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Il Forum Disuguaglianze e Diversità boccia il Rapporto Draghi: “Rischia di far male all’Ue”

Immagine di copertina
Credit: AGF

Il Forum DD boccia il Rapporto Draghi: “Non ci siamo”

“Non ci siamo”. Dal Forum Disuguaglianze e Diversità arriva una sonora bocciatura per il Rapporto sul futuro della competitività europea presentato il mese scorso a Bruxelles dall’ex presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. “Se quel Piano dovesse improntare l’azione dell’Ue nei prossimi mesi e anni, gli effetti sull’Europa sarebbero negativi”, è il giudizio dell’organizzazione co-coordinata dall’ex ministro Fabrizio Barca che riunisce accademici e associazioni di cittadinanza attiva.

Il Forum DD ha analizzato attentamente il report“andando oltre il suo condivisibile appello a un’Europa in stallo e specifiche interessanti proposte”. Ne è emerso un contro-documento di 17 pagine in cui l’elaborato di Draghi viene passato ai raggi X sotto tre distinti profili: diagnosi, obiettivi e rimedi proposti.

“L’urgenza della discussione – si legge nella nota stampa che accompagna il lavoro – è rafforzata dal fatto che i contenuti del Piano sono già penetrati nella macchina istituzionale, politica e amministrativa della Commissione, come si evince dalle Lettere di Missione ai membri designati della Commissione dalla Presidente Ursula von der Leyen”. Ad esempio, von der Leyen affida espressamente al neo-commissario all’Economia Valdis Dombrovskis il compito di “dare vita a un nuovo Competitive Coordination Tool, come proposto nel Rapporto Draghi”.

Rapporto Draghi: il giudizio complessivo

Secondo il Forum DD, il Piano Draghi va “fuori strada” a causa essenzialmente di due fattori: da un lato, “la scelta degli Stati Uniti come ricorrente standard di riferimento senza coglierne fragilità economica, recenti evoluzioni e forti incertezze sul futuro”; dall’altro, “la disattenzione ai valori fondamentali e ai punti di forza dell’Ue e ad alcune sue sfide e opportunità non eludibili sul piano demografico, sociale e ambientale.

In sintesi, “manca una valutazione delle convenienze europee nell’attuale, fragile, scenario geo-politico”.

Il Rapporto Draghi, inoltre, paleserebbe una “visione ancillare della dimensione sociale”, accentuando la frattura tra economia e società. L’ex premier, infatti, non tiene minimamente conto “del punto di vista delle persone, delle preferenze, delle insicurezze, delle aspirazioni e bisogni di chi consuma, lavora, vive in Europa. Viceversa, la politica industriale dovrebbe promuovere la ricerca di un bilanciamento fra quei punti di vista, le opportunità tecnologiche e il genio imprenditoriale”.

I principali problemi che il Forum DD ravvisa nel documento sono i seguenti: 1) favorisce una concentrazione ulteriore del potere economico e politico, coerente con la de-democratizzazione in atto; 2) accresce le disuguaglianze e aggrava la distanza delle istituzioni dell’Unione da bisogni e aspirazioni di cittadini e cittadine; 3) fa della difesa un volano dello sviluppo, senza attenzione ai gravi effetti di tale scelta; 4) relega l’Ue nei rapporti internazionali in una posizione rigidamente predeterminata e non necessariamente conveniente.

Rapporto Draghi: diagnosi

Secondo il Forum DD, il Piano Draghi evidenzia giustamente il gap tra Unione europea e Stati Uniti nel campo della Ricerca & Sviluppo, ma sbaglia ad attribuire le cause di questo divario a politiche europee troppo severe sul fronte della concorrenza e a un eccessiva regolamentazione nel settore digitale

un’eccessiva regolamentazione in campo digitale: “Si tratta di un giudizio di valore non sostenuto da analisi e che trascura i punti di forza dell’Europa nonché la stessa evoluzione recente delle autorità di governo statunitensi, attente proprio ai modelli Ue”, si legge nel contro-rapporto del Forum.

Inoltre, Draghi trascurerebbe almeno tre dimensioni decisive: “la dinamica demografica e la connessa sfida/opportunità delle migrazioni; lo straordinario impegno di adattamento climatico necessario in vasti territori del continente; la forte crescita già avvenuta nelle disuguaglianze e nelle barriere di accesso al sistema di welfare”.

Rapporto Draghi: obiettivi

Sul piano degli obiettivi fissati dal Rapporto Draghi, il Forum DD ravvisa almeno tre criticità. La prima riguarda il tema della decarbonizzazione: la necessità di una transizione ecologica è giustamente al centro del documento, ma esso “non ricerca appieno le potenzialità di maggiore produttività e trascura i miglioramenti nella qualità della vita che possono scaturire dalla transizione energetica e dalle altre trasformazioni ambientali”.

In secondo luogo, “la sicurezza viene interpretata come indipendenza dai Paesi ‘non strategicamente allineati’, assumendo tale categoria come un dato e traducendolo subito come rafforzamento della difesa”.

Infine, “l’inclusione sociale nel Piano diviene un vincolo anziché un obiettivo”.

Rapporto Draghi: proposte

Tra le molte proposte avanzate nel Rapporto Draghi, ce ne sono alcune che anche secondo il Forum DD “meritano attenta considerazione, soprattutto in materia di decarbonizzazione e transizione energetica”. Ma, “in generale, i rimedi proposti riflettono i seri limiti della diagnosi e dell’obiettivo”.

Il Piano elaborato dall’ex premier italiano ed ex governatore della Bce pone al centro la necessità di accelerare in Europa i processi di ricerca e innovazione: per raggiungere questo obiettivo auspica la creazione di grandi campioni europei “principalmente attraverso meno antitrust, meno regolamentazione e più sussidi”.

Tale proposta – osserva il Forum DD – appare “non motivata sul piano analitico” e “trascura il fatto che, stante l’illimitata mobilità dei capitali, la matrice europea di questi campioni non è garanzia che essi restino radicati in Europa”. Inoltre, “è cieca alle conseguenze negative di crescenti poteri nel mercato in termini sia di prezzi, sia di restrizione delle opportunità di accesso per le imprese piccole, medie e medio-grandi, così rilevanti nei processi innovativi europei, sia di condizionamento della democrazia”. “Proprio tali conseguenze negative spiegano il ripensamento delle autorità pubbliche Usa in merito al proprio modello”, fa notare il Forum.

“Quanto alla proposta di privatizzare la conoscenza prodotta dagli istituti di ricerca pubblici e dalle università, essa cozza con la missione delle università europee di attuare il loro mandato utilizzando le risorse pubbliche con cui sono finanziate per produrre ‘scienza aperta’ nell’interesse collettivo”.

“La posizione su regolamentazione in campo di Big Data, digitale e dell’intelligenza artificiale – si legge nel contro-rapporto del Forum DD – è lontana dai valori e dall’approccio dell’Europa, a cui le autorità Usa hanno di recente guardato con interesse. La regolamentazione è infatti considerata come un ostacolo, anziché come una strada originale, fra Usa e Cina, per mettere al centro della transizione digitale i diritti e il benessere delle persone”.

Il Piano Draghi si sofferma poi sulle infrastrutture europee pubbliche di ricerca, “ma non è chiaro – denuncia il Forum DD – se l’obiettivo è tirare la volata a grandi oligopoli, con i connessi costi sociali e politici, o al contrario a un sistema di imprese piccole, medie e grandi e al benessere delle persone. Questa seconda è la strada proposta dal Forum DD per dare vita nel campo della salute a un hub tecnologico sovranazionale di ricerca e sviluppo, fatta propria dal Parlamento Europeo nelle Raccomandazioni post-Covid e poi discussa e votata da una robusta minoranza di membri del Parlamento europeo nell’iter di approvazione del Rapporto sulla revisione della legislazione farmaceutica”.

Sul piano della difesa – altra materia centrale per Draghi – si trascurano i “rischi dell’interazione fra segreti militari e proprietà intellettuale” e le “alternative per garantire la sicurezza”, oltreché la minaccia di un disastro nucleare “che può discendere dalla crescita di un complesso militare-industriale”.

Come già accennato, il Forum DD giudica ampiamente insufficiente il Rapporto Draghi anche sotto il profilo delle politiche sociali: in primis, il documento “non si dà in genere carico delle conseguenze sulle disuguaglianze delle sue stesse proposte, come nel caso della concentrazione della conoscenza. Ma neppure si pone il tema per cui, se si mira a campioni europei, sarebbe almeno il caso di farli diventare anche campioni di responsabilità sociale e ambientale”. Si perde, inoltre, “l’occasione per domandarsi come sostenere il lavoro delle donne”.

Infine, con riguardo alla governance dell’Unione europea, si osserva che “il Piano enfatizza ragionevolmente la necessità di abbreviare i tempi delle decisioni”, ma “l’arma della semplificazione rischia di avere come contropartita la riduzione della partecipazione, come reso chiaro da diverse proposte. E soprattutto, l’adozione stessa del Piano e dei suoi passi attuativi è affidata al confronto fra la Commissione, sulla base dei mandati già fissati dalla sua Presidente, le sue tecnostrutture e il consesso degli Stati Membri. Il Parlamento europeo e i cittadini e cittadine che lo hanno eletto hanno un peso marginale o nullo in questo processo”.

LEGGI ANCHE: Dall’Ucraina al Libano l’Ue è condannata all’irrilevanza (di Ignazio Marino)

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