L’indiscrezione del Financial Times: “L’Europa vuole creare un fondo comune da 500 miliardi di euro per comprare armi”
Ecco come funzionerà
Il business delle armi non conosce crisi: l’Europa vuole creare un fondo comune da 500 miliardi di euro da spendere per comprare armi e finanziare nuovi progetti di difesa continentale.
A metà novembre, Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia avevano proposto di finanziare il riarmo dell’Unione europea con strumenti di debito comune, anche per far fronte alle richieste del nuovo presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha minacciato di non proteggere gli alleati della Nato se non aumenteranno le spese per la difesa.
L’idea, appoggiata anche da Paesi ormai fuori dall’Ue come il Regno Unito, non era stata però approvata a causa dei dubbi degli Stati membri militarmente neutrali come Austria, Malta, Irlanda e Cipro. Ora però, secondo quanto riporta il britannico Financial Times, è allo studio un nuovo piano: creare un fondo comune, a cui ogni Paese potrà aderire su base volontaria, aperto anche a nazioni esterne all’Unione, come Regno Unito e Norvegia.
La proposta trova già il sostegno di Stati membri come Paesi Bassi, Finlandia e Danimarca, mentre la Germania aspetterà l’esito delle elezioni anticipate del prossimo 23 febbraio per decidere se aderire o meno. La dotazione finale del fondo è ancora tutta da decidere ma l’obiettivo è raggiungere una cifra almeno pari ai 500 miliardi di euro che, secondo la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, serviranno per garantire la sicurezza del continente nel prossimo decennio.
Al centro di tutto, secondo il Financial Times, ci sarà un soggetto privato, partecipato dagli Stati aderenti, che si occuperà di emettere il debito necessario a finanziare l’acquisto di armi e nuovi progetti comuni di difesa, con l’aiuto della Banca europea per gli investimenti (BEI). Anche se, per statuto, la BEI non può finanziare né la produzione né l’acquisto di armamenti e munizioni, secondo il quotidiano britannico, all’Istituto verrebbe affidato il compito di amministrare l’ente partecipato dagli Stati aderenti, che emetterà obbligazioni garantite dai singoli governi, aggirando così sia le regole della Banca che i veti al Consiglio Ue.
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