Erdogan il “dittatore” e il rapporto coi libici: ‘prima vi salvo da Haftar, ora ricostruisco la Libia’
Erdogan il “dittatore” e il rapporto coi libici: ‘prima vi salvo da Haftar, ora ricostruisco la Libia’
Meno di una settimana dopo aver ricevuto Mario Draghi a Tripoli, il capo del nuovo governo di transizione della Libia, Abdul Hamid Dbeibah, ieri si è recato per la prima volta ad Ankara alla guida di una delegazione composta da 14 ministri per incontrare il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, alleato chiave durante la guerra civile terminata lo scorso ottobre. L’uomo definito negli scorsi giorni un “dittatore” dal presidente del Consiglio italiano, si è impegnato a sostenere l’unità della Libia, le sue forze armate e la sua ricostruzione, al centro dei colloqui anche durante la visita italiana.
Al centro della disputa con l’UE
La corsa per la ricostruzione della Libia, devastata da quasi un decennio di guerra civile dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011, è solo uno dei numerosi terreni su cui si stanno sfidando la Turchia e i paesi europei, in particolare l’Italia. L’Unione Europea sta cercando di raggiungere una nuova intesa con Ankara per fermare il flusso dei migranti che transitano per la Turchia, dopo quella del 2016 con cui l’UE si è impegnata a corrispondere al paese 6 miliardi di euro. Un accordo al centro della visita ufficiale della scorsa settimana del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha dato vita al caso ribattezzato come “Sofagate” e ha portato allo scontro diplomatico tra l’Italia e la Turchia per le parole usate da Draghi.
Ad Ankara, la delegazione libica ha firmato cinque memorandum d’intesa per la costruzione di centrali elettriche, un centro commerciale e il terminal internazionale dell’aeroporto di Tripoli, la cui ricostruzione è stata appaltata nel 2017 al consorzio italiano Aeneas.
Sempre lunedì 12 aprile, il ministro dell’Energia Fatih Dönmez ha incontrato il ministro del Petrolio della Muhammed Ahmed Oun, dichiarando che la Turchia ha “deciso di sviluppare la cooperazione con la Libia, soprattutto nel settore del petrolio e del gas naturale”. A settembre la compagnia petrolifera statale turca Turkish Petroleum Corporation ha iniziato a operare su sette blocchi per l’esplorazione di petrolio a largo della Cirenaica, le prime concessioni petrolifere rilevanti a essere state assegnate alla Turchia nel paese nordafricano, dove sono presenti compagnie europee come la francese Total e l’italiana Eni.
Un accordo “valido”
A seguito dell’incontro di ieri, Dbeibah ha confermato la vicinanza alla Turchia su un altro dei terreni di scontro con l’Unione Europea, ribadendo la “validità” del controverso accordo sui confini marittimi del 2019, fortemente contestato da Grecia e Cipro. Il primo ministro libico ha dichiarato che l’accordo serve sia gli interessi nazionali della Turchia che della Libia, aggiungendo tuttavia che è importante avviare un dialogo che tenga conto degli interessi di tutte le parti coinvolte.
L’accordo del 2019 ha contribuito ad alimentare tensioni dovute alla ricerca di riserve di gas nel Mediterraneo orientale, dove Cipro e Grecia contestano la presenza di navi turche che conducono attività di esplorazione nelle proprie acque territoriali.
Nelle scorse settimane, il nuovo governo libico ha tentato di trovare un equilibrio tra le posizioni della Turchia e della Grecia, che la scorsa settimana ha riaperto la sua ambasciata in Libia dopo sette anni.
Prima della visita di due giorni in Turchia, Dbeibah ha dichiarato che il suo governo è disposto a istituire un comitato congiunto tra Libia e Grecia per riprendere i negoziati volti a demarcare il confine marittimo tra i due paesi e istituire una zona economica esclusiva per la ricerca di petrolio e gas.
Nello stesso giorno dell’incontro tra Dbeibah e Erdogan, il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias ha incontrato il vice primo ministro libico Hussein Atiya Abdul Hafeez al-Qatrani a Bengasi, dopo essersi recato in visita a Tripoli la scorsa settimana con il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. Durante la sua visita a Bengasi, Dendias ha osservato che il parlamento libico non ha ratificato l’accordo per i confini marittimi, che il governo greco non considera valido.
“Il memorandum d’intesa sui confini marittimi nel Mediterraneo che abbiamo firmato con la nostra vicina Libia, ha assicurato l’interesse e il futuro di entrambi i paesi”, ha dichiarato Erdogan che si è impegnato a sostenere l’unità della Libia, la sua ricostruzione e le sue forze armate. Il presidente turco ha anche promesso che la Turchia invierà 150.000 dosi di vaccini contro Covid-19 nel paese e gestirà a un ospedale Covid a Tripoli.
Rilanciare gli scambi
Durante la sua visita della scorsa settimana, Draghi aveva dichiarato che l’Italia intende “rilanciare l’interscambio culturale ed economico libico” tramite cooperazione nelle infrastrutture civili, in campo energetico, in campo sanitario, in campo culturale.
L’arrivo di Draghi era stato preceduto dalla visita di delegazioni di aziende italiane come quella del consorzio Aeneas (composto da Escape, Axitea, Twoseven, Lyon Consulting, Orfeo Mazzitelli), che nel 2017 si è aggiudicato l’appalto per la ricostruzione dell’aeroporto di Tripoli, e di Enav, che si occuperà della riparazione e fornitura di sistemi delle torri di controllo a Tripoli e Misurata.
La Turchia è stato il principale alleato del governo internazionalmente riconosciuto della Libia, con sede a Tripoli, che grazie al sostegno di Ankara è riuscito a respingere l’offensiva lanciata ad aprile 2019 dall’Esercito nazionale libico della Libia orientale, guidato da Khalifa Haftar e sostenuto da Russia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto. A ottobre le parti in conflitto libico hanno raggiunto un’intesa per un cessate il fuoco permanente, con la mediazione delle Nazioni Unite, che ha portato alla formazione del nuovo governo di Abdul Hamid Dbeibah, che ha prestato giuramento lo scorso 15 marzo e dovrà guidare la transizione fino alle elezioni del prossimo 24 dicembre.
Nonostante il governo di transizione chieda ufficialmente il ritiro delle forze straniere, il paese membro della Nato si è rifiutata di rinunciare alla propria presenza militare in Libia, affermando che continuerà a rimanere finché continueranno a essere presenti altre forze. La Turchia ha una forte presenza in Tripolitania, occupando la base militare di al-Wattiya, nei pressi del confine con la Tunisia, e la base navale di Homs. Le forze russe invece, rappresentate dai mercenari del gruppo Wagner, sono presenti a est, dove hanno costruito un fossato lungo circa 70 chilometri a difesa della città di Sirte.