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Mancano 100 giorni alle elezioni europee: cosa c’è da sapere per arrivare preparati

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Il 15 febbraio 2019 ricorrono i cento giorni dalle elezioni europee, o meglio alla data italiana delle Europee: il 26 maggio 2019. In Europa infatti i 27 stati membri votano in una finestra di 4 giorni, dal 23 al 26. Circa 400 milioni di cittadini europei saranno chiamati a rinnovare il parlamento europeo, eletto a suffragio universale dal 1979.

Leggi anche: Gli ultimi sondaggi elettorali sulle elezioni europee 2019

Si tratta di un fondamentale banco di prova sia per gli equilibri interni italiani, che che una prova del nove per testare l’avanzata dei populismi in Europa. I seggi da assegnare alle prossime elezioni saranno 705 e non più 751, dal momento che il prossimo 29 marzo il Regno Unito uscirà definitivamente dall’Ue.

Il primo giorno di elezioni sarà il 23 maggio, e interesserà solo i Paesi Bassi, il 24 è il turno dell’Irlanda, il 25 di Lettonia e il 26 di tutti gli altri paesi. Il sistema elettorale cambia di paese in paese.

Il numero dei deputati di uno stato membro è calcolato in base alla sua popolazione. I seggi sono così divisi tra i 27 stati membri:

Germania: 96

Francia: 79 (5 in più rispetto al 2014)

Italia: 76 (3 in più rispetto al 2014)

Spagna: 59 (5 in più rispetto al 2014)

Polonia: 52 (1 in più rispetto al 2014)

Romania: 33 (1 in più rispetto al 2014)

Paesi Bassi: 29 (3 in più rispetto al 2014)

Belgio: 21

Grecia: 21

Repubblica Ceca: 21

Ungheria: 21

Portogallo: 21

Svezia: 21 (1 in più rispetto al 2014)

Austria: 19 (1 in più rispetto al 2014)

Bulgaria: 17

Danimarca: 14 (1 in più rispetto al 2014)

Slovacchia: 14 (1 in più rispetto al 2014)

Finlandia: 14 (1 in più rispetto al 2014)

Irlanda: 13 (2 in più rispetto al 2014)

Croazia: 12 (1 in più rispetto al 2014)

Lituania: 11

Lettonia: 8

Slovenia: 8

Estonia: 7 (1 in più rispetto al 2014)

Cipro: 6

Lussemburgo: 6

Malta: 6

Le elezioni del parlamento e la procedura del “candidato principale”

I risultati elettorali saranno molto importanti non solo per la formazione del parlamento ma anche perché influenzeranno l’elezione del Presidente della Commissione europea: è la procedura del “candidato principale”.

Dal 2014 è infatti in uso la cosiddetta procedura dei candidati capilista, SpitzenKandidat.

Ecco come funziona:

I partiti politici europei scelgono il proprio candidato per la Presidenza della Commissione. Dopo le elezioni di maggio

Il presidente del Consiglio europeo consulta il Parlamento su un possibile candidato alla presidenza della Commissione, tenendo conto dei risultati emersi dalle urne. Dopo le consultazioni, il presidente del Consiglio europeo propone un candidato al Consiglio europeo. Il Consiglio europeo vota la proposta del candidato, con maggioranza qualificata.

La palla passa poi al Parlamento europeo che deve eleggere il presidente della Commissione, proposto dal Consiglio europeo, con almeno 353 voti.

A questo punto è il momento di scegliere i commissari che affiancano il presidente: sono gli stati membri a proporre i nomi, uno per ogni stato.

Il parlamento a quel punto elegge l’intera commissione.

Il partito politico europeo è costituito dai singoli partiti nazionali, con parlamentari eletti in almeno un quarto degli stati membri.

I principali partiti europei sono il Ppe (Partito popolare europeo), il cui candidato principale è il tedesco Manfred Weber. Vi è poi il Pse (Partito dei socialisti europei), guidato dall’olandese Frans Timmermans. Il terzo grande partito è quello dei Conservatori e riformisti europei, l’Ecr, il cui candidato principale è il ceco Jan Zahradil.

L’Alleanza dei liberali e dei democratici per l’Europa, Alde, il cui attuale capo politico è Guy Verhofstadt, non ha ancora scelto il suo, o probabilmente i suoi, candidati.

Il partito europeo dei Verdi ha scelto due candidati principali, Ska Keller e Bas Eickhout.

In una risoluzione votata a febbraio 2018, il Parlamento si è impegnato rifiutare qualsiasi candidato alla Presidenza della Commissione che non sia stato designato “candidato capolista” prima delle elezioni europee.

Il sistema elettorale italiano

In Italia si vota con un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 4 per cento. Accedono al riparto dei 76 seggi spettanti all’Italia su base nazionale solo i partiti che hanno ottenuto almeno il 4 per cento dei voti validi. In un secondo momento i seggi vengono assegnati a ciascuna lista su base circoscrizionale. Vengono eletti eurodeputati i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze nelle varie liste.

Il territorio italiano è un unico collegio elettorale diviso in cinque circoscrizioni: Nord-occidentale (circ. I), nord-orientale (circ. II), centrale (circ. III), meridionale (circ. IV), insulare (circ. V).

Le cinque circoscrizioni hanno schede di colore diverso: grigio per l’Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), marrone per la nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna), rosso per l’Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), arancione per la meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) e rosa per l’Italia insulare (Sicilia, Sardegna).

Il voto si esprime tracciando un segno X sul contrassegno corrispondente alla lista prescelta candidata nella propria circoscrizione.

Si può anche esprimere il voto di preferenza per uno, due o tre candidati della lista votata. Se si sceglie di usare tutte e tre le preferenze, i candidati devono essere di sesso diverso, altrimenti la terza preferenza viene automaticamente annullata.

I voti di preferenza si esprimono scrivendo, nelle righe vicino al simbolo della lista, il nome e cognome o solo il cognome dei candidati preferiti.

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