La donna che accusa il giudice Kavanaugh: “Rideva mentre cercava di violentarmi, temevo mi uccidesse”
Christine Blasey Ford si è presentata davanti alla commissione Giustizia del Senato degli Stati Uniti: "Sono qui perché è un mio dovere di cittadina"
Christine Blasey Ford, la donna che accusa di molestie il giudice Brett Kavanaugh, si è presentata per la prima volta in pubblico. Davanti alla commissione Giustizia del Senato, sicura ma tesa, ha parlato della violenza subita dall’uomo nominato dal presidente Donald Trump come membro della Corte Suprema.
I lavori sono presieduti dal senatore Chuck Grassley, repubblicano dell’Iowa: dopo aver ringraziato sia Kavanaugh sia Ford per essersi presentati in udienza, il senatore ha attaccato i colleghi democratici della commissione per aver reso pubbliche le accuse, nonostante le richieste di Ford sulla massima riservatezza.
“Non sono qui perchè lo voglio, sono terrorizzata. Ma penso che sia un mio dovere civico testimoniare e raccontarvi cosa mi è successo quando io e Brett Kavanaugh eravamo al liceo”, ha detto Ford con la voce rotta dall’emozione, aprendo la sua testimonianza.
“Durante una festa Brett mi ha preso e ha provato a togliermi i vestiti. Non ce l’ha fatta perché era molto ubriaco e perché io avevo un bikini intero sotto i miei vestiti. Pensavo mi avrebbe stuprata”.
“Ho provato a gridare per chiedere aiuto ma mi ha tappato la bocca con la mano. Questa è la cosa che mi ha spaventato di più, e che ha avuto l’impatto più tremendo sulla mia vita. Non riuscivo a respirare, e pensavo che Brett mi avrebbe ucciso per errore”, ha raccontato la donna, ora docente di psicologia.
Ford ha spiegato come quel tantarivo di stupro abbia avuto conseguenze sulla sua vita: “Per molto tempo sono stata troppo spaventata e mi vergognavo di raccontare i dettagli. Non volevo che i miei genitori sapessero che a 15 anni ero in una casa, senza altri genitori, a bere birra con dei ragazzi. Mi sono autoconvinta che, siccome Brett non mi aveva stuprata, dovevo poter andare avanti e far finta che non fosse successo”.
Ford ha spiegato che negli anni ha raccontato a poche persone la violenza subita. “Prima che ci sposassimo ho detto a mio marito di aver subito un’aggressione sessuale. Non ho mai raccontato i dettagli prima del maggio 2012, durante una terapia di coppia”. I ricordi della violenza le causavano attacchi di panico e ansia. “Ho provato a non pensarci, ma nel corso degli anni vivevo periodi in cui pensavo all’attacco di Brett”.
“Il senso del dovere mi ha motivato a contattare in via confidenziale il Washington Post, e l’ufficio della senatrice Feinstein, ma la paura delle conseguenze ha incominciato a crescere”, ha detto Ford.
“Ho pensato che se mi fossi fatta avanti, la mia voce sarebbe stata soffocata da un coro di potenti. Mi ero rassegnata a rimanere in silenzio per lasciare che la commissione e il senato scegliessero senza sapere ciò che Kavanaugh mi aveva fatto”.
“Mi sono convinta a farmi avanti per dirvi come le azioni di Kavanaugh hanno danneggiato la mia vita, in modo che poteste scegliere dopo aver preso tutti i fatti in considerazione. Non dipende da me decidere se Kavanaugh merita la Corte suprema o meno. Ma è mia responsabilità raccontare la verità”.
Ford ha negato di essere ubriaca la sera dell’aggressione e ha dichiarato che in quel periodo non assumeva medicine. Ha confermato di non avere confuso Kavanaugh con un altro uomo.
Secondo Politico, l’audizione di Ford sta avendo un impatto tale che tre governatori del Partito repubblicano hanno chiesto di posticipare il voto di conferma su Kavanaugh. E sembra che anche Trump, per la prima volta da quando è scoppiato il caso, stia pensando a ritirare la nomina di Kavanaugh alla Corte Suprema.