“Mio fratello è innocente. In carcere può tenere solo 4 libri”, parla la sorella di Denis Cavatassi, l’italiano condannato a morte in Thailandia
Accusato di aver fatto uccidere il suo socio, Denis Cavatassi si è sempre proclamato innocente e in questi giorni sta ricevendo decine di lettere dall'Italia
Denis Cavatassi Thailandia | “Mi ha detto: fammi scrivere, ma non voglio compassione, di quella ne sento abbastanza, ho voglia di vita, di viaggiare fuori da queste mura, almeno con il pensiero”.
A raccontare questa conversazione è Romina Cavatassi, sorella di Denis, l’italiano condannato a morte e chiuso in carcere in Thailandia.
Denis Cavatassi in questi giorni è stato raggiunto da decine di lettere dall’Italia, tra cui quelle di Moni Ovadia e Luigi Manconi.
L’uomo, 51 anni, agronomo originario di Tortoreto, in provincia di Teramo, vive in Thailandia, dove ha una moglie e una figlia.
Si trova in carcere dal 2017. Nel 2011 è stato arrestato con l’accusa di essere stato il mandante dell’omicidio del suo socio italiano, Luciano Butti, ucciso nel marzo dello stesso anno a Pukhet, l’isola più grande della Thailandia, dove entrambi avevano un’attività di ristorazione.
Denis si è sempre proclamato innocente. Dopo l’omicidio è stato arrestato e poi liberato su cauzione. Avrebbe avuto anche tutto il tempo di scappare, ma ha deciso di non farlo, fidandosi della giustizia e aspettando il processo.
Nel 2015 i giudici di primo grado hanno emanato il verdetto: Denis Cavatassi è stato condannato a morte, una sentenza confermata in secondo grado nel 2017.
“Mi rendo conto solo ora che il destino possa riservare delle esperienze che vanno oltre ogni immaginazione”, ha scritto Denis in una lettera inviata dal carcere alla sua famiglia italiana.
“Prima di vivere tutto questo non avevo mai riflettuto a fondo sul concetto di giustizia e di punizione, o su come, spesso, si possa essere troppo facilmente giustizialisti di fronte a quello che potrebbe essere anche un errore giudiziario”.
La sorella di Denis Cavatassi, Romina, che lo scorso ottobre ha incontrato il fratello in carcere, ha accettato di rispondere alle domande di TPI.it.
Denis è stato immensamente felice di vedermi e peraltro accompagnata dalla sua bambina, dalla sua compagna e da una delegazione dell’ambasciata italiana guidata dall’ambasciatore in persona.
Ci hanno consentito di vederlo e di parlarci per oltre due ore, un tempo immenso per lui. Ha avuto un lungo scambio con l’ambasciatore di cui è stato molto lieto e me ne ha dato conferma in una lettera che ho ricevuto proprio ieri (venerdì 30 novembre, ndr).
È stabilmente magro ma in buone condizioni psicofisiche. Ha imparato a leggere Thai per avere accesso a qualche lettura in più e di leggere e rileggere quei pochi libri in italiano o in inglese di cui dispone.
Passa il tempo insegnando inglese a due detenuti Thai più volenterosi, leggendo e scrivendo.
Denis ha sempre amato leggere e, ora più che mai, leggere rappresenta la migliore compagnia per il corpo e per l’anima.
Purtroppo le letture di cui dispone sono davvero centellinate: c’è spazio solo per quattro libri.
Ha voglia di sapere del mondo esterno, di come viviamo, di cosa facciamo, della nostra quotidianità.
Mi ha detto: fammi scrivere, ma non voglio compassione, di quella ne sento abbastanza, ho voglia di vita, di viaggiare fuori da queste mura, almeno con il pensiero.
Ecco, le lettere gli fanno compagnia, lo fanno viaggiare e lo nutrono di forza e di speranza.
Sì, abbiamo incontrato l’On. Fico insieme alla nostra legale Alessandra Ballerini e al direttore della DGIT 4 del Ministero degli Affari Esteri, Luigi Maria Vignali.
L’On. Fico ha ascoltato con molta partecipazione il racconto della storia e della situazione di Denis e ci ha offerto tutto il suo supporto di concerto con l’ambasciatore in Thailandia Galanti e con il Ministro degli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi.
Denis si è sempre proclamato innocente perché è innocente.
È stato condannato sulla base di una prima dichiarazione da parte del cameriere del ristorante, che ha poi ritrattato ed è considerato teste inattendibile.
Il movente è stato dimostrato non esistente. Denis non avrebbe avuto nessun motivo per commissionare un atto del genere, né ne avrebbe tratto alcun guadagno.
Non lo ha fatto perché voleva uscire pulito, quale è, da questa storia. “Sono innocente, ne voglio uscire pulito”, diceva.
Ha una bambina di nazionalità thailandese oltre che italiana, una moglie thailandese, non voleva scappare da quel paese al quale è indissolubilmente legato e far crescere la figlia con il dubbio che il padre potesse aver compiuto un atto del genere. Denis sa di essere innocente e si è oltremodo fidato della giustizia.
Le lettere sono tutte, assolutamente tutte, belle, empatiche, piene di calore umano e solidarietà.
C’è chi lo porta attraverso i vicoli della sua città, chi attraverso valli, mari e monti, chi dentro quadri e poesie, chi – tantissimi- lo ringraziano perché scrivere a chi sta vivendo questa situazione li fa sentire in qualche modo utili, importanti e traggono forza dalla sua vicenda, restituendogliela maggiorata.
Sono lettere che danno coraggio e fiducia. Moni Ovadia, che per primo ha raccolto l’invito, Luigi Manconi, che da subito ha combattuto al nostro fianco e che ha fatto subito seguito alla richiesta di scrivere e Roberto Piumini, che ha scritto con Asia, sono sicuramente molto significativi.
Ma tutti indistintamente ci stanno scaldando il cuore. So dalla moglie che Denis ha già ricevuto il primo invio e ne è rimasto immensamente felice e colpito.
Non abbiamo una data certa ma dai tempi che ci aveva indicato il nostro legale thailandese ci siamo. Dovrebbe arrivare a breve. La nostra speranza è che venga scagionato e riconosciuto innocente quale è.
Scrivendo alla nostra avvocata Alessandra Ballerini alla mail leg-ale@libero.it.
Le lettere vengono poi inoltrate all’ambasciata che le fa avere un versione cartacea a Denis.