Scontro tra i candidati alla vicepresidenza: Trump è un folle e Clinton una debole
Durante il dibattito, il democratico Kaine e il repubblicano Spence hanno toccato diversi argomenti, ma hanno concentrato gli affondi sui rispettivi partner
Si è svolto nella serata di martedì 4 ottobre (durante la notte italiana) il dibattito tra i due candidati alla vice presidenza degli Stati Uniti, Tim Kaine per i democratici e Mike Pence per i repubblicani.
Un dibattito acceso, talmente acceso che i due si sono spesso parlati sopra, che si è soffermato spesso e volentieri sui due candidati alla carica di 45esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e Hillary Clinton.
Il confronto si è tenuto alla Longwood University di Farmville, in Virginia, ed è stato l’unico duello tra i contendenti, mentre Trump e Clinton, che si sono già sfidati a Hampsted, a New York, il 26 settembre, si incontreranno ancora il 9 ottobre a St. Louis, in Missouri, e il 19 ottobre a Las Vegas, in Nevada.
Gli argomenti toccati da Kaine e Pence in 90 minuti sono stati numerosi, dall’aborto, alle relazioni con la Russia, alla sicurezza interna, l’immigrazione e il terrorismo.
Kaine, citando l’ex presidente Ronald Reagan, ha parlato di Trump come di un “folle maniaco” con a disposizione delle armi nucleari capace di innescare una catastrofe. Un colpo talmente violento da causare il rimbrotto di Pence, il quale a sua volta ha asserito che, come Obama, Clinton è troppo debole e inetta per la presidenza.
Il vice di Clinton ha cercato più volte di costringere il senatore dell’Indiana Pence a difendere alcune delle posizioni più contestate di Trump, ricordando per esempio come il magnate abbia lodato il presidente russo Vladimir Putin. Trump “non conosce la differenza tra leadership e dittatura”, ha detto Kaine.
Ma Pence ha ribattuto che “il piccolo e prepotente leader della Russia si è fatto più grande sul palcoscenico mondiale di questa amministrazione [l’amministrazione Obama, ndr]”. Putin rispetterebbe invece un presidente Trump perché è forte, ha concluso il suo vice.
Ovviamente, Kaine non ha mancato di citare le controversie fiscali che coinvolgono il candidato repubblicano, liquidate in fretta da Pence che ha anche aggiunto come Trump abbia sviluppato il settore immobiliare di New York creando migliaia di posti di lavoro.
Il compito di Pence in questo dibattito non era solo quello di compensare la debole performance di Trump durante il dibattito di Hampsted, ma anche e soprattutto rassicurare quelle frange dell’elettorato repubblicano preoccupate dalla retorica provocatoria, populista e demagogica del tycoon newyorchese che pur avendo attratto un grande sostegno popolare, ha indisposto molti altri sostenitori e membri del Gop (Grand Old Party, l’appellativo utilizzato per il partito repubblicano), tra cui vale la pena notare l’influente famiglia Bush.
A differenza della partita giocata da Clinton e Trump, dal dibattito di ieri non è emerso un chiaro vincitore. Entrambi i contendenti hanno svolto il compito loro assegnato, con un Kaine ligio alla strategia di puntare agli aspetti e alle dichiarazioni più controverse di Trump e presentare la sua compagna di corsa alla Casa Bianca come l’unica davvero in grado di rivestire il ruolo di presidente degli Stati Uniti.
(Una fase del dibattito tra i candidati alla vice presidenza sui commenti di Trump nei confronti di Putin)
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