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Home » Esteri

Pierre Nkurunziza ha vinto le elezioni in Burundi

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Con quasi il 70 per cento dei voti il presidente uscente del Burundi ha vinto le elezioni assicurandosi un terzo mandato. L'opposizione e gli Usa sostengono sia una farsa

Pierre Nkurunziza ha vinto le elezioni presidenziali del Burundi, che si sono svolte il 21 luglio del 2015 in un clima di forte tensione, con quasi il 70 per cento dei voti, assicurandosi così la carica di presidente per un terzo mandato, secondo i risultati non ancora definitivi forniti dalla commissione elettorale del Paese.

Il leader dell’opposizione, Agathon Rwasa, ha ottenuto il 19 per cento dei voti, nonostante il suo movimento politico non fosse riconosciuto ufficialmente dal governo.

Almeno 70 persone sono state uccise nel Paese da quando, ad aprile, il presidente uscente ha annunciato che si sarebbe candidato per un terzo mandato.

Il governo accusa l’opposizione di provocare scontri e proteste nel Paese. Gli oppositori del presidente sostengono invece che la candidatura di Nkurunziza fosse illegale, visto che che la costituzione in Burundi prevede che un presidente possa rimanere in carica per un massimo di due mandati.

I risultati ufficiali e definitivi sono previsti per la fine del weekend. L’affluenza alle urne è stata di oltre il 73 per cento, su un totale di 3.8 milioni di cittadini aventi diritto di voto.

In un’intervista alla Bbc, il leader dell’opposizione ha definito le elezioni come una farsa. Il dipartimento di Stato americano si è unito a queste critiche, affermando che il risultato del voto non sarà credibile e screditerà il nuovo governo di Nkurunziza.

Qui sotto avevamo raccontato, senza giri di parole, l’atmosfera di martedì 21 luglio, giorno in cui si sono tenute le elezioni: 

Il presidente Pierre Nkurunziza, che lo scorso aprile ha annunciato di volersi candidare per un terzo mandato consecutivo nonostante la costituzione non glielo permetta, è il candidato favorito e il suo partito, il Consiglio nazionale per la difesa della democrazia – Forze per la difesa della democrazia (Cndd-Fdd), dovrebbe vincere facilmente.

Nei mesi scorsi è successo più o meno di tutto in Burundi: le elezioni presidenziali sono state inizialmente rimandate, cui ha fatto seguito un periodo di duri scontri e proteste tra manifestanti e autorità.

Nel maggio è stato anche tentato un colpo di stato. Da allora sono proseguiti i disordini, che si sono concentrati nel nord del Paese.

Lo scorso mese invece, nel giugno del 2015, si sono tenute le elezioni politiche e amministrative, vinte a mani basse dal partito del presidente Nkurunziza.

In seguito agli scontri e ai disordini causati dalla decisione del presidente di volersi candidare nuovamente, lo scorso aprile la corte costituzionale del Paese si è riunita in voto, stabilendo che Nkurunziza avrebbe potuto prendere parte alle elezioni presidenziali di luglio.

Il vice presidente della corte costituzionale, tuttavia, ha lasciato il Paese affermando di essere stato costretto ad accettare la sentenza favorevole al presidente del Burundi.

Nkurunziza sostiene di potersi candidare per la terza volta come presidente del Paese visto che il suo primo mandato non era stato sancito da un voto popolare.

La costituzione del Burundi prevede che un presidente rimanga in carica per due mandati.

Le urne hanno aperto martedì 21 luglio in seguito a una notte di sparatorie ed esplosioni nella capitale del Paese, Bujumbura: almeno due persone, tra cui un poliziotto e un civile, sono rimaste uccise, secondo quanto riferisce l’agenzia Afp.

Il presidente Nkurunziza sostiene che le violenze continue nel Paese siano frutto di un atto terroristico volto a causare l’interruzione delle elezioni e a destabilizzare il governo.

Formalmente i candidati alla presidenza del Burundi in questa tornata elettorale sono almeno sette, ma nessuno di questi sembra avere una reale chance di competere contro Nkurunziza.

Lo sfidante principale, Agathon Rwasa, corre come indipendente e il suo movimento politico, National Forces of Liberation, non viene riconosciuto ufficialmente dal governo.

Il National Forces of Liberation di Rwasa nasce come un gruppo ribelle che ha combattuto, tra il 1993 e il 2005, nella guerra civile in Burundi al fianco del gruppo etnico degli Hutu avversi ai Tutsi.

Lo stesso presidente, Nkurunziza, è stato prima un insegnante e poi è diventato il leader di un gruppo ribelle Hutu in Burundi che combatteva, nel corso della guerra civile nel Paese, contro l’esercito a maggioranza Tutsi fino a quando, nel 2005, è stata raggiunta una tregua ed è diventato presidente.

Gli Hutu in Burundi sono il gruppo etnico numericamente maggioritario e costituiscono circa l’85 per cento della popolazione complessiva di circa 10.5 milioni di abitanti. Il Burundi ha ottenuto l’indipendenza dal Belgio nel 1962.

A queste elezioni presidenziali si attendono circa 3.8 milioni di cittadini del Burundi al voto. I seggi rimarranno aperti dalle 6 di mattina fino alle 4 di questo pomeriggio.

Finora la crisi politica in Burundi ha causato la morte di almeno 100 persone. Oltre 150mila persone sono sfollate. L’associazione Medici senza frontiere ha riferito che circa mille persone ogni giorno lasciano il Paese a causa della violenza e fuggono in Tanzania.

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