Dentro le scuole in Afghanistan: il fotoreportage su The Post Internazionale
Milioni di ragazze adolescenti in tutto l’Afghanistan aspettano invano da settimane di poter rientrare a scuola, a differenza dei loro compagni. Dal ritorno al potere dei talebani, bambini e bambine dai 7 ai 12 anni hanno potuto riprendere le lezioni, mentre le classi superiori restano interdette alle studentesse e risultano accessibili solo ai ragazzi. Nonostante le rassicurazioni dell’allora portavoce talebano Zabihullah Mujahid, oggi vice ministro dell’Informazione e della Cultura, che il 15 agosto – all’indomani della presa di Kabul – si era impegnato a «consentire alle donne di lavorare e studiare», il mese scorso l’amministrazione afghana ha annunciato la necessità di garantire «un contesto didattico sicuro» prima di poter riammettere in aula le alunne.
La decisione ha provocato una serie di manifestazioni davanti agli istituti, tutte disperse con la forza dai miliziani. Ma non sono solo le ragazze a protestare: alcuni studenti maschi hanno deciso di non tornare a scuola in solidarietà con le compagne. Ma questo non ha fermato i talebani che hanno impedito a molte docenti di tornare al lavoro, riducendo ulteriormente la possibilità delle giovani di rientrare in classe. Alle alunne è infatti consentito avere solo insegnanti donne. E la situazione non è migliore nelle università, dove non è stato ufficialmente impedito il rientro delle studentesse purché confinate in spazi separati dai colleghi uomini. La carenza di docenti e aule, soprattutto negli atenei privati, rappresenta però un’altra barriera all’istruzione superiore femminile in Afghanistan, che teme di sprofondare di nuovo nell’oscurantismo di fine anni ’90. Quei cinque anni di governo dei talebani furono l’unica parentesi nella storia moderna del Paese in cui le donne vennero legalmente escluse dalle scuole (e dal lavoro).
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