Dopo 128 anni emergono nuovi dettagli sull’orecchio mozzato di Van Gogh
L'episodio che vide il celebre pittore tagliarsi un orecchio è tra i più noti della storia dell'arte, ma ora una lettera e una mostra provano a fare chiarezza
Tra gli aneddoti che costellano la storia dell’arte, uno dei
più noti è sicuramente quello che riguarda l’orecchio mozzato di Vincent Van
Gogh. Il celebre pittore olandese, nato nel 1853 e suicidatosi con
un colpo di pistola a soli 37 anni, nel 1890, è noto infatti non solo per i
suoi paesaggi o i suoi girasoli, ma anche per la follia che accompagnò almeno
una parte della sua vita.
L’episodio del taglio del suo orecchio sinistro avvenne nel
dicembre 1888, e gli stessi autoritratti dei giorni successivi, oltre alle
testimonianze dell’epoca, lo mostrano con una benda che gli copre quel lato
della testa.
C’è però poco di certo rispetto a quest’episodio: secondo molti fu
lo stesso Van Gogh ad autoinfliggersi il taglio in un accesso di follia, e
sostengono che poco dopo il pittore portò l’orecchio a una prostituta che
conosceva; altri attribuiscono il gesto al collega pittore Paul Gauguin dopo un
litigio; alcuni sostengono che si trattasse solo di un frammento del lobo,
altri invece che l’orecchio intero fosse stato reciso.
Qualche lume al riguardo sembra però essere arrivato negli
ultimi giorni grazie alla scrittrice Bernadette Murphy, che nel preparare un
libro dedicato al pittore ha scoperto un documento finora sconosciuto nell’archivio
della Bancroft Library, presso
l’Università della California a Berkeley.
Si tratta di una lettera scritta a mano nel 1930 da Félix
Rey, un medico che curò Van Gogh presso l’ospedale di Arles, che contiene un
disegno dell’orecchio tagliato e lo mostra reciso nella sua interezza.
La missiva è stata trovata nell’archivio di un altro biografo, Irving Stone, che sull’artista scrisse il famoso Brama di vivere nel 1934, e che a quanto pare nel 1930 aveva avuto una corrispondenza con il medico per documentarsi. Nella lettera si legge:
“L’orecchio è stato tagliato con un rasoio come si vede nella linea tratteggiata. Questo è ciò che è rimasto dell’orecchio dopo il taglio.
Sono felice di essere in grado di darvi le informazioni che avete richiesto riguardo al mio sfortunato amico Van Gogh. Spero sinceramente che non mancherete di glorificare il genio di questo straordinario pittore, come merita.
Cordialmente vostro,
Dott. Rey”
La lettera verrà ora esposta per la prima volta alla mostra
del Van Gogh Museum di Amsterdam intitolata “Sull’orlo della follia”,
che verrà inaugurata venerdì 15 luglio e si concentrerà oltre che sui suoi
dipinti, sulla malattia mentale dell’artista.
Molti hanno cercato negli anni di capire quale fosse il male
che affliggeva Van Gogh: alcuni parlano di epilessia del lobo temporale, che
può portare a convulsioni, comportamento erratico e perdita di coscienza,
mentre altri associano i suoi sintomi al disturbo bipolare. In occasione della
mostra, il museo ospiterà anche un simposio medico sulla questione.
Nienke Bakker, curatrice della mostra, ha dichiarato: “Abbiamo
studiato tutte le diagnosi realizzate nei 126 anni trascorsi dalla sua
morte. Certo, è molto difficile diagnosticare il male di una persona morta da
molto tempo. Sappiamo quali fossero i sintomi, perché li descriveva nelle sue
lettere. Dice che ha le allucinazioni, che parla incoerentemente, che non sa
quello che sta facendo”.
Esposti per la prima volta sono anche un rapporto della
polizia sull’incidente di Van Gogh ad Arles, e una petizione dai vicini di Van
Gogh del 1889, che chiedevano al sindaco di far internare l’artista.