Parte il “tour della vendetta” di Donald Trump: “Ci riprenderemo l’America”
A quasi otto mesi dalla sconfitta alle elezioni, l'ex presidente degli Stati Uniti torna su un palco e attacca Repubblicani, Democratici, giudici, militari, Cina e Casa bianca. Parole al miele invece per Vladimir Putin
“Vi sono mancato?”. Comincia così da Wellington, in Ohio, il “tour della vendetta” di Donald Trump contro i Repubblicani che l’hanno sfidato all’indomani delle elezioni del 2020 e i Democratici che lo hanno sconfitto.
Saldamente alla guida del movimento Make America Great Again, nel suo discorso di sabato 26 giugno 2021, l’ex presidente degli Stati Uniti ha prima attaccato alcune frange del proprio Partito e poi l’attuale amministrazione americana e Joe Biden, ma ha anche promesso: “Vinceremo nel 2022 e nel 2024”, senza precisare se correrà di nuovo in prima persona per la Casa Bianca.
“Renderemo l’America di nuovo potente, di nuovo ricca, di nuovo forte, di nuovo orgogliosa, di nuovo sicura, renderemo l’America di nuovo grande”, ha assicurato. Ma la strada è lunga e passa dalla riconquista del Partito e dalla vittoria alle elezioni di metà mandato, previste nel novembre 2022. “Ci riprenderemo la Camera e il Senato”.
Un conto da regolare con i Repubblicani
Abito scuro, camicia bianca, cravatta rossa e una folla festante, sulle note di “God Bless the USA” di Lee Greenwood Donald Trump torna nel suo elemento grazie all’allentamento delle restrizioni anti-Covid e comincia subito a regolare i conti.
Dalla contea di Lorain rimprovera infatti il deputato repubblicano Anthony Gonzalez, rappresentante dell’Ohio al Congresso, che a gennaio votò per l’impeachment. “È un venduto, è un falso repubblicano e una vergogna”.
Il “tour della vendetta” mira in primis ad attaccare proprio quei Repubblicani che secondo lui non hanno fatto abbastanza per permettergli di restare in carica. “Il nostro movimento non è finito, è solo all’inizio, siamo una famiglia, una gloriosa nazione davanti a Dio”, ha ricordato Donald Trump ai presenti, dettando poi l’agenda del movimento Make America Great Again e del suo Partito.
“La priorità numero uno per chiunque voglia salvare l’America è dedicare ogni singola energia a ottenere una gigantesca vittoria al (le elezioni di – ndr) midterm e nel 2024″. Insomma, all’apparenza un ex presidente che guarda al futuro, senza mai dimenticare il recente passato.
Le elezioni del 2020: Donald Trump non si rassegna
Il principale motivo di frizione con alcune frange dei Repubblicani risiede proprio nelle presidenziali di novembre, perse contro Joe Biden. Una sconfitta a cui Donald Trump non si è mai rassegnato. “È stata la truffa del secolo, il crimine del secolo”, ha denunciato l’ex presidente tornando sulle accuse di presunti brogli elettorali, mai dimostrati in alcun tribunale nonostante le numerose istanze presentate dai suoi legali.
Ed è proprio con la magistratura, fino al più alto livello, che se la prende Donald Trump. “Molti giudici sono senza spina dorsale e mi vergogno della nostra Corte Suprema“, ha dichiarato il miliardario 75enne, attaccando il massimo organo giudiziario statunitense per non essere intervenuto “rettificando” l’esito del voto, nonostante la netta maggioranza conservatrice interna garantita con le sue tre nomine da presidente. “Dovremo assicurarci che non accada mai più”.
Così, pur non avendo ancora confermato se intenda o meno candidarsi alla Casa bianca nel 2024, l’ex presidente continua a dichiararsi vincitore delle scorse presidenziali. “Abbiamo vinto le elezioni due volte ed è possibile che dovremo vincerle una terza”, ha gridato alla folla riunita in Ohio. “È possibile”.
Immigrazione, politica estera ed economia: l’attacco a Joe Biden
Il cuore del discorso di Donald Trump è però tutto dedicato all’attuale amministrazione americana, accusata di una serie di presunti “disastri” compiuti “in soli 5 mesi” sull’immigrazione, in politica estera e interna e in economia.
“Stanno smantellando la frontiera meridionale più sicura di sempre”, ha denunciato l’ex presidente, attaccando le politiche per l’immigrazione volute da Joe Biden che – sostiene lui – “favoriscono” l’ingresso di immigrati clandestini negli Stati Uniti. In proposito, Donald Trump è tornato ancora una volta a recitare la poesia “The Snake” – il serpente – ripresa da una canzone di Al Wilson.
Il testo racconta la storia di un donna che accoglie in casa un serpente per non farlo morire di freddo restando alla fine uccisa dall’animale, che per natura finisce per morderla. Per l’ex presidente, che ha basato gran parte del proprio successo politico sulla lotta all’immigrazione proponendo la costruzione del famoso muro al confine con il Messico, si tratta di una metafora dei “pericoli” rappresentati dagli immigrati accolti in America.
“Avevano ereditato una frontiera perfetta e ora stanno facilitando l’immigrazione illegale: il muro funzionava”, ha accusato Donald Trump, atteso la prossima settimana proprio al confine meridionale statunitense insieme al governatore del Texas, Greg Abbott, una visita che – a suo dire – avrebbe costretto la vice presidente Kamala Harris a recarsi in settimana di persona alla frontiera “perché altrimenti non ci sarebbe mai andata”. “Biden ha smantellato la difesa al confine e innescato una marea di migranti”.
E non è finita. L’ex presidente ha poi accusato il proprio successore alla Casa bianca di “inchinarsi davanti ai nemici” dell’America. Joe Biden è “debole con la Cina, con l’Iran, con tutti”, ha affermato Donald Trump che è tornato ad attaccare Pechino, denunciandone la presunta collusione con l’attuale amministrazione americana.
“Il (nuovo Corona) virus arriva da un laboratorio di Wuhan, avevo ragione io”, ha urlato l’ex presidente, denunciando il presunto insabbiamento da parte dell’attuale Casa bianca delle indagini sulle origini della Covid-19. “Io non voglio distruggere la democrazia, sto cercando di salvare la democrazia americana”, ha ribadito, accusando i Democratici di aver sfruttato la pandemia per “rubare le elezioni”.
Ricordando di essere stato accusato di un’eccessiva vicinanza con il Cremlino di Vladimir Putin, Donald Trump ha comunque rivendicato il proprio rapporto con il presidente russo, definito dall’attuale presidente americano un “assassino“. “Non è una brutta cosa avere un buon rapporto con Putin“, ha detto alla folla. “Alla fine vado d’accordo con tutti, a volte ci vuole solo un po’ di più”.
Il miliardario ha quindi attaccato duramente il suo successore e i media, molto più indulgenti – secondo lui – con l’attuale presidente. “Invece Biden ha bloccato l’oleodotto Keystone XL e poi ha approvato il Nord Stream 2″, un progetto volto al trasporto di gas dalla Russia alla Germania.
L’ex presidente se l’è presa anche con i vertici militari, pur senza fare nomi. Durante il suo discorso infatti ha lanciato un’invettiva contro non meglio specificati generali “consapevoli di un’ingiustizia”, rappresentata da “una teoria sulla razza insegnata a forza tra i militari”. Il riferimento è probabilmente diretto al generale Mark A. Milley, Capo dello stato maggiore congiunto delle Forze armate statunitensi, che di recente ha difeso gli insegnamenti antirazzisti tra i militari.
L’attacco all’attuale amministrazione ha infine toccato l’economia e la politica interna. “I prezzi della benzina stanno volando e l’inflazione è alle stelle”, ha denunciato Donald Trump, accusando il proprio successore di aver compiuto una “completa catastrofe”: dall’aumento della criminalità, all’indebolimento delle forze di polizia, all’incremento degli arrivi “stranieri illegali”, reclamando invece il merito della campagna vaccinale.
“Abbiamo prodotto tre vaccini in tempi record”, ha affermato l’ex presidente, attribuendosi uno dei primi successi rivendicati dall’attuale amministrazione. “Abbiamo messo Joe Biden in un’ottima posizione: tutto quello che doveva fare era andare al mare”.
Il giudizio sulla Casa bianca non si ferma qui ed è impietoso. “Joe Biden sta distruggendo la nostra nazione proprio sotto i nostri occhi”. Eppure, la maggior parte degli americani sembra non pensarla proprio così. Secondo gli ultimi dati disponibili, attualmente l’indice di gradimento del presidente tra il pubblico statunitense si attesta in media al 52,7 per cento, mentre Donald Trump non ha mai superato il 49 per cento durante il suo unico mandato.
Ciononostante, il miliardario promette di “rendere l’America di nuovo (e ancora più) grande”. Appuntamento allora al 3 luglio a Sarasota, in Florida, da dove l’ex presidente riprenderà il suo personale “tour della vendetta“.