Un’esplosione ha colpito Diyarbakir in Turchia
Alcuni parlamentari curdi sono stati arrestati ore prima in un'operazione antiterrorismo, ma l'attentato costato la vita a 11 persone è stato rivendicato dall'Isis
Un’autobomba ha colpito Diyarbakir, nel sudest della Turchia, città a maggioranza curda, uccidendo undici persone e ferendone un oltre centinaio, venerdì 4 novembre 2016. L’attentato è stato rivendicato in serata dall’Isis attraverso l’agenzia di stampa Amaq.
La polizia turca aveva arrestato nella mattinata alcuni parlamentari del partito d’opposizione filo-curda Democrazia popolare (Hdp), inclusi i due leader Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, posti agli arresti domiciliari, come parte di un’operazione antiterrorismo.
Le forze dell’ordine turche hanno effettuato i blitz nelle abitazioni dei parlamentari, arrestandoli dopo che questi si sono rifiutati di testimoniare per reati legati alla “propaganda terroristica”.
Qualche ora dopo si è verificata l’esplosione, spingendo il primo ministro turco Binali Yildirim a dare voce al sospetto che l’attentato fosse una ritorsione dei miliziani curdi del Pkk per gli arresti, idea sulla quale le autorità turche insistono nonostante la rivendicazione.
La deflagrazione ha colpito una zona vicino alla stazione di polizia dove erano detenuti alcuni dei leader di partito e ha danneggiato le facciate degli edifici circostanti. I vigili del fuoco erano intervenuti alla ricerca di persone che potessero essere intrappolate tra i detriti.
Subito dopo l’operazione i social media risultavano inaccessibili nel paese, secondo quanto è stato riferito.
Diyarbakir è una delle città turche dove vive il maggior numero di curdi e l’Hdp costituisce il più grande partito della regione curda e il secondo gruppo d’opposizione in parlamento.
Il sudest della Turchia è stato scosso da disordini politici e violenza per più di un anno dopo la fine di un cessate il fuoco con il gruppo del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che da trent’anni porta avanti una battaglia per l’autonomia curda ed è ritenuto un’organizzazione terroristica da Stati Uniti e Unione europea.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan accusa l’Hdp di essere legato al Pkk, ma i primi negano ogni collegamento diretto. Dopo il golpe militare fallito lo scorso 15 luglio, il governo dei conservatori dell’Akp ha dichiarato uno stato di emergenza nazionale arrestando o sospendendo oltre 110mila dipendenti pubblici, militari, poliziotti, giudici, giornalisti e funzionari, sospettati di legami con il tentativo di colpo di stato.
Le autorità hanno anche utilizzato i poteri di emergenza contro i politici dell’opposizione filo-curda, tra cui i sindaci dei comuni di Diyarbakir, arrestati alla fine del mese scorso, e contro i principali media curdi.
Gli arresti hanno provocato una rapida condanna da parte dell’Unione europea e alimentano la preoccupazione degli alleati occidentali sul giro di vite nei confronti dell’opposizione da parte della Turchia, membro della Nato e stato cruciale per i rapporti col Medio Oriente.
Il capo della politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini si è detta “estremamente preoccupata” per gli arresti e ha chiesto un incontro degli ambasciatori dell’Unione europea ad Ankara.
Il leader della comunità curda della Germania ha invitato Berlino e i suoi partner europei a interrompere la cooperazione con il governo turco sui rifugiati e a fermare i colloqui di adesione all’Unione europea con Ankara a seguito degli arresti dei politici curdi.
(Una colonna di fumo si innalza dal quartiere di Diyarbakir dove è avvenuta l’esplosione. Credit: Reuters)