Il misterioso caso della figlia dell’ambasciatore nordcoreano scomparsa a Roma
Mentre le autorità italiane cercano di capire se la ragazza sia stata riportata in patria con la forza, Pyongyang è sulle tracce del padre
Il 20 febbraio 2019 aveva fatto scalpore la notizia del rimpatrio forzato a Pyongyang della figlia dell’ex ambasciatore nordcoreano a Roma, di cui non si hanno più notizie da novembre 2018.
La questione aveva generato un certo imbarazzo anche al Ministero degli Esteri e degli Interni, dato che la ragazza sarebbe stata prelevata dal territorio italiano senza alcun intervento da parte delle autorità.
La Farnesina aveva risposto che “l’ex Incaricato d’Affari Jo Song Gil e la moglie avevano lasciato l’Ambasciata il 10 novembre 2018 e che la figlia, avendo richiesto di rientrare nel suo paese dai nonni, vi aveva fatto rientro, il 14 novembre, accompagnata da personale femminile dell’ambasciata”.
La versione di Pyongyang
A confermare la versione dell’Italia è stato il 22 febbraio anche il successore di Jo Song Il: la figlia “odiava i genitori perché la lasciavano a casa da sola, tanto da voler tornare a Pyongyang dai nonni”, dove ora “sta bene” anche se sottoposta “a cure”.
Il nuovo ambasciatore nordcoreano a Roma, Kim Chon, in una lettera al presidente dell’unione interparlamentare Italia-Nord Corea Osvaldo Napoli, ha negato le accuse mosse contro Pyongyang da Thae Yong-ho, ex viceambasciatore a Londra di Pyongyang e disertore rifugiatosi anni prima a Seoul.
Nella lettera si legge che Jo Song Il “aveva lasciato l’ambasciata la sera del 10 novembre 2018, dopo un litigio familiare con la moglie Ri Kwan Sun, a causa dei disturbi mentali che affliggono la figlia, Jo Yu Jong”. I due la mattina dopo avrebbero lasciato “la sede dell’ambasciata senza farvi ritorno e facendo perdere le proprie tracce”, mentre “la figlia è rimasta” in ambasciata.
Sempre secondo le autorità nordcoreane, la ragazza si sarebbe imbarcata all’aeroporto di Fiumicino passando per i normali dei controlli di sicurezza, anziché per il Cerimoniale di Stato, usato generalmente dai capi di Stato e di Governo.
Le immagini delle telecamere dell’aeroporto italiano mostrano la giovane in compagnia di una donna, probabilmente membro dell’Ambasciata.
Il documento specifica anche che la ragazza aveva interrotto gli studi a marzo del 2018 ed “è rientrata tranquillamente in Corea accompagnata da personale femminile”. “Lei era molto contenta di tornare presto dai nonni. Lo abbiamo potuto scorgere dal suo viso in aeroporto. Ho ricevuto un messaggio di un membro della famiglia di Jo: adesso sua figlia sta bene e momentaneamente è sotto cure mediche”.
Le indagini della Procura
Intanto, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato, iscritto come modello 45, per capire se la ragazza sia tornata in patria volontariamente o meno.
Sul tavolo del procuratore aggiunto Francesco Caporale è arrivata il 22 febbraio una informativa della Digos basata prevalentemente su fonti aperte, soprattutto notizie di stampa.
Il filmato all’aeroporto di Fiumicino non ha fornito utili spunti investigativi, per cui gli investigatori passeranno all’analisi delle immagini delle telecamere della zona dove abitava la studentessa.
Resta avvolta nel mistero anche la sorte di Jo Song Il, il diplomatico nordcoreano di stanza a Roma sparito nel nulla a inizio 2018.
Il diplomatico, un uomo di 48 anni che viveva a Roma con la moglie e la figlia, svolgeva il ruolo di ambasciatore facente funzioni in Italia dall’ottobre del 2017. Aveva preso il posto di Mun Jong Nam, espulso dall’Italia come segno di protesta per i test nucleari condotti da Pyongyang.