L’esercito filippino uccide 54 militanti islamisti
Le forza di sicurezza hanno condotto un’offensiva militare sull’isola di Mindanao, contro il gruppo Jemaah Islamiah.
Le forze di sicurezza delle Filippine hanno ucciso 54 militanti islamisti del gruppo Jemaah Islamiah durante un’offensiva militare nel sud del paese. Per una settimana sono stati effettuati bombardamenti aerei e condotte operazioni di terra che hanno visto prevalere l’esercito regolare. Lo hanno reso noto lunedì 30 maggio le autorità filippine.
Il combattimento ha avuto luogo sull’isola di Mindanao, feudo del Fronte di Liberazione Islamico Moro (Milf), gruppo secessionista che in passato ha portato avanti una sanguinosa guerra contro il governo centrale. Durante i 45 anni di conflitto sono morte più di 120mila persone. Nel 2014, le due parti hanno trovato un accordo che ha messo fine alle violenze.
Jemaah Islamiah è stato espulso dal Milf più di dieci anni fa, in preparazione dei colloqui di pace con il governo di Manila. Il Fronte di Liberazione Islamico Moro aveva preso le distanze dai gruppi più radicali per evitare di essere classificato come gruppo terrorista dal dipartimento di stato degli Stati Uniti.
L’alto ufficiale Filemon Tan ha reso noto che anche due soldati sono stati uccisi e nove sono rimasti feriti. Il combattimento ha costretto circa duemila persone a lasciare le proprie case in cinque villaggi diversi dell’area di Butig, nella provincia del Lanao del Sur.
L’offensiva dell’esercito filippino coincide con l’elezione del nuovo presidente Rodrigo Duterte che, durante la campagna elettorale, aveva promesso il pugno di ferro contro criminali e gruppi radicali.
Tuttavia, Duterte ha dichiarato di volere cercare la pace con i ribelli musulmani, sulla base di un nuovo schema federale che garantisca più autonomia politica ed economica alle aree meridionali a maggioranza musulmana.