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“Non è una guerra, è un massacro”: decine di persone uccise nell’enclave siriana di Ghouta

Immagine di copertina
Un bambino ferito nell'attacco a Ghouta del 19 febbraio 2018. Credit: Ammar Al Bushy/ Anadolu Agency

Nell’enclave di Ghouta, controllata dall’opposizione siriana, oltre cento persone sono state uccise e centinaia ferite. L’ennesima ondata di violenze ha ormai raggiunto le 700 vittime negli ultimi tre mesi.

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Nel frattempo è giunta la notizia di un’incombente incursione del regime nella zona al di fuori di Damasco, dove vivono 400mila persone.

Quattro ospedali sono stati bombardati nella giornata di lunedì 19 febbraio nella Ghouta orientale, area assediata per anni dal governo di Bashar al-Assad e sottoposta a devastanti attacchi chimici.

“Siamo di fronte al massacro del 21esimo secolo”, ha detto un medico che vive nella zona. “Se il massacro degli anni ’90 fu Srebrenica, e i massacri degli anni ’80 furono Halabja e Sabra e Chatila, allora la Ghouta orientale è il massacro di questo secolo in questo momento”.

“Poco tempo fa un bambino venne da me che era blu in viso e respirava a malapena, aveva la bocca piena di sabbia. L’ho svuotata con le mie mani. Non penso che quello che facciamo sia in nessuno dei manuali di medicina. Un bambino ferito che respira con polmoni di sabbia. Hai un bambino di un anno, che hanno salvato dalle macerie e respira sabbia, e tu non sai chi sia”.

“Questa è una guerra? Non è una guerra. Si chiama un massacro”, ha proseguito.

Il bilancio delle vittime di almeno 110 in un solo giorno secondo le fonti locali.

Dopo sette anni di guerra, con i relativi interventi da parte di potenze regionali e globali, la crisi umanitaria è aumentata invece di diminuire, poiché le forze leali al regime di Assad e dei suoi sostenitori russi e iraniani cercano una vittoria militare assoluta invece di una soluzione politica negoziata.

Nel 2013 oltre 1.300 persone erano morte nell’enclave di Ghouta, in seguito all’attacco con gas sarin da parte del regime di Assad.

“La situazione nella Ghouta orientale è simile al giorno del giudizio”, ha detto Mounir Mustafa, vice direttore dei White Helmets, il gruppo di volontari che soccorre le persone da sotto le macerie di edifici bombardati.

“È una catastrofe umanitaria in tutti i sensi. L’uccisione di massa di persone che non hanno i principi fondamentali della vita”, Ahmed al-Dbis, funzionario della sicurezza presso l’Unione delle organizzazioni mediche e di soccorso (UOSSM).

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