Cosa sappiamo finora sui 30 diplomatici russi espulsi dall’Italia: chi sono e perché sono stati mandati via
Dopo l’annuncio della maxi-espulsione di 30 diplomatici russi dal nostro territorio, il ministro degli Esteri italiano Luigi di Maio ha spiegato che si è trattata di una scelta legata a “motivi di sicurezza nazionale”. La decisione però non è stata presa prima di una più ampia consultazione con altri Paesi europei. Alla sospensione dei passaporti di circa il 20 per cento dell’intera rappresentanza russa in Italia infatti, ha fatto seguito la decisione della Germania di mandarne via 40, la Francia 35, la Spagna 25, 15 la Danimarca e via dicendo.
Al momento è difficile identificare tutti i diplomatici “non graditi” che verranno rimpatriati entro le prossime 72 ore, ma secondo fonti dell’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna, tra le persone accreditate presso l’ambasciata straniera sono emersi diversi nomi legati ai servizi segreti russi. Dei 30 nomi infatti, almeno 25 farebbero parte di una delle tre sigle in cui si dividono i servizi di sicurezza della Federazione russa: Svr, Fsb e Gru, che si occupano rispettivamente di spionaggio all’estero, di sicurezza interna e di intelligence militare.
Come spiega il Corriere però, la regola “tecnica” vuole che una volta identificati i diplomatici che svolgono il ruolo di spia, non lo si comunichi al governo straniero ma si lascino al loro posto: meglio avere una persona familiare in casa che uno sconosciuto alla porta, insomma. In questo senso il provvedimento di espulsione è stato adottato come una sorta di ulteriore sanzione contro il regime di Putin, trattandosi dunque di una scelta prettamente “politica”.