Dopo Bashar
Nella Siria del futuro, a governare potrebbe essere un militare dissidente: Ali Habib
In un’ipotetica Siria post-Assad, potrebbe essere l’ex ministro della Difesa Ali Habib a prendere le redini dello Stato in attesa che la fase di transizione tra un governo e l’altro termini. Habib è un militare alawita e ha servito per oltre mezzo secolo l’esercito siriano toccando l’apice della sua carriera nell’arma con il grado di tenente generale.
Ma è dal 4 settembre che di lui non si hanno più notizie. I media nazionali assicurano che è ancora in Siria e che non ha seguito l’orda di gente in fuga verso Beirut per paura di un attacco statunitense. Ma non ci sono neanche un’immagine o una fotografia che ne confermino la presenza o addirittura che sia vivo.
Si è parlato di una sua defezione. Fonti dell’opposizione siriana raccontano di una rottura tra lui e il suo governo, con una conseguente fuga in Turchia e proprio lì, starebbe lavorando con le potenze internazionali per la transizione politica di cui tutti parlano, quella post-Assad.
Habib sarebbe perfetto per il nuovo incarico. La sua natura alawita non permetterebbe un cambio drastico e la sua carriera di uomo decorato riuscirebbe a conquistare numerosi consensi. Si dice anche che Habib sia stato uno dei pochi a opporsi ad Assad quando questi chiese all’esercito si di sferrare l’attacco contro le roccaforti dell’insurrezione. Habib ritardò le azioni di attacco sui manifestanti nelle città di Hama e Homs, permettendo così la fuga di alcuni ribelli. Inoltre, avrebbe anche permesso e facilitato in gran segreto il viaggio di un ambasciatore americano a Homs, nel luglio 2011.
Sembra che le sue tracce si siano perse dopo una discussione con il presidente sui piani d’attacco contro i manifestanti di Hama: «C’è stata una discussione tra lui e Assad – ha detto Radwan Ziadeh, membro del Consiglio nazionale siriano – Habib lo ha accusato di voler replicare ciò che aveva fatto ad Hama», riferendosi al massacro del 1982 quando Hafez Assad (padre dell’attuale presidente) represse una rivolta causando oltre 20mila morti.
Ufficialmente, Habib è stato licenziato nel mese di agosto 2011 e la notizia fu commentata dallo stato siriano così: «Malato per un certo periodo, la salute di Habib è recentemente peggiorata». Si pensò di tutto, perfino che fosse stato ucciso e fatto sparire, ma dopo qualche mese una sua apparizione in televisione smentì queste ipotesi.
Adesso si attende una sua nuova entrata e chissà che questa volta non passi proprio dalla porta principale, a braccetto con l’Onu e gli Stati Uniti d’America.