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Euro-mafie

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Traffici illegali, frodi, usura. Il crimine organizzato è sempre più radicato nell'Unione Europea. Che cerca di correre ai ripari

Euro-mafie

Gli eventi degli ultimi mesi hanno gettato nuova luce sul dilagare della criminalità organizzata, in Italia come in tutta Europa. Gli scandali nelle regioni Lazio e Lombardia, lo scioglimento del comune di Reggio Calabria, il calcioscommesse, le dimissioni del commissario europeo John Dalli accusato di frode: il costo della corruzione nell’Unione Europea equivale ogni anno a 120 miliardi di euro, quasi l’intero budget dell’Ue.

Bruxelles risponde con decisione: lo scorso marzo nel Parlamento europeo è stata creata una commissione speciale contro il crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro. Soprannominata informalmente la commissione ‘antimafia’, dove presidente, relatore e vicepresidente (nientemeno che il vip dell’ultima ora Rosario Crocetta) sono tutti siciliani. Ciò non significa che la mafia sia un male che affligge solo l’Italia, semmai il contrario. Con la globalizzazione le gang criminali ci sono andate a nozze. L’esistenza stessa dell’Unione europea, sostiene il relatore della commissione Salvatore Iacolino, ha facilitato le attività mafiose grazie all’abbattimento delle frontiere.

Già nel 1990 Giovanni Falcone aveva capito che le mafie per prosperare nel nuovo millennio sarebbero dovute diventare internazionali. E così è stato: è noto agli organi investigativi che Cosa Nostra è attiva anche in Spagna, Grecia e Ungheria; così come la ‘ndrangheta prospera in Germania e nei Paesi Bassi e la camorra in Polonia e Romania. Il problema è che nella maggior parte dei Paesi europei, dove la mafia muove i primi passi, le leggi per contrastarla sono deboli o addirittura inesistenti, come nel caso di Svezia e Danimarca. Il reato di associazione mafiosa è riconosciuto in pochissimi Paesi al mondo. Ecco allora che entra in gioco l’esempio dell’Italia, che con la mafia fa i conti da secoli e che di conseguenza ha sviluppato l’insieme di leggi più avanzato in tutta Europa.

La commissione parlamentare ‘antimafia’ ha un anno di tempo per mettere a punto una strategia europea contro il crimine organizzato, con l’obiettivo finale di una legge Ue. Finora tra le proposte emergono il sequestro dei beni preventivo alla condanna (per ora valido solo in Italia) e le misure che assicurino che i boss condannati non possano dare ordini dal carcere. Questo però non basta. “È necessario creare un Fbi europeo”, sostiene l’eurodeputato inglese Bill Newton Dunn. Un corpo di polizia dell’Ue adibito a scovare e punire le gang criminali. E infatti all’interno della commissione si parla di creare una Procura europea.

L’urgenza è dettata anche dall’attuale crisi economica, che ha favorito il dilagare di fenomeni come il cybercrime, il traffico di esseri umani e la contraffazione. Negli ultimi anni inoltre le imprese hanno sempre più difficoltà ad accedere al credito perchè le banche, in mancanza di liquidità, non prestano facilmente denaro. Molti imprenditori finiscono quindi nella trappola dell’usura, permettendo alla criminalità organizzata di accelerare la propria penetrazione nell’economia legale. Negli ultimi tre anni, racconta il New York Times, il numero di imprenditori che si sono suicidati perchè incapaci di ripagare i loro debiti è aumentato drasticamente, soprattutto in Italia, Grecia e Irlanda.

Alla soglia di un 2013 in cui l’economia è ancora instabile, l’Unione Europea non ha un compito facile: la crisi sta infatti causando una crescente diffidenza verso tutto ciò che viene ‘imposto’ da Bruxelles. Gli Stati dell’Ue si sentono spogliati della loro sovranità, e l’istituzione di una Procura europea con voce in capitolo sulle leggi penali nazionali potrebbe causare controversie, soprattutto nell’euroscettica Inghilterra. Nonostante ciò Sonia Alfano, presidente della commissione antimafia, è stata molto chiara il 31 ottobre scorso a Roma quando ha parlato dai microfoni di Rai Radio Uno: “Voglio mandare un messaggio forte alle mafie, non solo quelle italiane, ma anche quelle straniere che operano in Italia e nell’Unione europea: avete il tempo contato”. Aspettare per credere.

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