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Home » Esteri

Usa, Trump insiste: “Ladri e corrotti. Elezioni rubate”. Cosa succede adesso

Immagine di copertina
Joe Biden e Donald Trump

La campagna di Trump fa sapere che "le elezioni sono tutt'altro che terminate". Ecco gli scenari sulla transizione

L’ufficialità della vittoria di Joe Biden non fa arretrare di un passo Donald Trump. Nonostante i numeri parlino chiaro, con l’ex vice di Obama che si è aggiudicato 75 milioni di voti e circa 290 grandi elettori, il presidente uscente degli Stati Uniti non ammette la sconfitta, anzi, in una serie di tweet insiste denunciando presunti brogli e dicendo di aver presentato un “incredibile numero di ricorsi” per contestare i risultati, minacciando di portare il caso fino alla Corte Suprema.

“Ritengo che queste persone siano ladri. Le grandi città sono corrotte. Questa è stata un’elezione rubata”, scrive Trump. E poi aggiunge: “Il miglior sondaggista britannico ha scritto stamane che questa è stata chiaramente un’elezione rubata, che è impossibile immaginare che Biden abbia superato Obama in alcuni di questi Stati”. “Quel che conta è che hanno rubato dove dovevano rubare”.

“Dobbiamo guardare le schede, stiamo appena cominciando”, ha scritto il tycoon in un altro tweet. “Dobbiamo esaminare le denunce: stiamo valutando una serie di testimonianze giurate che ci sono state frodi elettorali. In questo Paese abbiamo una storia di problemi elettorali”.

​”Gli osservatori non sono stati ammessi nelle sale di conteggio. Ho vinto le elezioni, ho ottenuto 71.000.000 voti legali”, aveva scritto ancora prima l’attuale inquilino della Casa Bianca. “Sono successe cose brutte che i nostri osservatori non sono stati autorizzati a vedere”, prosegue. “Non è mai successo prima. Milioni di schede per posta sono state inviate a persone che non le hanno mai chieste!”. Come già accaduto in precedenza per le sue rivendicazioni, non fondate su dati oggettivi, Twitter lo ha segnalato.

Trump non riconosce la vittoria di Biden, cosa succede adesso

Secondo quanto riporta la Cnn, il genero di Trump, Jared Kushner, ha parlato con il presidente uscente della possibilità di tenere il tradizionale “discorso di concessione“. Tradizionalmente, infatti, il candidato sconfitto alle presidenziali tiene un discorso in cui pubblicamente riconosce la vittoria dell’avversario e, di conseguenza, la propria sconfitta, con l’obiettivo è quello di contribuire in modo sostanziale a un trasferimento pacifico dei poteri.

Anche se non previsto espressamente dalla Costituzione statunitense, qualora Trump non pronunci il discorso la sfida legale potrebbe diventare ancora più accesa, contribuendo a trascinare la contesa fino a gennaio, quando è previsto l’inizio ufficiale del mandato del nuovo presidente.

Il collegio elettorale si riunirà infatti entro il 14 dicembre per il voto dei grandi elettori e il risultato viene reso noto il 6 gennaio 2021. Al suo insediamento, il nuovo Congresso sarà chiamato a confermare i voti dei grandi elettori, poi la nuova presidenza inizierà ufficialmente il 20 gennaio 2021.

Ma sui prossimi passi del presidente uscente c’è ancora massima incertezza e sembra difficile che la fase di transizione (il periodo di circa due mesi tra l’elezione del nuovo presidente e il suo effettivo insediamento alla Casa Bianca, un vero e proprio passaggio di consegne) avvenga nel modo usuale. A pesare, inoltre, è l’incognita del possibile ruolo dei tribunali, sollecitati dalle denunce di Trump, anche se sembra difficile che le sue istanze vengano accolte a meno che non presenti elementi oggettivi di criticità-

Per il momento, la vice direttrice della campagna di Biden, Kate Bedingfield, ha fatto sapere che non ci sono stati contatti tra i due sfidanti o tra rappresentanti dei rispettivi comitati elettorali, mentre la campagna di Trump, ieri, ha dichiarato che “le elezioni sono tutt’altro che terminate”, ribadendo che il candidato repubblicano non ha nessuna intenzione di concedere la vittoria al presidente eletto.

Dal canto suo, Biden ha teso una mano ai sostenitori di Trump nel suo discorso di vittoria a Wilmington, nel Delaware, presentandosi come “il presidente di tutti gli americani”. “Diamoci una chance”, ha detto. “Mi impegno ad essere un presidente che non cerca di dividere ma di unire, che non vede Stati blu o Stati rossi ma Stati Uniti”. E ancora: “Per fare progressi dobbiamo smettere di trattare i nostri avversari come nostri nemici”. Ma sembra che Trump non voglia agevolargli il compito in nessun modo.

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