’Unione europea a ciascun eurodeputato per pagare gli assistenti parlamentari. Un’accusa di cui Le Pen si è sempre detta innocente.

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