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Elezioni Grecia 2019: sfida tra Tsipras e Mitsotakis

Immagine di copertina

Elezioni Grecia 2019: domenica 7 luglio sfida tra Tsipras e Mitsotakis

Elezioni Grecia 2019 | Tsipras | Mitsotakis – Domenica 7 luglio la Grecia va a elezioni anticipate.

I cittadini ellenici saranno chiamati alle urne per la sesta volta negli ultimi dieci anni, la prima dopo la fine del pacchetto di austerità imposte dalla cosiddetta Troika.

La decisione di andare al voto tre mesi prima della scadenza naturale della legislatura è stata presa dal premier uscente Alexis Tsipras in seguito ai risultati delle Elezioni Europee.

QUI I PRIMI EXIT POLL SULLE ELEZIONI IN GRECIA


In quell’occasione, infatti, Syriza, il partito di estrema sinistra del Primo ministro ha ottenuto il 25 per cento dei consensi, mentre i conservatori di Nuova Democrazia hanno ottenuto il 33,5 per cento dei voti.

Una vera e propria debacle, acuita dal fatto che Nuova Democrazia ha trionfato anche alle amministrative, che si sono tenute nello stesso giorno delle Europee, che ha costretto Tsipras a presentare le sue dimissioni al presidente della Repubblica.

Elezioni Grecia 2019 | La sfida tra Tsipras e Mitsotakis

Così come alle Europee, la sfida per la guida del Governo del Paese sarà tra il premier uscente Alexis Tsipras, del partito di estrema sinistra Syriza, e Kyriakos Mitsotakis, di Nuova Democrazia [qui il suo profilo].

Per convincere gli elettori a rinnovargli la fiducia, Tsipras punta sulla sua indipendenza dalla Troika. Dal 2018, infatti, la Grecia è ufficialmente uscita dal programma di aiuti internazionali e ora può operare sulla sua economia senza vincoli esterni.

La Grecia ha detto addio alla Troika, ma la crisi è davvero finita?

Tsipras, infatti, non ha potuto realizzare molte delle cose promesse in campagna elettorale a causa dei pesanti tagli che gli sono stati imposti.

Questo ha provocato un crollo di consensi soprattutto da parte della classe operaia, che rappresentava lo zoccolo duro del partito, e che si è sentita tradita dal proprio leader.

Per tentare di recuperare il consenso sia della classe operaia che della classe media, il premier uscente sostiene che il suo sfidante voglia aumentare la settimana lavorativa a sette giorni, diminuire il rapporto tra entrate e uscite ed effettuare tagli ai dipendenti pubblici.

Provocazioni non raccolte da Kyriakos Mitsotakis che ha la strada spianata verso la vittoria grazie anche ai pesanti tagli effettuati in passato da Tsipras, uno tra tutti quelli alle pensioni e alle agevolazioni fiscali per il 2019 e il 2020.

Mitsotakis, nonostante il suo partito sia il maggior responsabile del quasi default della Grecia, ha promesso nuovi investimenti, il taglio delle tasse e un aumento dei posti dei lavoro.

Elezioni Grecia 2019 | I sondaggi

Una strategia che sembra premiare Mitsotakis e Nuova Democrazia.

Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, realizzati a cura di Europe Elects, Nuova Democrazia sarebbe in testa con quasi il 40 per cento dei consensi, 6 punti percentuali in più rispetto alle Europee.

Rispetto alle elezioni europee, invece, Syriza guadagna un punto, ma è ben lontana dal partito conservatore. Secondo la rivelazione, infatti, il partito di estrema sinistra si fermerebbe al 26,1 per cento.

Il rilievo statistico, inoltre, assegna il 4 per cento ad Alba Dorata e il 7 per cento al Movimento per il Cambiamento, partito di centrosinistra fondato nel 2018.

 

Elezioni Grecia 2019 | La crisi economica e l’era Tsipras

Alexis Tsipras nel gennaio 2015 diviene il più giovane capo di governo in 150 anni di storia quando il partito di sinistra Syriza vince le elezioni elleniche con il 36,3 per cento dei voti.

Tre anni prima, nel 2012, Syriza aveva già avuto un exploit ottenendo il 16,8 per cento dei consensi nella prima tornata elettorale e il 26,89 per cento delle preferenze nella seconda, originata dall’impossibilità di formare un governo a causa del frammentato risultato della precedente consultazione.

Quando diviene Primo ministro, Tsipras trova un Paese a un passo dalla bancarotta, con un tasso di disoccupazione e di povertà che raggiungono livelli record.

Per capire cosa è successo, però, bisogna fare un piccolo passo indietro e tornare al 2009, quando George Papandreou, appena eletto premier, rivela che i precedenti governi hanno falsificati il bilancio dello Stato per consentire al Paese di essere ammesso nell’Unione Europea.

Papandreou afferma che il deficit ammonta al 12,7 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) e il debito pubblico sfiora i 300 miliardi di euro.

Per evitare il default, la Grecia chiede aiuto alla comunità internazionale.

A maggio 2010 arriva il primo pacchetto di salvataggio della Troika, ovvero il trittico formato dalla Commissione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, che consiste in 110 miliardi di euro, erogati in più tranche nell’arco di tre anni.

In cambio, il Governo accetta un rigido piano di austerity, che prevede tagli alla spesa pubblica e massicce privatizzazioni.

Tuttavia, la situazione finanziaria resta grave: nel 2012 Ue, Bce e Fmi danno il via libera al secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro.

Tsipras viene eletto soprattutto per il suo programma profondamente critico rispetto alle politiche di austerity.

Subito dopo la proclamazione, Tsipras dà vita a un duro braccio di ferro con la Ue, Bce e Fmi sullo sblocco del terzo programma di aiuti.

Tsipras, così, indice un referendum che vede affermarsi in modo netto il No alle condizioni imposte dalla Troika, che comporterebbero nuovi sacrifici.

Nonostante si faccia strada l’ipotesi di uscire dalla moneta unica per tornare alla Dracma, alla fine Tsipras accetta il terzo pacchetto di aiuti dalla Troika del valore di 86 miliardi.

Durante questo periodo, Tsipras ha dato vita a numerose privatizzazioni e a pesanti tagli al bilancio che hanno portato circa 700mila persone della classe media ad essere a rischio povertà.

Nel 2018, Tsipras, da Itaca, annuncia che “Sono finiti otto anni di Odissea”. La Grecia, infatti, è ufficialmente uscita dal piano di aiuti internazionali.

Nonostante la Grecia si sia liberato dalla Troika e l’economia sia lentamente ripartita, gli effetti dell’austerità si continuano a sentire: ecco perché Tsipras potrebbe capitolare nelle elezioni di domenica.

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