Elezioni Usa 2020, manca un anno: le incognite e i candidati
La campagna elettorale che si appresta a entrare nel vivo con la stagione delle primarie si preannuncia una delle più drammatiche e imprevedibili della storia recente degli Usa
Elezioni Usa 2020: manca un anno
Il 3 novembre segna un data importante: manca un anno esatto alle elezioni Usa 2020. 365 giorni separano gli americani dal sapere chi risiederà per i successivi 4 anni al 1600 di Pennsylvania Avenue, e le incertezze che gravano sulla consultazione sono, come di consueto, pesanti.
Nel corso dei prossimi mesi, gli elettori vedranno il campo democratico continuare a restringersi di dibattito in dibattito. Perché se è vero che sul fronte repubblicano Donald Trump è il Presidente più improbabile e allo stesso tempo più divisivo della storia americana, è anche vero che i consensi a suo favore sono altissimi. Sull’altro versante, quello democratico, i candidati alla corsa sono quanto di meno convincente e accattivante ricorda il partito dell’asinello.
Partiamo dall’unica certezza: la data che, da tradizione, è fissata nel primo martedì di novembre, anzi il primo martedì dopo il primo lunedì del mese, per essere precisi, che nel 2020 cade il 3 novembre.
Usa 2020, le incognite
Unico caso delle democrazie occidentali, negli Stati Uniti è insicuro persino il numero di elettori che non coincide con quanti hanno la cittadinanza, ma con quanti sono iscritti nei registri di voto, il che riduce i potenziali aventi diritto da 240 milioni ai forse 142.
Più di qualche incognita grava sulle elezioni Usa 2020, prima fra tutte la procedura di impeachment per il cosiddetto Ucrainian Gate. Pochi credono che Trump verrà condannato, però, non si può neanche escludere che possa ritirarsi nel caso in cui la sua posizione potesse aggravarsi e non si può scartare del tutto. Nonostante ciò, Wall Street, che comunque ha beneficiato di sconti e detassazioni record, continua a scommettere su The Donald.
Usa 2020, i candidati
Il quadro degli sfidanti è complesso: l’ex vicepresidente Joe Biden sembra ancora il favorito in campo democratico, anche se il suo consenso si sta erodendo.
Dopo il record di 27 democratici in lizza per le presidenziali, il campo dei principali candidati si è ridotto a 17 politici. Questo numero continuerà a scendere man mano che le qualifiche del dibattito diventano più difficili e che le primarie si avvicinano.
- Il senatore del Colorado Michael Bennet
- L’ex vice presidente Joe Biden
- Il senatore del New Jersey Cory Booker
- Il governatore del Montana Steve Bullock
- Il sindaco di South Bend, Indiana Pete Buttigieg
- L’ex segretario dello Sviluppo e Urbanistica Julián Castro
- Il deputato del Maryland John Delaney
- Il deputato delle Hawaii Tulsi Gabbard
- La senatrice della California Kamala Harris
- Il senatore del Minnesota Amy Klobuchar
- Il sindaco di Miramar, Florida Wayne Messam
- Il senatore del Vermont Bernie Sanders
- Il deputato della Pennsylvania Joe Sestak
- Il milionario Tom Steyer
- La senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren
- L’autrice Marianne Williamson
- L’imprenditore Andrew Yang
Dal lato repubblicano, il presidente Donald Trump non è l’unica persona a candidarsi. Trump sta affrontando tre principali avversari nella sua offerta di rielezione: l’ex governatore della Carolina del Sud Mark Sanford, l’ex rappresentante dell’Illinois Joe Walsh e l’ex governatore del Massachusetts Bill Weld.
I tre principali avversari di Trump hanno una battaglia in salita. Il presidente ha il supporto del Comitato Nazionale Repubblicano e un profondo banco di sostegno tra i membri più influenti del Congresso.
Chi è al comando delle presidenziali
Biden, che è stato candidato alla presidenza altre due volte, ha un leggero margine sopra i suoi due rivali più vicini, Warren e Sanders.
L’ex vicepresidente è al 26 per cento, secondo l’ultimo sondaggio nazionale Usa Today/Suffolk University. Warren, che ha visto le sue potenzialità aumentare negli ultimi mesi, è al 17 per cento e Sanders al 13 per cento.
Quando si guarda una media di sondaggi, quei tre candidati mantengono sempre i primi 3 posti. Ma essere tra i primi 3 ora ovviamente non garantisce che gli stessi candidati occuperanno quei posti poiché le primarie e i caucus (le assemblee chiuse di partito) inizieranno a inizio 2020.
I temi che interessano gli elettori
L‘assistenza sanitaria continua a dominare le conversazioni tra i candidati ed è stata spesso valutata la prima preoccupazione degli elettori nei sondaggi. Gli intervistati e gli stessi candidati sono stati divisi sul fatto che il paese debba passare a Medicare for All o basarsi sulla politica a firma del presidente Barack Obama, l’Affordable Care Act.
Secondo un sondaggio nazionale dell’Università di Quinnipiac pubblicato a settembre, il 49 per cento degli elettori democratici ha dichiarato di ritenere che i sistemi di assicurazione sanitaria privata dovrebbero essere sostituiti con un sistema Medicare for All. Comparativamente, il 44 per cento ha dichiarato di ritenere che l’attuale sistema di assicurazione sanitaria privata debba essere mantenuto e che i legislatori dovrebbero basarsi sull’Obamacare.
Sanders della sanità ne ha fatto una battaglia di punta nelle presidenziali 2016 e su questa scia sta continuando per le elezioni 2020. Diversi candidati hanno anche approvato l’idea o ne hanno pubblicato una loro versione.
Altri candidati come Biden, Buttigieg e Klobuchar hanno ripetutamente criticato l’idea e hanno optato per proposte di assistenza sanitaria più moderate.
Un altro fattore trainante nelle elezioni del 2020 è l’indagine sull’impeachment nei confronti di Trump e dei suoi rapporti con l’Ucraina. Tale processo potrebbe continuare durante il ciclo delle primarie, che inizierà il 3 febbraio.
Secondo un sondaggio della Quinnipiac University, il 55 per cento degli elettori americani approva l’inchiesta, mentre il 43 per cento la disapprova. Il sondaggio mostra anche che il 48 percento degli intervistati ritiene che Trump debba essere messo sotto accusa e debba dimettersi dal suo ruolo, rispetto al 46 percento che afferma che non dovrebbe.
Le date chiave
Una delle date più importanti per le primarie è il 3 febbraio 2020, giorno dei caucus dell’Iowa. L’assemblea in Iowa non solo dà il via alle votazioni per le primarie, ma potrebbe anche essere il giorno in cui un certo numero di candidati deciderà se uscire o restare in gara.
I caucus dello Iowa possono mostrare se una campagna è in crisi o in aumento, o se un candidato supera le aspettative. L’esibizione di un candidato in Iowa può attirare l’attenzione dei media e dei donatori in modo positivo. Ma una cattiva presentazione, o non soddisfare le aspettative, può portare con sé una copertura mediatica negativa e un secco spreco di fondi.
I candidati cercheranno di sfruttare il loro slancio nello Iowa nelle primarie del New Hampshire l’11 febbraio. I caucus del Nevada sono in programma il prossimo 22 febbraio: quello sarà un termometro per la popolazione latina, visto che il blocco di elettori di questa etnia sono in netta crescita in Nevada.
L’ultimo stato elettorale in “anticipo” è il South Carolina, con le primarie dem previste per il 29 febbraio. In questo stato nel 2016 il 60 per cento di elettori è stato rappresentato da afroamericani, quindi si riuscirà ad avere un’idea di massima di dove penderà l’ago della bilancia dei neri.
Il super martedì arriva il 3 marzo 2020, dove almeno 14 stati hanno le loro primarie e il 40 per cento del numero totale di delegati è in corsa. Le primarie continuano poi fino a giugno.
La convention democratica è prevista dal 13 al 16 luglio 2020 a Milwaukee, dove il partito nominerà ufficialmente un candidato presidenziale per le elezioni generali. Tra il 24-27 agosto 2020, il Comitato Nazionale Repubblicano ospita invece la convention a Charlotte.
Un anno di battaglia e scontri feroci per stabilire chi sarà l’uomo più potente del mondo. Anche quest’ultima però è una certezza che comincia a vacillare.
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