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Egitto: eseguite 16 condanne a morte soltanto nell’ultima settimana

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Sedici persone sono state giustiziate nel corso dell’ultima settimana in Egitto, dove l’accelerazione del ricorso alla pena di morte registrata negli ultimi anni da parte delle autorità locali ha allarmato le associazioni a difesa dei diritti umani. La notizia delle esecuzioni, tutte riguardanti detenuti già nel braccio della morte, è stata divulgata dall’agenzia di stampa privata Al-Watan.

Nove condanne a morte sono state eseguite oggi in una struttura carceraria di massima sicurezza del Cairo. Tra i giustiziati figurano otto uomini e una donna condannati in altrettanti processi penali per vari reati quali omicidio e rapina. All’inizio della scorsa settimana, altre sette persone erano invece state giustiziate nella prigione di Borg al-Arab ad Alessandria, tutte condannate per omicidio e provenienti dai governatorati di Alessandria, Beheira e Daqahlia.

A metà giugno, la massima corte egiziana aveva confermato le condanne a morte comminate a 12 imputati legati ai Fratelli Musulmani per il caso del Massacro di Rabaa, una strage perpetrata dai militari dopo il golpe dell’attuale presidente Abdel Fatah al-Sisi contro i manifestanti riuniti in piazza Rabi’a al Cairo per resistere al colpo di Stato.

Una sentenza definita allora “ingiusta” da nove organizzazioni egiziane a tutela dei diritti umani, che avevano chiesto un’immediata moratoria sulla pena capitale in Egitto per “l’assoluta mancanza di una magistratura indipendente e imparziale, disposta a sostenere gli standard minimi di un giusto processo e di giustizia”.

Secondo una ricerca pubblicata dall’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr) – la Ong con cui collaborava Patrick Zaki, l’attivista per i diritti umani e ricercatore iscritto all’università di Bologna in carcere senza processo dal febbraio 2020 – il numero di procedimenti legali conclusi nel Paese nordafricano con condanne a morte ha mostrato “un aumento costante” negli ultimi tre anni.

Non solo: anche il numero di esecuzioni resta elevato: nell’ottobre scorso le autorità hanno giustiziato ben 53 persone, il maggior numero di condanne a morte eseguite in un solo mese in Egitto negli ultimi cinque anni. La legge egiziana prevede la pena capitale per oltre un centinaio di reati,  tra cui una serie di crimini legati al traffico di stupefacenti e al terrorismo.

In un rapporto stilato in merito nel 2018, l’Eipr sostiene che la pena di morte “costituisca una grave violazione dei diritti umani, senza assicurare alcuna forma di deterrenza”. Inoltre, l’organizzazione ricorda come questa “non sia prescritta dalla legge islamica (shari’a), come comunemente percepita”. Eppure, secondo la Ong, “nonostante una tendenza globale verso l’abrogazione della pena di morte, la posizione ufficiale del governo egiziano è quella di incoraggiare la persistenza della pena capitale”.

Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, nel 2020 l’Egitto ha triplicato le esecuzioni rispetto all’anno precedente. Con almeno 107 esecuzioni, il Cairo figura al terzo posto dopo Cina e Iran per numero di condanne a morte eseguite durante lo scorso anno. “Almeno 23 esecuzioni hanno riguardato casi di violenza politica e sono state precedute da processi clamorosamente irregolari, basati su ‘confessioni’ forzate e altre gravi violazioni dei diritti umani come la tortura e le sparizioni forzate”.

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