Come funziona il diritto all’aborto nei vari paesi del mondo
Di nazione in nazione, le differenze normative sono tante. Ma è possibile raggrupparle in una serie di categorie, rappresentate in un'unica mappa
La legislazione sull’aborto, inteso come interruzione volontaria di gravidanza, è estremamente variegata nel mondo. aborto mondo
Ai due estremi troviamo 61 paesi in cui l’aborto è sempre permesso – entro un certo periodo di tempo durante la gravidanza – e quelli in cui è vietato in ogni circostanza, che sono cinque. In mezzo, una serie di eccezioni.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha individuato i casi in cui, nei paesi che non tutelano il diritto all’aborto nella sua interezza, è permesso comunque interrompere la gravidanza.
Queste condizioni sono i rischi per la vita della madre e per la sua salute fisica e mentale, i casi di stupro o incesto, le anomalie del feto che rendono impossibile portare a termine la gravidanza e motivazioni socio-economiche.
La combinazione di questi fattori restituisce la grande varietà delle leggi adottate dai singoli paesi sul tema.
Sono tanti gli elementi che storicamente hanno influito sui vari percorsi legislativi in merito all’aborto, da quelli religiosi a quelli etici, passando per quelli di natura politica e pragmatica.
Resta il fatto che anche quando non è espressamente permesso – o è punibile la sua pratica – l’aborto viene praticato in maniera illegale e clandestina, esponendo le madri a rischi enormi per la loro salute fisica e mentale.
La maggior parte dei paesi in cui l’aborto è sempre consentito si trovano in Europa. Città del Vaticano e Malta sono i due paesi che per legge vietano categoricamente l’aborto in ogni caso.
Poi troviamo paesi come San Marino, Liechtenstein, Andorra e Irlanda e Irlanda del Nord – esplicitamente esclusa dall’Abortion act del 1967 che invece riguarda Inghilterra, Scozia e Galles – che hanno severe limitazioni al diritto di interruzione di gravidanza, seguite da paesi come Finlandia, Polonia, Islanda e Monaco in cui la legge pone dei limiti, seppur non severi come in altri stati.
In Italia l’aborto è legale dal 1978, quando fu approvata la legge 194 che prevedeva l’abrogazione degli articoli del codice penale riguardanti i reati d’aborto.
È possibile interrompere la gravidanza entro 90 giorni dall’inizio della gestazione oppure tra il quarto e quinto mese solo per motivi di natura terapeutica. Due anni dopo fu indotto un referendum per cancellare tale legge ma il No vinse in larghissima misura (88 per cento), mantenendo la legge in vigore.
La mappa con le varie legislazioni in tema di interruzione di gravidanza (cliccando sullo zoom appariranno le etichette con i nomi dei paesi):
A: Aborto sempre legale su richiesta
B: aborto legale nei casi di rischio per la vita della madre, della sua salute fisica e mentale, in caso di stupro, anomalie del feto o per fattori socio-economici
C: aborto legale nei casi precedenti tranne per i fattori socio-economici
D: aborto legale nei casi di rischio per la vita della madre, della sua salute fisica e mentale e caso di stupro
E: aborto legale nei casi di rischio per la vita della madre e della sua salute fisica e mentale
F: aborto legale solo nei casi di rischio per la vita della madre
G: aborto illegale in qualsiasi circostanza
H: aborto legale nei casi di rischio per la vita della madre e della sua salute fisica e mentale e nei casi di anomalie del feto e fattori socio-economici
I: aborto legale nei casi di rischi per la vita della madre, per la sua salute mentale e in caso di stupro
L: aborto legale nei casi di rischi per la vita della madre e di stupro
M: aborto legale nei casi di rischi per la salute della madre, per la sua salute fisica e in caso di anomalie del feto
N: aborto legale nei casi di rischi per la vita della madre, stupro e anomalie del feto
O: aborto legale nei casi di rischi per la vita della madre, per la sua salute fisica e in caso di stupro