Sciopero della fame dei detenuti palestinesi
800 prigionieri hanno offerto la loro solidarietà a quattro connazionali palestinesi, in una protesta contro il regime di detenzione amministrativa
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Circa 800 detenuti palestinesi rinchiusi nelle prigioni israeliane hanno osservato martedì 19 febbraio uno sciopero della fame di un giorno per mostrare il loro sostegno ad altri quattro connazionali, anch’essi in stato di arresto.
Lo ha rivelato l’Ong Palestinian Prisoners Club, che si prende cura della salute dei detenuti palestinesi e delle loro famiglie. I quattro vertono in condizioni fisiche gravi, avendo accettato cibo solo sporadicamente. Uno di loro, Samer Issawi, è in sciopero della fame da più di 200 giorni e ha perso oltre 35 chili.
I quattro protestano per ottenere un migliore trattamento dei detenuti e per l’abolizione della ‘detenzione amministrativa’, che permette l’arresto senza processo. Nelle scorse settimane si sono svolte violente manifestazioni a loro sostegno fuori dalle prigioni militari israeliane sparse per la Cisgiordania.
Due dei quattro scioperanti, Issawi e Ayman Sharawneh, fanno parte dei 1.027 palestinesi liberati da Israele nel 2011 in cambio di Gilad Shalit, il giovane soldato rapito sul confine di Gaza da Hamas nel giugno del 2006.
Sono 14 i palestinesi che sono stati nuovamente arrestati da Israele da quando Shalit è stato rilasciato. Ofir Gendelman, un portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha scritto su Twitter che Issawi e Sharawneh sono stati arrestati “per aver violato i termini dell’accordo Shalit ritornando ad attività illegali che rappresentano una minaccia“.
Israele ha già disinnescato in passato un precedente sciopero della fame dei quasi 5 mila palestinesi detenuti nelle sue carceri, accettando di rimetterli in libertà o offrendo loro la deportazione a Gaza – una prospettiva rifiutata dai quattro manifestanti, che provengono da Gerusalemme e dalla Cisgiordania.
Secondo l’Ong palestinese Addameer nel mese di gennaio le vittime della detenzione amministrativa finite nelle carceri israeliane sono state 178, in calo da un massimo di poco più di 300 raggiunto la scorsa primavera.