Elezioni in Irlanda, i risultati del primo voto dopo la Brexit: pareggio fra sinistra radicale e centrodestra, incertezza sul governo
Elezioni in Irlanda: i risultati del primo voto dopo la Brexit
ELEZIONI IRLANDA RISULTATI – In Irlanda sabato 8 febbraio 2020 si sono tenute le elezioni generali, il primo voto dopo la Brexit. Lo scrutinio è stato lunghissimo e si è concluso definitivamente solo nella notte tra il 10 e l’11 febbraio.
Alla fine, lo spoglio ha premiato i liberal-conservatori del Fianna Fail di Micheal Martin, che ottengono 38 deputati (su un totale di 160). Subito dietro la sinistra nazionalista dello Sinn Fein di Mary Lou McDonald, paladina della riunificazione con l’Irlanda del Nord e vincitrice del voto popolare col 24,5 per cento contro il 22,2 del partito di Martin: per il Sinn Fein, protagonista di una clamorosa avanzata, i seggi sono infatti 37. Solo terzo il Fine Gale, partito di centrodestra del premier uscente Leo Varadkar e legato in Europa al Ppe: 35 i deputati assegnati.
Nonostante le lievi differenze nel numero dei deputati, il risultato delle elezioni in Irlanda conferma la sostanziale e storica parità tra i partiti unionisti di centrodestra e la sinistra nazionalista del Sinn Fein, anticipata già dagli exit poll dei giorni scorsi. Per la formazione del governo e soprattutto per la nomina del nuovo premier saranno necessarie le alleanze. E a questo proposito, decisivi potrebbero essere i 21 deputati indipendenti, ma pure i partiti minori di centro-sinistra e di sinistra, tutti in crescita: i Verdi a 12 seggi, Laburisti e Socialdemocratici a 6 ciascuno, e Alleanza Anti-Austerity Popolo Prima del Profitto a 5.
Elezioni in Irlanda: come siamo arrivati fin qui
Le elezioni generali si sono tenute con un anno di anticipo rispetto alla fine del mandato governativo. Il taoiseach (il nome con cui in Irlanda viene chiamato il primo ministro) Leo Varadkar a gennaio ha fatto un passo indietro sull’onda di un malcontento generale nell’elettorato, legato soprattutto alle disuguaglianze sociali crescenti e alle tensioni legate alla Brexit.
Il governo uscente è retto dal Fine Gael (Famiglia degli irlandesi), partito di centrodestra che fa parte del Partito popolare europeo (Ppe). Durante il suo mandato Varadkar, 41 anni, primo premier gay e figlio di immigrati della storia dell’Eire, ha promosso riforme storiche, come la legalizzazione dell’aborto e dei matrimoni omosessuali.
Il Sinn Fein ha registrato un forte aumento dei consensi nel paese, in particolare grazie alle radicali proposte economiche della sua leader Mary Lou McDonald, 50 anni, schierata su posizioni simili a quelle che nel Regno Unito sono portate avanti dal laburista Jeremy Corbyn.
Il Sinn Fein è considerato l’ex braccio politico dell’organizzazione terroristica Ira, ma negli ultimi anni ha ripulito la sua immagine ammorbidendo i propri toni e arrivando a governare in Irlanda del Nord insieme agli unionisti del Dup. La sinistra va forte soprattutto tra i giovani elettori.
L’altra forza protagonista della politica irlandese è il Fianna Fail, partito di ispirazione liberale guidato dal 60enne Micheál Martin, ministro tra il 1997 e il 2011, quando il partito era al governo.
Il sistema elettorale irlandese
La Repubblica d’Irlanda è di tipo parlamentare bicamerale, con la Camera dei Rappresentanti e il Senato. Il sistema elettorale per scegliere i rappresentanti è di tipo proporzionale. Nello specifico, esso consiste nella formula del cosiddetto voto singolo trasferibile in circoscrizioni plurinominali.
L’elettore esprime un voto di preferenza numerando i candidati in una lista preferenziale senza limiti imposti né per la scelta del partito né per la quantità di indicazioni di preferenza. Per conquistare il seggio, il candidato dovrà raggiungere un numero minimo di voti indicati nella soglia specifica (quota Dropp) per ogni circoscrizione.