Esclusivo – Viaggio nell’Europa rurale, dove l’estrema destra avanza sfruttando il senso di abbandono
I reporter di "Investigate Europe" si sono recati nelle comunità di quattro Paesi europei dove si sono registrate le più alte percentuali di voti nei confronti di partiti nazionalisti e conservatori per conoscere le loro motivazioni in vista delle elezioni europee. I partiti di estrema destra sembrano destinati vincere le elezioni europee di giugno. Il sostegno dei populisti è in aumento, non da ultimo nelle comunità rurali, mentre una "geografia del malcontento" si diffonde nel continente
A prima vista, São Vicente e Ventosa è un luogo improbabile per un ribaltamento politico. Un villaggio sornione con edifici bianchi e tetti di argilla che come gran parte del Portogallo rurale ha una popolazione anziana e un’economia che si basa sull’agricoltura. Eppure questo villaggio è diventato un esempio dell’aumento del sostegno all’estrema destra da parte dell’elettorato portoghese. Quasi la metà di coloro che hanno votato nel villaggio alle elezioni generali di marzo ha optato per il partito populista Chega.
Nel più ampio comune di Elvas, un’area vicina al confine con la Spagna famosa per la sua tradizione militare, la percentuale è stata del 36 percento. A livello nazionale, Chega ha ottenuto il 18 percento e un numero record di seggi. Il sindaco del paese, João Charruada, è un socialista, ma anche lui non è sorpreso dal rifiuto della sua gente nei confronti dei partiti politici tradizionali. “La gente si sente disgustata dal governo centrale”, dice il 38enne, che condivide un edificio con l’ufficio postale e il centro comunale. “Qui, in una zona agricola, non ci sono le stesse condizioni di Lisbona”.
Sentimenti simili si riscontrano in tutta Europa. L’analisi di Investigate Europe sui dati delle ultime elezioni nazionali di 11 Paesi ha evidenziato che i partiti di estrema destra hanno ottenuto la più alta percentuale di voti nei distretti rurali. I giornalisti di IE si sono recati in quattro di queste comunità rurali per capire cosa spinge gli elettori a schierarsi con i partiti di estrema destra. Si tratta di una tendenza che probabilmente proseguirà, visto che si prevede che il Parlamento europeo subirà una “brusca virata a destra” nelle elezioni di giugno.
La geografia del malcontento
“Un’ampia ‘geografia del malcontento’ è in aumento nelle regioni europee in declino da lungo tempo e in molte piccole città, paesi e aree rurali”, si legge in un rapporto di febbraio consegnato alla Commissione europea da un gruppo di esperti composto da accademici, politici e società civile.
“Il senso di disperazione non si limita solo alle difficoltà economiche, ma si estende anche alla sensazione di essere politicamente esclusi e socialmente alienati”. Questo sentimento di isolamento, sia geografico che politico, non è un fenomeno unico delle aree rurali, ma in queste zone viene spesso amplificato.
Chega, l’AfD tedesco, il PVV olandese, il Rassemblement National francese e altri hanno fatto leva su queste paure per proporre politiche di ampio richiamo, al di là delle posizioni dure sull’immigrazione e sulle questioni sociali. L’estrema destra europea è stata favorita da diversi fattori come l’erosione del sostegno ai partiti politici tradizionali e dal declino dell’influenza dei movimenti di sinistra ancora segnati dalle passate crisi finanziarie, come pure di un panorama mediatico sempre più favorevole alla capacità dell’estrema destra di sfruttare i temi polarizzanti della guerra culturale.
“Vivere nelle aree rurali non è associato al voto per la destra radicale perché gli individui che vi abitano si sentono economicamente più svantaggiati o hanno opinioni socialmente più conservatrici”, afferma il politologo Pedro Magalhães, coautore di un lavoro dello scorso anno sulle abitudini di voto del Portogallo. “Invece, vivere nelle zone rurali è associato alla sensazione che l’area in cui si vive sia trascurata dal governo e dalle sue politiche pubbliche, e questo, a sua volta, è ciò che spinge a sostenere la destra radicale”.
Questo malessere, secondo il rapporto inviato alla Commissione europea, “non è solo uno sfondo, ma un motore fondamentale del crescente sostegno alle ideologie che cercano di minare l’UE o, nella loro forma più radicale, ne invocano la scomparsa”.
L’incubo nell’Ue
Tra coloro che sono riusciti a sfruttare il malcontento della gente c’è l’olandese Geert Wilders, l’euroscettico descritto da Politico come “il peggior incubo dell’UE”. Il suo Partito per la Libertà (PVV), partito anti-immigrazione, ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni generali di novembre, con il 25 percento, e si prevede che a giugno sarà il maggior partito olandese a Bruxelles.
Denunciato da molti per la retorica incendiaria e le passate politiche anti-islamiche, Wilders è riuscito ad attrarre milioni di elettori, molti dei quali nelle zone rurali, facendo leva sulle preoccupazioni della gente comune e sul sentimento anti-immigrazione.
Non da ultimo a Sint Willebrord, una tranquilla cittadina vicino al confine belga, dove le pascolano pecore e le strade sono circondate da villette con giardini curati. Qui, quasi tre quarti dei votanti nella cittadina, che conta circa 9300 abitanti, hanno votato per Wilders.
Nel più ampio comune di Rucphen la percentuale è stata del 53 percento, la più alta del partito in qualsiasi distretto. “Siamo una comunità chiusa, fatta di grandi lavoratori, costruttori di case e imprenditori”, dice Jan Roks, meccanico che lavora in città da 40 anni.
“Non ho votato per il PVV, ma capisco perché la gente sostiene Wilders”. Manuela Lambrechts, proprietaria di una pasticceria senza glutine, afferma che Wilders è popolare tra la gente del posto perché “è una persona normale, una persona come noi”. Anche le preoccupazioni per gli alloggi e i servizi pubblici sono stati temi dibattuti. “I giovani olandesi non possono lasciare la casa perché non ci sono case, e le poche disponibili sono troppo costose”. Wilders vuole combattere la mancanza di alloggi fermando l’immigrazione”, aggiunge Lambrechts.
“Una storia a cui la gente vuole credere”
Nei Paesi Bassi, l’immigrazione netta ha registrato più di 220.000 presenze nel 2022, un aumento di 10 volte in 20 anni. Il tema ha dominato la campagna elettorale ed è stato uno dei motivi per cui il pensionato Geert Lambregts ha dato il suo voto a Wilders. Lambregts, durante una pausa da una partita di biliardo pomeridiana nel bar della via principale, sottolinea che coloro che nella cittadina hanno votato per Wilders non sono razzisti, ma credono che “l’immigrazione debba essere controllata e che solo coloro che fuggono dalla guerra debbano entrare nei Paesi Bassi”.
Anche in un luogo come Sint Willebrord, dove il numero di immigrati è basso, le affermazioni di Wilders raccolgono consenso. “La narrativa di estrema destra dice ‘riprendete il controllo, zero immigrazione’, promettendo che questo risolverà tutti i problemi, il che è una bugia. Sappiamo che è una bugia, ma è una storia facile. Una storia a cui la gente vuole credere”, afferma Tom Theuns, professore di politica all’Università di Leiden.
In Portogallo, la rapida ascesa di Chega, un partito nato nel 2019, è avvenuta grazie a promesse altrettanto populiste di tagliare le tasse, aumentare le pensioni e combattere la corruzione. Il leader André Ventura ha anche alimentato i timori delle minoranze con commenti incendiari sulla comunità rom e sui migranti.
In aree rurali come Elvas, città dell’Unesco che ha sofferto economicamente dalla chiusura della sua base militare nel 2006, i voti per Chega sono stati il doppio di quelli ottenuti nelle elezioni del 2022. “Purtroppo le persone sono cresciute con uno stigma nei confronti dei Rom. E questa costruzione, questa narrazione, è sostenuta dal populismo dell’estrema destra, senza alcun pudore”, dice Almerindo Prudêncio, un mediatore culturale che lavora nelle scuole per migliorare le relazioni con i giovani rom.
L’importanza dei servizi pubblici
Tuttavia, alcuni esperti ritengono che l’ipotesi che gli elettori dei distretti rurali favoriscano politiche anti-immigrazione o nazionaliste sia sbagliata.”La propensione a votare per un partito di estrema destra diminuisce in presenza di una maggiore offerta di servizi pubblici e di una quota più elevata di immigrati”, ha scritto Jonna Rickardsson, accademica svedese e autrice di The urban-rural divide in radical right populist support. “È probabile che gli individui che vivono in aree in declino con un minore accesso ai servizi pubblici reagiscano al deterioramento della loro posizione votando per l’estrema destra”.
All’interno dell’edificio comunale di São Vicente e Ventosa, un gruppo di uomini dell’Asia meridionale, venuti a raccogliere olive, sta ultimando le pratiche burocratiche. Non molto tempo fa, ricorda con orgoglio il personale, il villaggio ha aiutato i braccianti marocchini che erano stati imbrogliati dal loro capo, raccogliendo per loro vestiti e cibo.
Il sindaco João Charruadas insiste sul fatto che il successo di Chega non è alimentato dalla xenofobia, ma spera piuttosto che un cambiamento nella politica migliori la vita quotidiana, compresi i servizi pubblici trascurati. “C’è un solo autobus per Elvas [a 10 chilometri di distanza], al mattino e al pomeriggio, e le persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria devono andarci spesso”.
Per una persona di Elvas è più veloce raggiungere Madrid in treno, a più di 400 chilometri di distanza, che Lisbona, distante 200 chilometri. L’ospedale materno di Elvas ha chiuso circa 20 anni fa. Il più vicino si trova ora in Spagna.
In Francia, il Rassemblement National sta conquistando questo stesso tipo di elettorato. Il partito di Marine Le Pen è tra i favoriti per le elezioni di giugno e ha promesso di sfidare la burocrazia “autoritaria” di Bruxelles. Potrebbe rivelarsi una tattica opportuna con i gruppi di estrema destra che mirano a ulteriori incursioni nell’Europa rurale, raccogliendo il sostegno degli agricoltori in protesta, a loro volta arrabbiati con le autorità europee.
L’economista Thomas Piketty sottolinea che sta emergendo un “nuovo conflitto di classe” “in cui non solo il reddito o la classe sociale, ma anche il luogo di residenza gioca un ruolo importante”. Questo senso di “disuguaglianza” spinge gli elettori delle aree rurali a giudicare la qualità delle infrastrutture pubbliche, “cose come l’accesso a ospedali e università all’avanguardia” in un momento in cui gli investimenti sono scarsi. “Gli elettori di queste regioni sono stati molto più colpiti dall’accelerazione della globalizzazione, ma anche dall’integrazione europea”.
“Non hanno idea di come io viva qui”
Il disagio rurale ha aiutato i partiti anti-establishment a catturare gli elettori che si sentono dimenticati dai decisori politici in patria e a Bruxelles. Alternativa per la Germania (AfD), un altro partito euroscettico e anti-immigrazione, è destinato a guadagnare voti nelle elezioni parlamentari di giugno.
Ha ottenuto consensi a livello nazionale, ma è a Görlitz, un distretto rurale vicino al confine polacco rinomato per la sua architettura gotica e barocca, dove ha ottenuto il 36 percento dei voti, registrando il margine più alto nelle elezioni federali del 2021.
Frank Seibel, un ex giornalista che ora gestisce una sinagoga trasformata in centro culturale a Görlitz, afferma che l’AfD ha sfruttato l’insoddisfazione locale nei confronti delle autorità. “C’è la percezione che ci siano persone sedute a Berlino che decidono qualcosa che ha influenza sulla mia vita quotidiana e che non hanno assolutamente idea di come io viva qui e di cosa sia importante per me. Credo che questo abbia certamente giocato un ruolo”, afferma.
L’ampio sostegno dell’AfD è “un mix variopinto, in parte di protesta, in parte di cose concrete che hanno frustrato i cittadini nel corso dei decenni”, afferma Octavian Ursu, un musicista classico diventato politico e che è stato sindaco per quasi cinque anni. Come altrove, la burocrazia e i problemi di servizio pubblico sono stati fattori determinanti. Ursu, che è nato in Romania, cita l’autostrada incompiuta e una linea ferroviaria non elettrificata come esempi del perché i cittadini “non hanno la sensazione che ci sia davvero la volontà di portare a termine questi collegamenti”.
La paura del declino
L’estrema destra si sta imponendo in Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria, Svezia e in altri paesi dell’UE. Un momento cruciale di questa ascesa si è avuto nel 2022 con l’elezione di Giorgia Meloni, primo premier italiano di estrema destra dal secondo dopoguerra. Il suo partito Fratelli d’Italia è riuscito a raccogliere un enorme consenso, grazie soprattutto a politiche forti contro l’immigrazione e all’appeal anti-establishment della stessa Meloni.
Il Comune di Verona ha dato circa il 28% dei suoi voti al partito di Meloni, e nel paese di Salizzole la cifra ha sfiorato il 50 percento – il picco di Fratelli d’Italia che ha registrato a livello nazionale il 26 percento. Piccola e anziana cittadina incentrata su un castello del XII secolo, Salizzole ha votato per decenni a favore dell’estrema destra.
Nel 2022 il sostegno è derivato da preoccupazioni legate all’immigrazione e alla percezione del declino a lungo termine della zona. La chiusura delle aziende produttrici di mobili ha lasciato un’economia largamente dipendente dalla produzione di tabacco, riso e ortaggi – e sempre più da lavoratori immigrati. “I giovani non sono più disposti a fare certi lavori, quindi gli stranieri sono indispensabili… molti lavorano sodo, altri non lavorano e sono mantenuti dallo Stato italiano, e questo non va bene”, afferma Filippo Scioni, ex consigliere comunale di Salizzole.
L’appoggio a Fratelli d’Italia, che ha radici nel neofascismo (la stessa Meloni era un’attivista del movimento giovanile del MSI, partito fondato nel 1946 dai nostalgici del fascismo), spicca in un’area che ha una lunga storia di emigrazione. Migliaia di veneziani emigrarono in Sud America nel XIX secolo per sfuggire alla disperata povertà. Sebbene la regione sia ora in gran parte benestante, le forze sempre più potenti della globalizzazione hanno fatto temere che una nuova ondata di privazioni economiche possa essere dietro l’angolo.
Andrea Castagna, presidente provinciale dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi), sezione di Verona, ritiene che tali preoccupazioni siano parte del motivo per cui gli elettori “cercano sicurezza e stabilità nella narrazione dell’estrema destra”. Il successo della Meloni in un luogo la cui storia è stata plasmata dall’occupazione nazista e dall’enorme movimento di resistenza che ne è seguito è una triste realtà per Castagna.
“L’estrema destra vince perché la memoria sta svanendo”, dice, mostrando la medaglia al valor militare per la liberazione assegnata a Vestenanova, un piccolo paese di montagna nel veronese. “Dovete sapere che in questo paese, raso al suolo due volte dai nazifascisti, alle ultime elezioni Fratelli d’Italia ha preso il maggior numero di voti percentuali in Italia, secondo solo a Salizzole”.
Per Debora, titolare di una cartoleria a Salizzole, il motivo per cui ha votato Meloni è semplice. “Sinceramente non so perché ho votato per Fratelli d’Italia. Posso solo dirvi che mangio con la mano destra, scrivo con la mano destra e in questa zona abbiamo sempre votato a destra”.
Contributo aggiuntivo di Nico Schmidt.
Editor: Chris Matthews
Investigate Europe è un consorzio cross-border di giornalisti investigativi provenienti da 12 paesi europei. Questo articolo fa parte di EU under pressure, una serie di Investigate Europe che analizza in quattro puntate temi sensibili in vista delle elezioni europee di giugno 2024. In Italia, la serie è pubblicata in esclusiva con TPI.
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