Croazia, risultati elezioni presidenziali: sarà ballottaggio tra Kitarovic e Milanovic. Fuori i sovranisti
La presidente uscente, la conservatrice Kolinda Grabar Kitarovic e il leader socialdemocratico Zoran Milanovic si sfideranno al ballottaggio del 5 gennaio 2020. Fuori il cantante Miroslav Skoro, esponente della destra sovranista
I risultati definitivi delle elezioni presidenziali in Croazia: sarà ballottaggio Kitarovic-Milanovic
Nella giornata di ieri, domenica 22 dicembre, si sono svolte le elezioni presidenziali in Croazia: ecco quali sono i risultati definitivi di questa importante tornata elettorale. Alla fine, come previsto alla vigilia, sarà necessario il ballottaggio del 5 gennaio 2020: a contendersi la vittoria saranno la presidente uscente, la conservatrice Kolinda Grabar Kitarovic e l’ex premier socialdemocratico Zoran Milanovic.
Fuori invece – seppur di poco – la destra sovranista guidata dal cantante Miroslav Skoro. L’affluenza è stata del 51,1 per cento (sui 3,8 milioni di aventi diritto), in aumento del 3 per cento rispetto a cinque anni fa.
A contraddire i sondaggi della vigilia ci ha pensato la percentuale di preferenze ricevute da entrambi i candidati più votati. Si pensava infatti che la presidente uscente Kitarovic avrebbe agilmente vinto il primo turno e invece non è stato così: con il 29,6 per cento, infatti, è stato il socialdemocratico Milanovic il più votato. Kitarovic, invece, si è dovuta accontentare del 26,8 per cento.
Per i conservatori dell’Unione democratica croata (Hdz) guidati dal premier Andrej Plenkovic e con Kitarovic candidata si tratta dunque di una grande delusione. Dovuta in parte allo scollamento dell’elettorato nei suoi confronti e in parte alla spaccatura della destra. L’ala sovranista guidata da Miroslav Skoro, infatti, ha ottenuto il 24,4 per cento: voti non sufficienti a garantirgli l’accesso al ballottaggio ma che ben evidenziano come anche in Croazia ci sia ormai una forte corrente euroscettica. Basti pensare che si tratta del miglior risultato della destra nazionalista in Croazia negli ultimi vent’anni.
Grande entusiasmo invece sul fronte socialdemocratico, che è all’opposizione da cinque anni e che adesso con Milanovic e il suo 29,6 per cento arriva al ballottaggio da primo partito. Il 5 gennaio, tuttavia, Kitarovic sembra essere favorita, visto che potrebbe ottenere i voti di Skoro, seppur con qualche compromesso: spostando, ad esempio, un po’ più a destra il baricentro della sua campagna elettorale delle prossime due settimane.
Ricordiamo che le elezioni presidenziali in Croazia avranno una conseguenza diretta anche sull’Unione europea, visto che all’inizio di gennaio il Paese inizierà il semestre di turno alla presidenza del Consiglio dell’Unione europea.
Elezioni presidenziali Croazia: gli exit poll
I primi exit poll diffusi nella serata di domenica davano in vantaggio l’ex premier socialdemocratico Zoran Milanovic, esponente del centrosinistra con il 29,6 per cento. La presidente uscente ed esponente dei conservatori Kolinda Grabar Kitarovic, invece, era stimata al 26,4 per cento.
Terzo posto, invece, per l’esponente sovranista e nazionalista Miroslav Skoro, fermo al 24,10 per cento.
Croazia: i candidati alle elezioni presidenziali
Presidente uscente, la candidata dei conservatori Kolinda Grabar Kitarovic puntava a ottenere un secondo mandato. Nel corso della campagna elettorale, la Kitarovic ha promesso di creare migliaia di posti di lavoro nel settore informatico: una promessa piuttosto irrealizzabile secondo i critici.
Il suo sfidante più accreditato, invece, era Zoran Milanovic, esponente del centrosinistra, che ha ricoperto il ruolo di premier dal 2012 al 2015. Milanovic voleva approfittare della divisione della destra per ottenere i voti necessari quantomeno ad approdare al ballottaggio.
Il principale rivale di Kitarovic, infatti, era paradossalmente un esponente di destra, che in passato ha fatto anche parte del partito della presidente uscente. Si tratta di Miroslav Skoro, noto cantante, che con il suo slogan “Restituiamo la Croazia al popolo” guidava un partito sovranista e nazionalista, che, come detto, poteva sottrarre molti consensi alla presidente uscente.