Douma come Rio, le paralimpiadi in una città assediata della Siria
All'insolita competizione organizzata nella città sotto il controllo dei ribelli hanno preso parte persone con gravi menomazioni agli arti o paralizzati dalla vita in giù
A migliaia di chilometri di distanza da Rio de Janeiro dove in queste settimane si stanno svolgendo i Giochi Paralimpici, in un contesto estremamente diverso dove non c’è spazio per gli inni nazionali o per le bandiere issate, dove non ci sono podi sui quali salire né medaglie da conquistare, ma solo il rumore delle bombe che cadono, dei palazzi che crollano su se stessi e delle vittime civili che pagano il prezzo più alto nel conflitto siriano, un gruppo di disabili della città di Douma, sotto il controllo dei ribelli, ha deciso di cimentarsi in una competizione particolare: una gara di sedie a rotelle.
L’insolito evento è stato organizzato giovedì 8 settembre da una Ong locale – l’Associazione Wafa, in supporto delle persone disabili che vivono nelle città siriane assediate – e ha coinvolto un piccolo gruppo di siriani affetti da disabilità agli arti inferiori, causate principalmente dai bombardamenti.
Questi si sono sfidati su una sedia a rotelle di fortuna, fra le macerie della città considerata una roccaforte dell’opposizione che si trova non lontana della capitale Damasco.
Circondata dalle truppe governative dal 2013 e soggetta a incessanti bombardamenti da parte del regime, Douma non è un luogo scontato per organizzare una gara di sedia a rotelle di fortuna.
Nonostante le innumerevoli difficoltà dovute alle conseguenze devastanti della guerra, ciò non ha impedito a una decina di uomini portatori di handicap, giovani e maturi, di schierarsi fuori dall’edificio che ospita l’organizzazione non governativa e partecipare all’insolita competizione.
Molti dei partecipanti hanno subito gravi lesioni, come l’amputazione delle gambe o la perdita dei piedi, mentre altri hanno riportato lesioni alla spina dorsale che li hanno costretti all’immobilità.
(La gara in sedia a rotelle organizzata dalla Ong Wafa a Douma. Credit: Facebook. L’articolo prosegue sotto l’immagine)
Fin dalla prima mattina di giovedì, i partecipanti si sono schierati sulla linea di partenza e hanno atteso il segnale d’avvio, per poi partire spingendo con energia le ruote delle carrozzine e percorrendo un viale alberato con ai lati negozi ed edifici parzialmente distrutti. Non sono mancati nemmeno gli spettatori casuali, che si sono fermati lungo la strada per osservare quel gruppo di persone.
L’evento è stato il primo del suo genere nella città a Douma e l’obiettivo, come ha raccontato all’agenzia di stampa Afp uno dei partecipanti, Mohamed al-Sheikh, è quello di “provare a ricercare il senso della nostra vita e il nostro senso morale”.
“Ci auguriamo per il futuro che ci siano altri eventi come questo. Finché saremo in grado di usare il cervello, sarà possibile superare i nostri handicap fisici”, ha aggiunto Abu Ahmad, un giovane siriano di 30 anni paralizzato alle gambe.
L’evento è stato senza dubbio un momento significativo e socialmente condiviso, come hanno sottolineato i membri dell’organizzazione non governativa impegnata nel fornire supporto quotidiano alle vittime del conflitto.
“Abbiamo riabilitato tutti coloro che soffrono di lesioni al midollo spinale in modo da offrire loro una seconda chance di vita, permettendogli di vivere dignitosamente seppur su una sedia a rotelle”, ha raccontato uno dei supervisori dell’associazione Wafa promotrice dell’evento. Fino a oggi, l’associazione ha fornito sostegno psicologico a 200 disabili residenti a Douma.
Secondo il centro medico di Douma, tra l’agosto del 2015 e il luglio del 2016, sono state eseguite circa 126 amputazioni causate principalmente dalle bombe a grappolo sganciate sulla città e in altre parti della Siria. Dall’inizio del conflitto nel marzo del 2011, in Siria sono state uccise più di 290mila persone, mentre almeno un milione hanno riportato delle gravi ferite.
In particolare, Douma è stata fra le aree più prese di mira dalle forze governative e dagli alleati, con frequenti raid aerei e non sono mancati problemi quotidiani legati all’approvvigionamento dei beni di prima necessità come acqua, cibo e medicinali.