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Francia: aperta inchiesta per “tortura” ai danni di un avvocato franco-palestinese più volte detenuto in Israele

Immagine di copertina
L'avvocato franco-palestinese Salah Hamouri. Immagine tratta dai suoi profili social

Dalla metà di luglio in Francia è stata aperta un’inchiesta sulla detenzione arbitraria e sulle sospette torture attribuite alle autorità di Israele dall’avvocato franco-palestinese Salah Hamouri, più volte arrestato e per anni detenuto nelle carceri dello Stato ebraico. La notizia è stata confermata oggi da una fonte vicina al caso all’agenzia di stampa Afp, a cui però l’autorità penitenziaria israeliana si è rifiutata di rispondere. Il legale 39enne aveva presentato una denuncia in Francia alla fine di marzo, descrivendo in particolare le condizioni della sua detenzione e ricordando l’espulsione disposta da Tel Aviv nel 2022.

Malgrado la Procura nazionale antiterrorismo (Pnat) francese abbia stabilito che “le condizioni di detenzione descritte, ammesso che siano provate, non sembrano soddisfare la fattispecie del reato” di tortura, secondo Afp, il giudice istruttore – che ha l’ultima parola sul caso – ha deciso di continuare a indagare. “La realtà dei maltrattamenti subiti e denunciati è plausibile e i fatti denunciati costituiscono verosimilmente reati di tortura”, si legge in un’ordinanza firmata il 17 luglio, citata dall’agenzia francese. Il giudice istruttore ipotizza i reati di “tortura, atti di barbarie e detenzione arbitraria da parte di un soggetto che detiene pubblici poteri” e avrà lo “scopo di accertare la qualificazione o meno di tali reati”.

“L’assenza di collaborazione da parte di Israele non impedirà, se necessario, di indagare e di portare in giudizio gli imputati”, hanno assicurato i legali di Hamouri, William Bourdon e Vincent Brengarth, secondo cui il loro cliente è stato “soggetto a ripetute detenzioni arbitrarie e ha subito atti di tortura durante queste privazioni della libertà”. Tra le “torture” subite dal denunciante, secondo i suoi avvocati, figurano: il suo trasferimento – avvenuto nel luglio 2022 – in una nuova località di detenzione, dove è stato privato del cibo e del sonno; “l’isolamento punitivo” a seguito di uno sciopero della fame; e la “restrizione prolungata o addirittura il divieto di avere contatti con la sua famiglia”.

Arrestato e incarcerato nel 2005, tre anni dopo Salah Hamouri è stato condannato da un tribunale israeliano a scontare sette anni di reclusione per aver partecipato a un piano ordito per assassinare Ovadia Yossef, ex rabbino capo di Israele e ispiratore del partito ebraico ultraortodosso Shas. L’avvocato franco-palestinese, che in questo caso si è sempre proclamato innocente, è stato rilasciato nel 2011 nell’ambito dello scambio di prigionieri che ha permesso la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit.

In seguito, secondo i legali di Hamouri, il 39enne ha subito diversi altri “arresti e detenzioni” fino al 2018. Tra marzo e dicembre del 2022 poi l’avvocato è stato sottoposto a detenzione amministrativa “senza alcuna accusa ufficiale” finché alla fine di quello stesso anno è stato costretto da Israele a un “esilio forzato” in Francia, che le autorità di Parigi hanno definito “contrario alla legge” mentre per l’Alto commissariato Onu per i diritti umani è stato un vero e proprio “crimine di guerra”.

Da parte sua Israele sospetta Hamouri di legami con il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), un’organizzazione considerata terroristica sia da Israele che dall’Unione europea, un’accusa sempre respinta al mittente dall’avvocato franco-palestinese.

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