Il tentativo di Trump di sottrarsi all’impeachment riflette la crisi della democrazia globale
Il commento di Ishaan Tharoor sul Washington Post: quello usato da the Donald Trump è un atteggiamento comune e replicato in altri paesi
Un Donald Trump messo all’angolo dall’impeachment che si ribella come un bambino capriccioso divincolandosi dalle accuse e destreggiandosi con strategie discutibili tra un abuso di potere e un altro, mettendo a rischio la democrazia. È l’immagine del presidente degli Stati Uniti d’America che emerge dall’analisi di Ishaan Tharoor sul Washington Post.
La stampa spara a zero contro di lui? “Fake news”. I suoi avversari politici lo criticano? “Corrotti”. Allo stesso modo definisce il processo pendente al congresso per impeachment: “Un inganno”. Gli analisti più sobri ritengono che i democratici ora abbiano una prova schiacciante che testimonia l’abuso di potere di Trump.
Il suo comportamento sta destando preoccupazioni sempre maggiori in patria, ma allo stesso tempo è ravvisabile anche in altri personaggi politici del panorama globale. Proprio per questo, il timore è che la democrazia sia più a rischio di quanto non si pensi.
I capricci di Trump per mettersi al riparo dall’impeachment
“Il presidente Trump è messo all’angolo e si sta divincolando”, scrive Tharoor sul Washington Post. “Si sommano le prove sul fatto che Trump stia cercando di fare pressione sui governi stranieri perché buttino fango sui suoi avversari politici. Giovedì, di fronte alle telecamere, ha apertamente chiesto ai governi di Cina e Ucraina di investigare sul suo ex vice Joe Biden”. Un presidente americano che chiede aiuto al partito comunista cinese rappresenta un unicum nella storia.
Un Trump in lotta per la sua sopravvivenza, quello ritratto dal giornalista americano, pancia a terra sul campo di battaglia per schivare le pallottole che arrivano da ogni dove. Come può riuscire a cavarsela? Grazie al supporto dei media e al lavoro certosino svolto dai suoi collaboratori e consiglieri, impegnati costantemente a smorzare i toni dei suoi discorsi o ad abbellire le sue dichiarazioni.
La pratica di Trump è più diffusa di quanto si pensi
“I regimi autoritari hanno questo problema tutti i giorni, quando tutte le attività di governo sono il prodotto dell’identità del leader – ha scritto Timothy Naftali, direttore del Richard Nixon Presidential Library and Museum – ma questo è inusuale in una repubblica”.
Un comportamento, quello adottato da Donald Trump per mettersi al riparo dall’impeachment, che prima era inusuale nelle democrazie occidentali e ora sta diventando un luogo comune. Dall’Israele di Netanyahu all’India, passando per la Gran Bretagna. Chiunque si opponga alla parola del capo di stato diventa il bersaglio di teorie complottiste.
In Israele, ad esempio, il primo ministro ha pubblicamente denunciato di essere vittima di una caccia alle streghe dal momento che il procuratore generale sta indagando su possibili accuse di corruzione contro di lui. “In Gran Bretagna, il primo ministro Boris Johnson, salito al potere quest’anno attraverso i voti di una parte del voto britannico ha diffamato i membri del parlamento che indicavano la Brexit come tradimento e resa”, continua Tharoor. Più o meno lo stesso accade in India, dove i leader della più grande democrazia del mondo suggeriscono che i loro rivali liberal anti-nazionali debbano emigrare in Pakistan.
“I giudici scelti dallo Stato sono o i suoi giudici, o i suoi nemici”, continua Tharoor. “I giornalisti che dicono cose positive su Trump sono bravi, mentre quelli che parlano male di lui sono falsi”.