In India un elefante è morto dopo aver mangiato un ananas riempito di petardi
In un’India martoriata dal Coronavirus (Mumbai è in ginocchio) e con un ciclone che sta per abbattersi sullo stato di Maharashtra, la morte straziante di un elefante incinta si sta guadagnando l’attenzione di cittadini e media nazionali. L’hanno trovato in piedi, nel fiume Velliyar, nel parco nazionale della Silent Valley, nel Kerala. Aveva una profonda ferita alla mascella e la testa immersa nell’acqua. Il mondo animalista e non solo è in rivolta perché il povero elefante incinta è morto in modo atroce, ovvero dopo aver mangiato del cibo (a quanto pare un ananas) all’interno del quale erano nascosti dei petardi.
La guardia forestale del parco che cha trovato l’animale morto ha raccontato: “Abbiamo osservato l’elefante vagare, anche nell’area privata della foresta. Quando uno dei membri del nostro staff è andato a osservarlo, ha visto che aveva una grossa ferita nella zona della mascella inferiore. Stava morendo di fame perché non riusciva più a mangiare a causa del dolore. Un po’ d’acqua è solo ciò che ha consumato prima della morte”. L’elefante dunque si è immerso nell’acqua per cercare sollievo. Quello che non è chiaro è la dinamica dell’incidente. In molti pensano che qualcuno lo abbia ferito di proposito dandogli l’ananas con i petardi, altri invece accusano alcuni locali di utilizzare cibo “esplosivo” come trappola per i cinghiali, sospettando che l’elefante sia incappato in una di queste.
Entrambe le ipotesi sono comunque fonte di sdegno e accese polemiche in India sia sui social che sui principali media.“Si fidava di tutti. Non ha fatto del male a un singolo essere umano anche quando correva con un dolore atroce nelle strade del villaggio. Non ha distrutto una sola casa. Avrebbe partorito tra 18/20 mesi”, ha scritto la guardia forestale sui social, postando una foto dell’elefante. Che dopo la sua morte è stato caricato su un camion e riportato all’interno della foresta dove gli ufficiali lo hanno cremato. “Aveva bisogno di ricevere l’addio che meritava. Giaceva lì sulla legna da ardere, nella terra in cui giocava e cresceva”, ha raccontato con commozione la guardia forestale.