Egitto, rapita in pieno giorno l’attivista per i diritti umani Sanaa Seif
La sorella del prigioniero di coscienza Alaa Abdelfattah è stata portata via in un minibus bianco, è riapparsa alla procura della Sicurezza di Stato due ore dopo
In Egitto le sparizioni forzate non si fermano mai, nemmeno per un giorno. Oggi, 23 giugno, è toccato a Sanaa Seif, sorella dell’attivista e prigioniero di coscienza egiziano Alaa Abdelfattah, in carcere con l’accusa di aver organizzato proteste contro il regime di Abdel Fattah Al-Sisi. Erano da poco passate le 14, Sanaa era con sua sorella Mona Seif e sua madre Laila Souef. La ragazza è stata fermata fuori dagli uffici della Procura di El Reha – nella Nuova Cairo – da persone in borghese scese da un minibus.
“Si tratta dell’ennesimo atto di rappresaglia contro la famiglia del blogger, ieri mentre erano fuori dalla prigione di Tora, sono state aggredite da un gruppo di donne che operano subito per conto del Ministero degli Interni. Hanno subito denunciato quanto avvenuto e sono andate personalmente dal procuratore per mostrare i lividi che gli avevano procurato durante l’aggressione” denuncia Mohamed Lofty, direttore della Commissione egiziana per la libertà e i diritti.
Come spiega Amnesty International Italia, in quel momento le tre donne e l’avvocato si stavano apprestando a sporgere denuncia contro ignote per l’aggressione e la rapina che avevano subito il giorno prima ai cancelli della prigione di Tora, dove è detenuto Alaa Abdelfattah e c’è anche Patrick Zaky. Laila Souef e Mona e Sanaa Seif erano ferme di fronte all’ingresso della prigione da due giorni, in attesa che venisse loro consegnata una lettera del congiunto. La famiglia di Abdelfattah ne ha ricevuto una tre settimane fa, che gli è stata consegnata solo dopo un’analoga pressione da parte di sua madre e delle sue sorelle rimaste diversi giorni davanti alla prigione di Tora.
Nel tardo pomeriggio Sanaa Seif è riapparsa negli uffici della Procura suprema per la sicurezza dello stato ed è stata interrogata sulle accuse, mosse nei suoi confronti, di “diffusione di notizie false”, “incitamento a compiere reati di terrorismo” e “uso improprio dei social media”.
Amnesty International ha sollecitato il governo egiziano a garantire il rilascio immediato Sanaa Seif, a indagare sul rapimento odierno e sull’aggressione subita il giorno precedente, ad assicurare il regolare scambio di corrispondenza tra i familiari e Alaa Abdelfattah e a scarcerare quest’ultimo, in detenzione arbitraria dal settembre 2019.