Boom di donne russe incinte che vanno in Argentina per partorire: “Lo fanno per il passaporto”
Il “turismo per maternità” era una pratica diffusa in Russia già da prima dell’inizio della guerra in Ucraina, ma con l’esplosione del conflitto si è intensificato ulteriormente ed ha cambiato obiettivo: se un tempo migliaia di donne russe si spostavano negli Stati Uniti per partorire – così da garantire ai propri figli e indirettamente anche a sé stesse una doppia cittadinanza che può rivelarsi vantaggiosa se si vive in un Paese autoritario – adesso la meta preferita pare essere l’Argentina.
Nell’ultimo anno più di 5.800 “quasi mamme” si sono messe in viaggio da Mosca verso Buenos Aires. I loro figli, nati nel Paese sudamericano, ne acquisiscono la cittadinanza, che in un paio di anni può essere trasferita anche ai genitori.
Il passaporto argentino, al momento, ha un valore ben maggiore rispetto a quello russo, con il Paese destinatario di un numero sempre crescente di sanzioni internazionali. Permette infatti di viaggiare per brevi periodi senza visto in 171 Paesi, compresi quelli dell’Ue.
La Dirección Nacional de Migraciones (DNM) argentina descrive il fenomeno come “falso turismo” perché all’arrivo le donne incinte dichiarano di viaggiare per motivi turistici. Il problema è che gran parte delle partorienti non restano poi nel Paese: delle 10.500 persone di cittadinanza russa che nell’ultimo anno sono state in Argentina se ne sono fermate 3.500.
Esistono addirittura alcune agenzie specializzate in quello che la direttrice della DNM Florencia Carignano ha definito “un business redditizio”: si occupano di prenotare voli, trasferimenti aeroportuali e di fornire lezioni di spagnolo e servizi di traduzione per le pratiche burocratiche delle donne che decidono di partorire in Sud America.
I pacchetti arrivano a costare qualche migliaio di euro, il prezzo di un documento che garantisce maggiore libertà.