Il ragazzo scappato da Aleppo perché non vuole più uccidere
Ely ha 24 anni, è siriano e sostiene il regime di Assad. La sua storia nella prima puntata della rubrica "Voci dalla strada" firmata da Carlo Brenner da Beirut
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Ely, Beirut
Sono le 6 e 30 del mattino a Beirut e mi trovo da Makhlouf, un vecchio kebabbaro. Alla cassa c’è un ragazzo con la carnagione chiara, una leggera barba, jeans, scarpe sportive e parvenza vagamente nerd, sembrava un informatico. Incuriosito dalla mia presenza mi chiede da dove vengo. Rispondo “Roma” e rilancio la domanda. “Sono Siriano, di Aleppo”, risponde lui.
Credo che stesse cercando la mia domanda, che avesse voglia di raccontarmi. Molto spesso chi ha avuto esperienze drammatiche non vede l’ora di condividerle. Si chiama Ely, ha 24 anni ed è scappato da Aleppo due anni fa per paura dell’Isis.
“Perché non sei andato a combattere?”, gli chiedo. “Perché non voglio più uccidere essere umani”. “Quindi hai già ucciso?”, continuo. Lui invece di rispondere mi ripete la stessa frase precedente togliendo il “più”, io non insisto oltre.
Quando gli chiedo cosa pensi di Assad lui tira giù il collo della maglietta e mi fa vedere la sua collana con un crocifisso. “Sono Cristiano, è ovvio che sto con lui, pure tutti gli sciiti e parte dei sunniti stanno con lui”.
Sono incuriosito da quello che mi dice quindi gli chiedo un pronostico. “Secondo te, se ci fossero le elezioni domani, quanto prenderebbe Assad?”. “Minimo il 70 per cento”, risponde lui.
Gli chiedo come possa essere a favore di un presidente che ha ucciso il suo popolo reprimendo le manifestazioni nel sangue e buttando barrel bombs sui suoi concittadini ma lui mi risponde con il pragmatismo tipico di chi è cresciuto con la consapevolezza di quanto sia sottile la linea che separa l’ordine dal disordine. “Nessuno è senza colpa in Siria ma se devo scegliere tra Assad e l’Isis non ho nessun dubbio”.
Nell’opinione di Ely neanche i Caschi Bianchi possono essere senza colpa perché sono “membri di Al-Nusra, finanziati da Arabia Saudita e Qatar”. Ely ha altre opinioni forti sulla Siria, crede che l’attacco chimico del 4 aprile 2017 nella provincia nord-occidentale di Idlib sia tutto un’invenzione e lamenta che nessuno abbia parlato invece del più recente attentato contro un bus, nel quale sono morti 68 bambini.
Mi fa vedere le foto dell’attentato, in una c’è un cerchietto rosso per mettere in evidenza il cadavere di un bambino. “Perché uno sì e l’altro no quindi?”, chiedo. “Perché per il secondo non era possibile accusare il governo quindi chi se ne importa”, risponde.
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