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Cose da sapere sul doping sistematico nello sport in Russia

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Il governo russo è accusato di essere complice di un programma di doping sistematico che coinvolge da diversi anni atleti, allenatori e funzionari governativi

Lunedì 9 novembre 2015 alcuni investigatori della World Anti-Doping Agency (Wada), l’agenzia mondiale antidoping, hanno accusato diversi atleti russi professionisti, tra cui alcuni campioni olimpionici, di aver partecipato a un programma di doping sistematico gestito dal governo russo.

Oltre agli atleti, il programma coinvolgerebbe anche allenatori, istruttori, dottori, funzionari del governo russo e il personale di un laboratorio che si trova a Mosca e che si occupa di test antidoping.

Durante le olimpiadi invernali di Sochi del 2014, il laboratorio in questione ebbe il compito di supervisionare i test antidoping a cui venivano sottoposti gli atleti nel corso della manifestazione sportiva.

Secondo il rapporto reso pubblico dalla Wada, sarebbero stati tutti complici nel fornire le sostanze dopanti o nell’occultare i test qualora questi ultimi fossero risultati positivi agli esami antidoping.

Il programma sarebbe stato finanziato e sostenuto dal governo russo, rendendolo così non solo complice ma anche vero e proprio sponsorizzatore del piano di doping sistematico.

Le prove sarebbero state raccolte in un periodo della durata di dieci mesi. Con lo scoppio del caso doping sistematico in Russia, alcuni osservatori hanno commentato la vicenda associandola quasi immediatamente a un nuova guerra fredda sportiva.

Secondo il giornalista italiano Nicola Sbetti, la questione è ben più complessa di una diatriba tra Stati Uniti e Russia e per questo ha scritto un commento in dodici punti sull’inchiesta della Wada, il doping russo e la crisi della Federazione internazionale di atletica.

IL LABORATORIO RUSSO COINVOLTO 

Il laboratorio russo coinvolto nello scandalo era in realtà già stato sospeso dalla Wada due mesi prima dell’inizio delle olimpiadi di Sochi del 2014.

Secondo l’agenzia antidoping mondiale, avrebbe dovuto completare oltre 2mila test antidoping per le olimpiadi, e avrebbe dovuto promuovere e implementare nuove riforme al fine di aumentare l’affidabilità dei suoi test. 

In caso non lo avesse fatto, la Wada avrebbe dovuto revocare la sua certificazione di laboratorio per i test anti-doping, ma il laboratorio si era apparentemente adeguato agli standard richiesti.

In seguito al rapporto dell’agenzia mondiale anti-doping pubblicato a novembre 2015, il direttore del laboratorio in questione Grigory Rodchenkov si è dimesso.

CHI È INDAGATO 

Gli atleti e gli allenatori russi nominati nel rapporto dell’agenzia mondiale antidoping sono in tutto dieci, tra cui le vincitrici degli 800 metri alle olimpiadi di Londra del 2012, Mariya Savinova ed Ekaterina Poistogova.

Il Comitato olimpico internazionale (Ioc) avrebbe richiesto alla Federazione mondiale dell’atletica (Iaaf) di agire in merito a quanto rivelato dalla Wada.

Il rapporto dell’agenzia mondiale antidoping, infatti, sollecitava la squalifica della Russia dalle competizioni sportive per via del programma di doping nazionale e in particolare l’eliminazione a vita dei dieci atleti e allenatori da qualsiasi competizione sportiva.

NON È LA PRIMA VOLTA 

Anche negli anni Settanta vi era un programma di doping sistematico finanziato e controllato dall’Unione Sovietica. Nella Germania dell’Est, per esempio, i bambini con un particolare talento nello sport venivano scelti dalle scuole sportive.

Allenatori e dottori venivano impiegati a tempo pieno per allenarli, e i festival sportivi diventarono importanti eventi nazionali.

Per migliorare le loro performance, a diverse atlete – alcune delle quali anche dell’età di 12 anni – venivano somministrati ormoni maschili e steroidei non testati, senza che loro ne fossero a conoscenza.

Questo portò alla vittoria di centinaia di medaglie da parte degli atleti della Germania dell’Est tra il 1964 e il 1988, ma anche a significanti problemi di salute per gli atleti costantemente dopati già da una giovane età.

Ma non si tratta soltanto di un residuo del vecchio sistema dell’Unione Sovietica: nell’ottobre del 2013 la Russian Anti-Doping Agency (Rusada), l’agenzia antidoping russa, rivelò che il numero dei casi presunti di doping era raddoppiato rispetto all’anno precedente.

Non solo: fra i 15 atleti risultati positivi ai test anti-doping delle olimpiadi di Londra del 2012, ben sette rappresentavano Paesi che avevano fatto parte del blocco orientale.

L’IMPORTANZA DELLO SPORT IN RUSSIA 

La Russia ha recentemente avuto un ruolo fondamentale a livello internazionale per quanto riguarda lo sport. Non solo, essere sportivi è motivo di orgoglio nazionale. Per questo il rapporto della Wada è stato in parte recepito dalla popolazione come un affronto personale al Paese da parte dell’occidente.

“Il mondo occidentale è invidioso dei risultati ottimi ottenuti dai nostri atleti, perciò avanzano queste accuse sul doping”, ha dichiarato un ingegnere edilizio in pensione russo, Boris Ivanov, “Tutti si dopano, atleti statunitensi e anche di altre nazioni!”

Negli ultimi anni, la Russia ha ospitato diverse competizioni internazionali, come i campionati mondiali di atletica leggera a Mosca del 2013 e le olimpiadi invernali di Sochi del 2014.

La Russia è stata anche selezionata per i mondiali di calcio del 2018, sebbene alcune indagini in merito al riciclaggio di denaro e alla corruzione per l’organizzazione dell’evento potrebbero condizionare la realizzazione effettiva di Russia 2018.

Conseguentemente alle accuse della Wada – che al momento ha passato tutto il materiale delle indagini all’Organizzazione internazionale della polizia criminale Interpol –, mercoledì 12 novembre 2015 il presidente Vladimir Putin ha richiesto alle autorità sportive russe di condurre un’indagine interna.

Putin ha anche aggiunto che gli atleti “puliti” non dovrebbero essere puniti ingiustamente a causa delle azioni di altri atleti colpevoli di aver fatto uso di sostanze dopanti.

Leggi anche: La Russia coinvolta in un piano sistematico di doping 

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