Etiopia, tre operatori di Medici Senza Frontiere uccisi in un attacco nel Tigray
Riprendendo le parole di Giulio Alibrandi sempre da queste colonne, l’elezione tenuta all’inizio di questa settimana in Etiopia avrebbe dovuto consacrare il passaggio del paese alla piena democrazia, legittimando la rapida ascesa del primo ministro e premio Nobel per la pace Abiy Ahmed. Invece mesi di repressione dei gruppi di opposizione e una brutale guerra civile nel nord del paese hanno irrimediabilmente compromesso la credibilità del voto, in un paese precipitato in una lotta sanguinosa.
Soltanto due giorni fa la notizia del raid delle forze governative in cui gli aerei hanno bombardato il mercato di un villaggio a 25 chilometri dal capoluogo Mekelle, in uno degli episodi più sanguinosi avvenuti finora nel conflitto. Il bombardamento, costato la vita a decine di civili, è stato il culmine di una settimana in cui si sono visti i combattimenti più intensi dallo scorso novembre. Negli scorsi giorni infatti visto le forze del Tplf sono avanzate in diversi centri della regione, prendendo territori precedentemente presidiati da soldati eritrei. Nello stesso giorno del raid, le forze ribelli sono entrate nella città di Adigrat, nel Tigray settentrionale, prima di essere respinte dopo diverse ore dalle forze etiope ed eritree. Il giorno successivo hanno risposto all’attacco aereo del governo abbattendo un aereo militare che si stava avvicinando a Mekelle.
Oggi Medici Senza Frontiere (MSF) fa sapere che tre collaboratori sono stati uccisi ieri pomeriggio. Si tratta di Maria Hernandez, coordinatrice dell’emergenza nella regione, Yohannes Halefom Reda, assistente coordinatore, e Tedros Gebremariam Gebremichael, autista. I tre stavano viaggiando quando Msf ha perso i contatti con loro. Questa mattina il loro veicolo è stato ritrovato vuoto e, a pochi metri di distanza, i loro corpi senza vita.
“Nessuna parola può spiegare il nostro dolore, lo sgomento e l’indignazione per questo terribile attacco, e niente potrà lenire la perdita e la sofferenza delle loro famiglie e dei loro cari, ai quali trasmettiamo la più profonda vicinanza. Condanniamo questo attacco con la maggior forza possibile e faremo di tutto per fare luce sull’accaduto. Maria, Yohaness e Tedros erano nel Tigray per fornire assistenza alle persone ed è impensabile che questo lavoro sia costato loro la vita. Siamo in contatto con i loro familiari e chiediamo di rispettare la loro privacy in questo momento così difficile”, scrive in una nota Msf.
Maria Hernandez, 35 anni, originaria di Madrid, aveva iniziato il suo lavoro con MSF nel 2015 in Repubblica Centrafricana e da allora aveva lavorato in Yemen, Messico e Nigeria. Yohannes Halefom Reda, assistente coordinatore, era etiope e aveva 31 anni. Si era unito all’organizzazione a febbraio. Tedros Gebremariam Gebremichael, 31 anni, anche lui etiope, era uno degli autisti di MSF da maggio.