10 anni dal fallimento di Lehman Brothers: 15 settembre 2008, il simbolo della crisi
Dieci anni fa Lehman Brothers, la quarta più grande banca d'investimenti degli Stati Uniti, dichiarava fallimento. Quel crollo fu l'inizio simbolico della crisi economica del 2008. Tutta la storia
Esattamente il 15 settembre 2008, Lehman Brothers presentava istanza di fallimento. Sono passati già dieci anni. Inondata di debiti, la dichiarazione di fallimento di Lehman è stata la più grande nella storia.
Lehman era la quarta più grande banca d’investimenti degli Stati Uniti al momento del suo crollo, con 25mila dipendenti sparsi in tutto il mondo. fallimento lehman brothers
La scomparsa di Lehman, una storia lunga un secolo e mezzo che ha travolto i mercati finanziari globali nel 2008. Aveva un peccato originale quel colosso, quello del credito facile.
“Sub-prime”, ovvero sotto la soglia minima dei requisiti per fare credito sui mutui. Il suo collasso è stato un evento fondamentale che ha intensificato notevolmente la crisi del 2008 e contribuito all’erosione di quasi 10 trilioni di dollari nei mercati azionari globali nell’ottobre di quell’anno. Dieci trilioni, diecimila miliardi di dollari.
Tutto ebbe inizio in Alabama
Lehman Brothers aveva origini umili, rintracciando le sue radici in un piccolo emporio fondato dall’immigrato tedesco Henry Lehman a Montgomery, in Alabama, nel 1844, occupandosi in seguito del commercio del cotone. Nel 1850, Henry Lehman e i suoi fratelli, Emanuel e Mayer, fondarono la piccola società chiamata appunto Lehman Brothers.
Lehman Brothers sopravvisse a tutti i grandi ostacoli che lo spietato scorrere del tempo spesso impone. Fra queste, la guerra di secessione americana e la grande depressione degli anni ’30, si anche quella, l’antenata della più famosa che ha spazzato via una generazione.
Tuttavia, nonostante la sua capacità di resilienza nel tempo, il crollo del mercato immobiliare statunitense ha portato Lehman letteralmente in ginocchio, mettendo a dura prova la sua resilienza nel corso del tempo.
La famosa corsa al mercato dei mutui sub-prime, quella di cui spessissimo si è sentito parlare come “bolla” è stata l’ultimo passo di quel gigante che già da qualche tempo, non sapeva di avere i piedi d’argilla. Esattamente, una “bolla”, piena solamente d’aria, nient’altro.
Case per tutti, il finto miracolo
Tutti volevano acquistare una casa, il traguardo di una vita, e così fu. Quel sogno americano, quella proposta “indecente” per cui, anche con garanzie minime, si poteva avere un appartamento.
Fra il 2003 e nel 2004, con il boom immobiliare degli Usa ben avviato, Lehman ha acquisito cinque istituti di credito ipotecario. All’inizio le acquisizioni di Lehman sembravano vincenti. I ricavi record delle attività immobiliari di Lehman hanno fatto registrare profitti da record ogni anno dal 2005 al 2007.
Lehman era un cavallo che non correva, bensì galoppava, anche in borsa. Nel febbraio 2007, il titolo raggiunse il record di 86 dollari per azione, dando a Lehman una capitalizzazione di mercato di quasi 60 miliardi.
Ma già da quell’anno, le crepe nel mercato immobiliare degli Stati Uniti stavano già diventando evidenti, le inadempienze sui mutui sub-prime salirono al loro massimo da sette anni. A marzo 2007, l’azienda registrò ricavi e profitti record nel suo primo trimestre, ma le crepe già si facevano spazio, scricchiolii sempre più rumorosi.
Il direttore finanziario di Lehman affermò che i rischi derivanti dall’aumento delle insolvenze erano ben contenuti e avrebbero avuto un impatto minimo sui guadagni dell’azienda.
Il punto di non ritorno
Mentre la crisi del credito scoppiava nell’agosto del 2007 con il fallimento di due fondi speculativi di Bear Stearns, le azioni di Lehman crollarono bruscamente.
Durante quel mese, la società tagliò oltre 2.000 posti di lavoro legati ai mutui e chiuso la sua unità specializzata (poco a dire il vero) in mutui senza garanzia.
A marzo 2008, in seguito al quasi collasso di Bear Stearns – il secondo più grande sottoscrittore di titoli garantiti da ipoteca – le azioni di Lehman sono diminuite della metà del loro valore per il timore che, nell’altare del tempio di Wall Street, la società fallisse. Fuochino.
La fiducia nell’azienda è tornata in una certa misura ad aprile, ma titolo riprese il suo declino poiché i gestori di hedge fund avevano iniziato a mettere in dubbio la valutazione del suo portafoglio ipotecario.
Lehman iniziava a essere una donna truccata che nascondeva le sue rughe, e di questo lo spietato mercato, come fu Lehman a suo tempo, fiutò subito il pericolo.
Provò a correre ai ripari il colosso finanziario, annunciando di aver diminuito diverse azioni spericolate nel mercato dei mutui.
Tuttavia, queste misure furono percepite come troppo piccole e, cosa più importante, come troppo tardive. Durante l’estate, la direzione di Lehman fece la corte senza successo a un numero di potenziali partner, ma nessuno la volle sposare.
Il titolo crollò nella prima settimana di settembre 2008, un colpo mortale, che diffuse sfiducia in tutto il mercato. Era troppo tardi, e più che del medico quel paziente aveva bisogno del sacerdote. L’azienda riportò, solo in quel trimestre, una perdita di quasi 4 miliardi.
Senza dollari a sufficienza rimasti entro la fine di quella settimana, Lehman stava rapidamente esaurendo il tempo. Gli ultimi sforzi nel fine settimana del 13 settembre tra Lehman, Barclays e Bank of America Corp, volti a facilitare l’acquisizione di Lehman, furono vani e portarono alla sua estinzione.
Fù l’ultimo tentativo, prima che aprisse la borsa il lunedì. Ma quel lunedì 15 settembre Lehman dichiarò bancarotta, con il conseguente crollo del titolo e di un sistema incentrato su una fiducia basata sul nulla.
Il più grande maestro inascoltato, la storia
Nel lontano 1933, all’indomani della crisi, si fece una legge negli Stati Uniti, che separava le banche d’affari dalle normali banche di risparmio, dove i comuni cittadini conservavano i loro soldi.
Tale legge fu abrogata nel 1999, sotto l’ amministrazione Clinton, cosìcchè tutti potevano nuovamente far tutto, nessuna distinzione fra speculazione e risparmio, facendo nuotare nella stessa vasca squali e pesciolini rossi.
Il crollo di Lehman ha turbato non solo i mercati finanziari globali, ma è stato il simbolo di un sistema dove la finanza e il suo crescente potere senza regole hanno poi mostrato di non avere basi reali.
La storia di Lehman mostra come l’eccesso di finanza, la deregolamentazione estrema, gli algoritmi delle borse abbiano sbattuto il muso, con un effetto domino su tutto il mondo che ancora oggi paga il dazio di quell’onda lunga che ha bagnato tutti i continenti.
E pensare che era partito tutto da quei due fratelli, che in Alabama avevano aperto un piccolo emporio fattosi impero.
“Too big to fail” , troppo grande per fallire, spesso si ripeteva. Ma è caduto l’impero romano, quello napoleonico ed è caduto anche l’impero Lehman Brothers. Avremo imparato la lezione?
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