Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:44
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Vi racconto la mia prigionia nelle carceri turche per un tweet contro Erdogan

Immagine di copertina

L'attivista e giornalista turco Kazim Kizil ha trascorso 85 giorni nel carcere turco di Menemen per aver incitato l'odio popolare contro Erdogan tramite un tweet. A TPI ha raccontato la sua storia

Kazim Kizil è un attivista e giornalista indipendente turco che il 17 aprile scorso è stato arrestato dalla polizia turca a Smirne, mentre riprendeva le proteste popolari sorte in seguito all’esito del referendum che ha sancito la vittoria del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Il sì alla riforma ha trasformato la Turchia da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale.

– LEGGI ANCHE: Così Erdogan punisce i giornalisti che denunciano la verità in Turchia

L’attivista è stato accusato di aver violato le leggi insultando il presidente, incitando l’odio popolare tramite un tweet : “Il nostro popolo, con questo risultato, si dirige verso le strade :))” e ha così trascorso 85 giorni nelle carceri turche fino al 10 luglio quando è stato scarcerato.

A TPI ha raccontato la sua storia e i suoi mesi di prigionia in una delle peggiori carceri del sistema penitenziario turco, quella del Tipo-T, situata a Menemen, un quartiere di Smirne.

Quanti giorni hai trascorso in carcere?

Ho trascorso 85 giorni in totale; 4 giorni in custodia cautelare, 2 giorni in isolamento e 79 giorni in reparto.

In quale prigione sei stato rinchiuso?

Sono stato incarcerato nella prigione di Menemen, Tipo-T.

Con quale accusa ufficiale sei stato imprigionato?

Quando sono stato preso in custodia mi sono state mosse due accuse: la prima è quella di essermi opposto alle legge 2911 sulle dimostrazioni pubbliche organizzate, l’altra è quella di aver incitato le persone all’ostilità, alimentando l’odio popolare contro il governo.

La seconda accusa si è poi trasformata in: insulto al presidente Erdogan.  Il procuratore ha voluto il mio arresto per questo motivo. Nonostante mi fosse stata notificata questa nuova accusa non mi è stato illustrato quale sia stato il mio comportamento che ha portato alla formulazione dell’accusa, né le mie dichiarazioni in merito sono state annotate.

In questo modo mi è stato negato il diritto a un processo equo e giusto e alla difesa.

Solo al mio 65esimo giorno di carcere mi è stato detto di essere stato giudicato a causa dei miei tweet su Twitter.

Puoi descrivere le condizioni della tua cella?

Il mio reparto era progettato per ospitare 10 persone ma ben presto il numero dei detenuti ha raggiunto quota 14 con delle cuccette aggiuntive. Poi siamo arrivati a 20 e alcuni di noi, me compreso, hanno finito per dormire sul pavimento. Vivere con 20 detenuti in uno spazio pensato per 10 persone mi ha causato molte difficoltà fisiche e psicologiche.

Le condizioni igieniche erano precarie: mancava acqua pulita e il cibo era poco e di pessima qualità, molto lontano dai minimi standard previsti per i detenuti. Anche l’accesso alla salute era ostacolato: si poteva andare dal medico ogni due settimane e in condizioni di emergenza il suo intervento arrivava tardi o non avveniva affatto.

Hai avuto problemi o pressioni all’interno del carcere?

Alcune guardie carcerarie hanno avuto un comportamento repressivo e provocatorio. Ogni volta che è stato possibile hanno cercato di mettermi in difficoltà psicologica e fisica. Anche il direttore del carcere ha avuto un comportamento simile. Tuttavia queste pressioni sono notevolmente diminuite grazie al sostegno delle persone che hanno seguito la mia vicenda dall’esterno e grazie all’influenza dei deputati di opposizione e degli avvocati che mi hanno fatto visita.

Ho avuto invece un ottimo rapporto con i miei concellini che mi hanno dimostrato solidarietà fin da quando sono entrato.

Cosa hai pensato mentre eri rinchiuso?

L’unica cosa a cui pensavo era come sopravvivere in quel posto con il minor danno possibile per la mia testa e il mio corpo. Se mi fossi ammalato sarebbe stato un problema. Per superare la pressione ho cercato di non stare mai inattivo: ho letto e scritto appena possibile. Ho cercato di mantenere i contatti con l’esterno.

Oltre questo ho cercato di non farmi condizionare dal tempo che trascorrevo lì dentro maturando irrealistiche speranze di uscire.

Pensavo a quando sarei stato fuori e avrei ripreso a fare documentari e video con la mia macchina fotografica.

Quanti altri giornalisti sono detenuti nelle prigioni turche?

A partire dal 17 luglio, stando ai numeri forniti dall’Unione dei giornalisti della Turchia, sono 157 i giornalisti in carcere. Pochi giorni fa ne è stato arrestato un altro.

Come valuti le condizioni dei diritti umani per i cittadini turchi in questo momento?

Negli ultimi anni in Turchia i diritti umani sono quasi un’utopia. Soprattutto dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, anche i diritti umani fondamentali sono stati sospesi. Giornalisti, accademici, artisti e in generale diversi settori della società sono sotto pressione. Migliaia di persone sono licenziate senza motivazioni, prese in custodia arbitraria, arrestate e messe in prigione.

Purtroppo in tutto il paese domina un terribile clima di paura.

Quali sono i tuoi pensieri sul futuro della Turchia?

Non sono mai stato un pessimista. Tuttavia, non vivo di illusioni. Quando penso alla situazione attuale credo che non sarà sostenibile a lungo, soprattutto quando i diritti umani vengono calpestati in questo modo.

Ci sarà sempre resistenza dove c’è oppressione.

Anche se non succederà nel breve termine, la situazione in Turchia migliorerà.

Cos’è per te la libertà?

Parliamo di un concetto molto profondo e filosofico.

Un buon esempio può essere rappresentato da quanto ho vissuto in carcere. Come sapete, le prigioni sono luoghi molto angusti dove per trascorrere il tempo si fa anche un po’ di allentamento. La distanza massima che si può compiere è di dieci passi, poi c’è il muro e bisogna tornare indietro: il tempo passa facendo avanti e indietro in questo modo.

Ecco, per me la libertà è andare oltre quei 10 passi. Naturalmente “fare un passo” per me ha un significato maggiore di una semplicità attività fisica.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Record di esecuzioni in Arabia Saudita: giustiziate 330 persone soltanto nel 2024
Esteri / Iran: il governo revoca il bando a WhatsApp e Google Play
Esteri / Nave cargo russa affonda nel Mediterraneo: il giallo sul trasporto di armi dalla Siria
Ti potrebbe interessare
Esteri / Record di esecuzioni in Arabia Saudita: giustiziate 330 persone soltanto nel 2024
Esteri / Iran: il governo revoca il bando a WhatsApp e Google Play
Esteri / Nave cargo russa affonda nel Mediterraneo: il giallo sul trasporto di armi dalla Siria
Esteri / Donald Trump vuole il controllo della Groenlandia e del Canale di Panama
Esteri / Paesi Bassi: 5 condannati per gli scontri di Amsterdam con i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv
Esteri / Mi manda Donald Trump: ecco chi è Tilman Fertitta, nominato prossimo ambasciatore Usa in Italia
Esteri / Raid di Israele a Gaza City: ucciso un operatore della Protezione civile. Almeno 45.338 morti nella Striscia dal 7 ottobre 2023. Qatar: "I colloqui per la tregua continuano". Tel Aviv chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu per condannare gli attacchi Houthi. Il ministro della Difesa Katz: "Prenderemo di mira i leader del gruppo in Yemen". Il governo Netanyahu ordina altri missili
Esteri / La battaglia dell’Antitrust a Google sul caso Chrome
Esteri / Guerra in Ucraina, Donald Trump: “Vladimir Putin vuole un incontro il prima possibile”. Ma Mosca frena
Esteri / Gaza: oltre 45.300 morti dal 7 ottobre 2023. Al-Jazeera: “Altre 14 vittime nei raid odierni di Israele". Israele, attentato contro un soldato a Gerusalemme: ferito l'aggressore. Libano: il premier Mikati visita le postazioni militari nel sud. Siria: il leader di Hts riceve a Damasco il ministro degli Esteri giordano Safadi