Perché 200 famiglie cristiane egiziane sono in fuga dal Sinai
Sei copti sono stati uccisi in un mese dal sedicente Stato Islamico. Ora le famiglie cristiane, perseguitate e minacciate, fuggono da Al-Arish
Circa 200 famiglie di cristiani hanno lasciato la città Al-Arish, sulla costa settentrionale della penisola del Sinai, in Egitto, a partire dall’inizio di febbraio.
Lo hanno riferito all’Ansa fonti della comunità copta egiziana, confermando l’uccisione del sesto cristiano nel capoluogo del Sinai settentrionale in un mese.
I copti, i cristiani d’Egitto, rappresentano la più grande comunità cristiana del Medio Oriente, e sono perseguitati dal sedicente Stato Islamico, che tra domenica 19 e lunedì 20 febbraio 2017 ha diffuso un video minacciandone l’uccisione.
A seguito delle minacce, tre copti sono stati uccisi nel giro di pochi giorni. Mercoledì 22 febbraio presunti jihadisti dell’Isis nel Sinai nordorientale hanno bruciato vivo Medhat Hana, un cittadino egiziano cristiano di 45 anni, e ucciso a colpi di arma da fuoco anche il padre Saad Hana, di 65 anni.
Venerdì 24 febbraio è stato ucciso un altro cristiano egiziano nella città di Al-Arish, un idraulico abbattuto dai combattenti a colpi di arma da fuoco davanti alla moglie e ai figli piccoli mentre si trovava nella sua abitazione.
I copti costituiscono circa il 10 per cento della popolazione egiziana. Il Sinai settentrionale, dove si trova la città di Al-Arish, l’Alto Egitto e il Cairo sono le aree in cui i copti si erano originariamente insediati e dove anche oggi si trovano in più alta percentuale.
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