Venezuela Elezioni 2018 | Candidati | Partiti | Boicottaggio Nicolas Maduro
Le elezioni erano state indette per il 22 aprile, ma sono state rimandate al 20 maggio 2018. La Mud, la coalizione che raggruppa i più importanti partiti di opposizione, ha deciso di boicottare il voto
Venezuela Elezioni | Candidati | Partiti | Boicottaggio Nicolas Maduro
Il 20 maggio 2018 si sono aperte le urne per le elezioni presidenziali in Venezuela. Nella stessa giornata i cittadini venezuelani eleggono anche i consigli comunali e Consigli legislativi statali.
L’attuale presidente Nicolas Maduro punta ad essere rieletto nonostante le accuse di guidare un regime autoritario e le dichiarazioni delle opposizioni secondo cui le votazioni in corso siano una farsa.
Le opposizioni si sono rifiutate di partecipare, parlando di brogli e invitando gli elettori a non votare, lasciando quindi Maduro a confrontarsi con l’ultraliberista Henri Falcon e il pastore evangelico Javier Bertucci.
Il sistema elettorale venezuelano è accusato infatti di presunte irregolarità.
La vecchia società incaricata della gestione del software elettorale dall’ANC nel mese di luglio 2017, la Smartmartic, aveva denunciato una manipolazione di “almeno un milione di voti”. Una denuncia che ha cambiato la percezione internazionale.
Gli Stati Uniti etichettano come illegittime le elezioni presidenziali in corso in Venezuela, respingendo la candidatura del presidente Nicolas Maduro a un nuovo mandato nel pieno della disastrosa crisi economica, la peggiore nella storia del paese.
“Le cosiddette elezioni di oggi non sono legittime”, lo scrive sul Twitter la portavoce Usa del Dipartimento di Stato Heather Nauert.
“Gli Stati Uniti stanno con le nazioni democratiche di tutto il mondo a sostegno del popolo venezuelano e il loro diritto sovrano di eleggere i loro rappresentanti attraverso elezioni libere ed eque”, prosegue la portavoce.
#Venezuela‘s so-called elections today are not legitimate. The United States stands with democratic nations around the world in support of the Venezuelan people and their sovereign right to elect their representatives through free and fair elections.
— Heather Nauert (@statedeptspox) 20 maggio 2018
Washington aveva invitato Maduro a cancellare le elezioni.
Le ultime elezioni del Parlamento si sono invece svolte nel 2015 e hanno segnato la vittoria dell’opposizione.
Inizialmente, le votazioni dovevano svolgersi il 22 aprile, ma il Consiglio elettorale nazionale (CNE) ha poi comunicato il rinvio delle consultazioni dopo un accordo tra il presidente in carica Nicolas Maduro e alcuni partiti dell’opposizione, che hanno deciso di non boicottare le elezioni.
Tutti i partiti ad eccezioni di quello dell’attuale presidente avevano infatti deciso di non presentarsi alle votazioni in segno di protesta.
Grazie al rinvio delle elezioni, i candidati avranno più tempo per la campagna elettorale e il presidente Madura ha promesso che gli osservatori internazionali assisteranno alle votazioni del 20 maggio.
La coalizione Mesa de la Unidad Democrática (Mud), il più grande raggruppamento delle forze che si oppongono a Maduro, non ha preso parte ai negoziati e ha deciso di boicottare il voto.
I suoi leader, Henrique Capriles Radonski e Leopoldo López, non possono prendere parte alle elezioni: il primo è stato interdetto per 15 anni dall’attività politica del Venezuela, mentre il secondo è ancora agli arresti domiciliari.
Non tutti i paesi, però, riconosco la validità delle prossime elezioni, tra questi gli Stati Uniti, l’Unione Europea e molti paesi latinoamericani.
“Le elezioni presidenziali del 20 maggio in Venezuela sono state indette senza un ampio accordo sul calendario elettorale né sulle condizioni per un processo elettorale credibile e inclusivo”, aveva affermato Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Russia, Bolivia, Cuba, Ecuador e Nicaragua invece sono pronti a riconoscere i risultati del 20 maggio.
Il 18 maggio sono arrivati a Caracas 150 osservatori internazionali. Secondo quanto riportato da Agi, le votazioni saranno controllate, tra gli altri, dai i rappresentanti di alcuni organismi regionali dell’America Latina, tra cui il Caribe e l’Alba, e di paesi come Bolivia, Cina, Siria e Turchia.
Il voto elettronico
Il voto in Venezuela è “totalmente automatizzato e può essere controllato in tutte le sue fasi”, fa sapere il Consiglio elettorale nazionale.
I votanti infatti potranno accedere alla scheda elettorale digitale grazie alla loro impronta e premere sul nome del candidato che desiderano votare. In questo modo sarà impossibile esprimere più di una volta il proprio voto.
“I voti sono immagazzinati nella memoria della macchina e alla fine della giornata sono confrontati con quelli cartacei”, spiega il CNE.
Quando l’elettore esprime la propria preferenza, infatti, la macchina stampa una “ricevuta” che deve essere verificata e depositata in una scatola di sicurezza.
Candidati e partiti
Erede di Hugo Chavez, è presidente del Venezuela dal 2013.
Nicolas Maduro ha iniziato la sua carriera politica nel 1998 con il partito di Chavez Movimento V Repubblica e nel corso degli anni ha ricoperto diversi incarichi, tra cui quello di vicepresidente nel 2012. È il presidente del Partito socialista unito del Venezuela del 2014, carica assunta dopo la morte di Hugo Chevez, ex presidente del paese latinoamericano morto a marzo del 2013.
Nicolas Maduro ha vinto le elezioni presidenziali del 2013 con il 50,78 per cento dei voti, sconfiggendo Henrique Capriles Radonski, candidato del partito di centro-sinistra Prima la Giustizia.
È il candidato dei partiti di opposizione che hanno deciso di partecipare alle elezioni presidenziali. Ex militante della Mud, agli inizi della sua carriera politica ha fatto parte del Partito socialista unico del Venezuela di Nicolas Maduro. Falcón si definiva un “chiavista light”.
È stato espulso dalla coalizione dei maggiori partiti di opposizione dopo aver deciso di partecipare alle elezioni presidenziali del 20 maggio 2018.
Ingegnere e direttore del gruppo editoriale Aporrea, appoggiò il golpe di Stato che diede inzio al governo di Hugo Chavez. È stato membro del PSUV dal 2008 al 2015, anno in cui ha fondato l’Unità politica popolare.
È un pastore, filantropo e imprenditore venezuelano candidato di Speranza per il cambio. Bertucci guida la Chiesa cristiana Maranatha, che conta migliaia di fedeli in Venezuela.