Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:56
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

La questione catalana, gli attacchi a Sánchez e l’incertezza politica: la Spagna verso le urne

Immagine di copertina

Le elezioni del 10 novembre si avvicinano ma rimane l'incertezza

Elezioni Spagna 2019: il dibattito elettorale in un Paese bloccato

Le Elezioni in Spagna si avvicinano. Il dibattito tra i cinque candidati principali, andato in onda ieri sera, è un’ottima sintesi della complicata situazione di un Paese che va alle urne domenica 10 novembre per la quarta volta in quattro anni e che non riesce a rompere lo stallo politico.

L’unico confronto prima dell’apertura dei seggi ha visto in campo: Pedro Sánchez, del PSOE (Partito Socialista), Pablo Casado, del PP (Partido Popular), Albert Rivera, di Ciudadanos, Pablo Iglesias, di Unidas Podemos e Santiago Abascal, di Vox. Per quest’ultimo si tratta del debutto, il suo partito non era ammesso al dibattito precedente per le elezioni del 28 aprile.

Un dibattito tra cinque candidati diventato in alcuni momenti un quattro contro uno. Il bersaglio degli altri leader è stato il presidente in carica, il socialista Pedro Sánchez, sempre più a suo agio in un ruolo istituzionale e moderato. Sánchez propone l’incarico alla lista più votata, nessuna coalizione, ma un governo di minoranza, una soluzione del tutto simile alle richieste dell’ex presidente Mariano Rajoy (PP) nella campagna elettorale del 2016.

Elezioni Spagna 2019, i candidati

Pablo Casado, Santiago Abascal, Pablo Iglesias e Albert Rivera non hanno risparmiato gli attacchi a Pedro Sánchez. I temi principali riguardano la gestione della questione catalana, l’immigrazione, l’economia e la recente esumazione del dittatore Francisco Franco.

A sei mesi dalle ultime elezioni il panorama politico spagnolo è cambiato. Se nella tornata precedente la sfida era tra destra e sinistra, con PP, Ciudadanos e Vox contro PSOE e Podemos, ora si tratta di una sfida a convincere gli indecisi moderati. Il mancato accordo di governo tra le forze di sinistra ha spostato al centro Pedro Sánchez.

La questione catalana, dopo gli scontri a Barcellona delle ultime settimane, in seguito alla condanne di gran parte dei leader indipendentisti, è di nuovo protagonista del dibattito.

Il leader del PSOE, come presidente e favorito per vincere le elezioni è il protagonista, ha cercato di controllare il dibattito in ogni momento. Ha chiesto nuovamente l’astensione del PP e di Ciudadanos per consentire la formazione di un governo di minoranza.

I tre esponenti conservatori si sono dati battaglia per strapparsi voti a vicenda, ma intendono proporre un accordo di governo tra PP e Ciudadanos, con appoggio esterno di Vox, uno schema già realizzato in importanti comunità autonome (le regioni spagnole) come l’Andalusia e Madrid, dove governano sia la regione che il comune.

Pablo Iglesias, che continua a proporre un accordo a sinistra attraverso una coalizione, ha approfittato delle discussioni a destra per portare l’acqua al suo mulino: “Vede, signor Sánchez? La destra discute molto, ma poi non ha dubbi sul governare in coalizione. Vediamo se possiamo imparare!”

Sánchez ha schivato il colpo. Ogni volta che si riferiva a Iglesias, lo faceva per ricordare le differenze sulla questione catalana o sulle misure economiche. Il presidente facente funzioni ha presentato proposte concrete contro gli indipendentisti catalani. Sánchez ha annunciato che, se rieletto, reintrodurrà nel codice penale il reato di indizione di referendum illegale.

Pablo Casado ripropone un rinvigorito PP come prima alternativa al PSOE, i sondaggi premiano lo storico partito conservatore, che erode consensi a Ciudadanos. Casado ha chiesto con insistenza a Sánchez se avrebbe cercato l’appoggio degli indipendentisti. Il socialista si è bloccato, non ha risposto ed è tornato a leggere i suoi appunti con la testa bassa.

Albert Rivera ha attirato l’attenzione in modo poco ortodosso, si è presentato con un pezzo di pavé: “Guardate, questo non è un souvenir del muro di Berlino. Questa è un pezzo di pavé di Barcellona, dalla mia città”, ha detto il leader Ciudadanos, rappresenta “il disordine pubblico, la minaccia alla democrazia spagnola e allo stato di diritto”.

Santiago Abascal, di Vox, è stato molto efficace con la sua retorica patriottica e ha approfittato del fattore novità in questo contesto.

Le particolarità del confronto

Nel confronto è entrato di sfuggita anche l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, Albert Rivera ha contestato i legami tra il leghista e Abascal, mostrando una foto di Salvini con la “estelada”, la bandiera indipendentista catalana.

In un dibattito molto lungo, iniziato alle 22 e concluso all’1:40 di notte, non si sono viste soluzioni concrete allo stallo che dura dal febbraio 2019, quando il governo Sánchez non ha ottenuto il voto positivo del Congresso per l’approvazione della manovra economica.

Leggi anche:
Elezioni anticipate in Spagna a novembre: falliscono le consultazioni e salta l’accordo Sanchez-Podemos
Elezioni Spagna, bocciata la fiducia a Sanchez: Podemos si astiene
Spagna: bocciata la fiducia a Sanchez. Nuova votazione il 25 luglio
Ti potrebbe interessare
Esteri / Record di esecuzioni in Arabia Saudita: giustiziate 330 persone soltanto nel 2024
Esteri / Iran: il governo revoca il bando a WhatsApp e Google Play
Esteri / Nave cargo russa affonda nel Mediterraneo: il giallo sul trasporto di armi dalla Siria
Ti potrebbe interessare
Esteri / Record di esecuzioni in Arabia Saudita: giustiziate 330 persone soltanto nel 2024
Esteri / Iran: il governo revoca il bando a WhatsApp e Google Play
Esteri / Nave cargo russa affonda nel Mediterraneo: il giallo sul trasporto di armi dalla Siria
Esteri / Donald Trump vuole il controllo della Groenlandia e del Canale di Panama
Esteri / Paesi Bassi: 5 condannati per gli scontri di Amsterdam con i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv
Esteri / Mi manda Donald Trump: ecco chi è Tilman Fertitta, nominato prossimo ambasciatore Usa in Italia
Esteri / Raid di Israele a Gaza City: ucciso un operatore della Protezione civile. Almeno 45.338 morti nella Striscia dal 7 ottobre 2023. Qatar: "I colloqui per la tregua continuano". Tel Aviv chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza Onu per condannare gli attacchi Houthi. Il ministro della Difesa Katz: "Prenderemo di mira i leader del gruppo in Yemen". Il governo Netanyahu ordina altri missili
Esteri / La battaglia dell’Antitrust a Google sul caso Chrome
Esteri / Guerra in Ucraina, Donald Trump: “Vladimir Putin vuole un incontro il prima possibile”. Ma Mosca frena
Esteri / Gaza: oltre 45.300 morti dal 7 ottobre 2023. Al-Jazeera: “Altre 14 vittime nei raid odierni di Israele". Israele, attentato contro un soldato a Gerusalemme: ferito l'aggressore. Libano: il premier Mikati visita le postazioni militari nel sud. Siria: il leader di Hts riceve a Damasco il ministro degli Esteri giordano Safadi