Elezioni Venezuela 2018: risultati, ecco chi ha vinto
Nicolas Maduro rieletto tra le proteste delle opposizioni, che non riconoscono la legittimità delle votazioni: alle urne si è presentato il 46 per cento degli aventi diritto.
Il 20 maggio 2018 si sono tenute le elezioni presidenziali in Venezuela. Nella stessa giornata i cittadini venezuelani hanno eletto anche i consigli comunali e Consigli legislativi statali.
Il presidente uscente, Nicolas Maduro, in carica dal 2013 è stato rieletto con circa il 70 per cento dei voti tra le proteste delle opposizioni, che hanno boicottato la tornata elettorale in segno di protesta contro presunte irregolarità.
Gli Stati Uniti hanno annunciato “rapide misure economiche e diplomatiche” in seguito alle “elezioni farsa” che hanno visto la vittoria di Nicolas Maduro come presidente del Venezuela.
“L’elezione in Venezuela è una farsa, né libera né equa. Il risultato illegittimo è un nuovo colpo all’orgogliosa tradizione democratica del Venezuela”, ha dichiarato il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence.
Gli Stati Uniti non resteranno a guardare “mentre il Venezuela crolla e la miseria continua a colpire il popolo coraggioso”, ha continuato Mike Pence.
Il dato ufficiale sull’affluenza dice che si è recato alle urne il 46 per cento degli aventi diritto, pari a circa 8 milioni di cittadini: dato in netto calo rispetto all’80 per cento delle presidenziali di cinque anni fa.
Maduro, leader del Partito socialista bolivariano, ha raccolto 5,8 milioni di consensi, a fronte degli 1,8 milioni del candidato ultraliberista Henri Falcon, ex socialista passato alla destra.
Il pastore evangelico Javier Bertucci ha raccolto invece 933mila preferenze.
“Ha trionfato la pace, ha trionfato la Costituzione”, ha dichiarato Maduro appena è stata ufficializzata la sua rielezione.
Il presidente rieletto, erede del presidente Hugo Chavez, che guidò il paese dal 1999 al 2013, ha teso la mano agli avversari.
“È stata una elezione legittima, legale, appropriata. Convoco i candidati dell’opposizione a una giornata di dialogo per individuare le vie per una riconciliazione nazionale”, ha detto.
“Noi chavisti siamo democratici: in 19 anni in Venezuela si è votato 25 volte e abbiamo perso due volte. Se uno perde deve ammetterlo”, ha aggiunto.
Ma secondo Falcon, le elezioni sono “indubbiamente prive di legittimità”. Il candidato liberista si è rifiutato di riconoscere la vittoria di Maduro.
Il sistema elettorale venezuelano è accusato infatti di presunte irregolarità.
La vecchia società incaricata della gestione del software elettorale dall’ANC nel mese di luglio 2017, la Smartmartic, aveva denunciato una manipolazione di “almeno un milione di voti”. Una denuncia che ha cambiato la percezione internazionale.
In campagna elettorale gli Stati Uniti hanno etichettato come illegittime le elezioni presidenziali in Venezuela, respingendo la candidatura di Maduro a un nuovo mandato nel pieno della disastrosa crisi economica, la peggiore nella storia del paese.
“Le cosiddette elezioni di oggi non sono legittime”, ha scritto il giorno del voto su Twitter la portavoce Usa del dipartimento di Stato Heather Nauert.
“Gli Stati Uniti stanno con le nazioni democratiche di tutto il mondo a sostegno del popolo venezuelano e il loro diritto sovrano di eleggere i loro rappresentanti attraverso elezioni libere ed eque”, ha sottolineato la portavoce.
#Venezuela‘s so-called elections today are not legitimate. The United States stands with democratic nations around the world in support of the Venezuelan people and their sovereign right to elect their representatives through free and fair elections.
— Heather Nauert (@statedeptspox) 20 maggio 2018
Washington aveva invitato Maduro a cancellare le elezioni.
Le ultime elezioni del Parlamento si sono invece svolte nel 2015 e hanno segnato la vittoria dell’opposizione.
Inizialmente, le votazioni presidenziali dovevano svolgersi il 22 aprile, ma il Consiglio elettorale nazionale (CNE) ha poi comunicato il rinvio delle consultazioni dopo un accordo tra il presidente in carica Nicolas Maduro e i partiti dell’opposizione che hanno deciso di non boicottare le elezioni.
Tutti i partiti, ad eccezioni di quello del presidente, avevano infatti deciso di non presentarsi alle votazioni in segno di protesta.
La coalizione Mesa de la Unidad Democrática (Mud), il più grande raggruppamento delle forze che si oppongono a Maduro, non ha preso parte ai negoziati e ha deciso di boicottare il voto.
I suoi leader, Henrique Capriles Radonski e Leopoldo López, non possono prendere parte alle elezioni: il primo è stato interdetto per 15 anni dall’attività politica del Venezuela, mentre il secondo è ancora agli arresti domiciliari.
Non tutti i paesi riconosco la validità delle elezioni, tra questi gli Stati Uniti, l’Unione Europea e molti paesi latinoamericani.
“Le elezioni presidenziali del 20 maggio in Venezuela sono state indette senza un ampio accordo sul calendario elettorale né sulle condizioni per un processo elettorale credibile e inclusivo”, aveva affermato Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Russia, Bolivia, Cuba, Ecuador e Nicaragua invece sono pronti a riconoscere i risultati del 20 maggio.
Il 18 maggio sono arrivati a Caracas 150 osservatori internazionali. Secondo quanto riportato da Agi, le votazioni saranno controllate, tra gli altri, dai i rappresentanti di alcuni organismi regionali dell’America Latina, tra cui il Caribe e l’Alba, e di paesi come Bolivia, Cina, Siria e Turchia.
Il voto elettronico
Il voto in Venezuela è “totalmente automatizzato e può essere controllato in tutte le sue fasi”, fa sapere il Consiglio elettorale nazionale.
I votanti infatti potranno accedere alla scheda elettorale digitale grazie alla loro impronta e premere sul nome del candidato che desiderano votare. In questo modo sarà impossibile esprimere più di una volta il proprio voto.
“I voti sono immagazzinati nella memoria della macchina e alla fine della giornata sono confrontati con quelli cartacei”, spiega il CNE.
Quando l’elettore esprime la propria preferenza, infatti, la macchina stampa una “ricevuta” che deve essere verificata e depositata in una scatola di sicurezza.
Candidati e partiti
Erede di Hugo Chavez, è presidente del Venezuela dal 2013.
Nicolas Maduro ha iniziato la sua carriera politica nel 1998 con il partito di Chavez Movimento V Repubblica e nel corso degli anni ha ricoperto diversi incarichi, tra cui quello di vicepresidente nel 2012. È il presidente del Partito socialista unito del Venezuela del 2014, carica assunta dopo la morte di Hugo Chevez, ex presidente del paese latinoamericano morto a marzo del 2013.
Nicolas Maduro ha vinto le elezioni presidenziali del 2013 con il 50,78 per cento dei voti, sconfiggendo Henrique Capriles Radonski, candidato del partito di centro-sinistra Prima la Giustizia.
È il candidato dei partiti di opposizione che hanno deciso di partecipare alle elezioni presidenziali. Ex militante della Mud, agli inizi della sua carriera politica ha fatto parte del Partito socialista unico del Venezuela di Nicolas Maduro. Falcón si definiva un “chiavista light”.
È stato espulso dalla coalizione dei maggiori partiti di opposizione dopo aver deciso di partecipare alle elezioni presidenziali del 20 maggio 2018.
Ingegnere e direttore del gruppo editoriale Aporrea, appoggiò il golpe di Stato che diede inzio al governo di Hugo Chavez. È stato membro del PSUV dal 2008 al 2015, anno in cui ha fondato l’Unità politica popolare.
È un pastore, filantropo e imprenditore venezuelano candidato di Speranza per il cambio. Bertucci guida la Chiesa cristiana Maranatha, che conta migliaia di fedeli in Venezuela.