La presidente del partito democratico Usa si dimette in seguito a una fuga di mail
Le email dimostrano come gran parte dell'establishment del partito fosse realmente preoccupata dall'avanzata di Bernie Sanders e cercasse di ostacolarlo
La presidente del partito democratico degli Stati Uniti, Debbie Wasserman Schultz, ha annunciato le sue dimissioni, dopo che migliaia di email private sono trapelate, minacciando gli sforzi per l’unità del partito, proprio nei giorni della convention democratica che si tiene a Philadelphia dal 25 al 28 luglio.
Le oltre 19mila email sembrano suggerire che la maggior parte dei funzionari del partito abbiano cercato di contrastare la campagna di Bernie Sanders, rivale di Hillary Clinton alle primarie dei mesi scorsi. Le comunicazioni erano state pubblicate dal sito WikiLeaks lo scorso 22 luglio.
Le email dimostrano come gran parte dell’establishment del partito fosse realmente preoccupata dall’avanzata di Sanders, candidato alle primarie che non era neanche membro del partito fino a poco tempo prima.
Le dimissioni di Wasserman Schultz arrivano in un momento molto delicato per il partito, dal momento che la maggior parte degli sforzi di Clinton e del suo staff è volta a offrire un’immagine del partito il più unito possibile, in contrasto con l’evidente discordia interna ai repubblicani, emersa in maniera ancora più significativa durante la convention di Cleveland della settimana scorsa.
I sostenitori di Sanders, e lui stesso, hanno per mesi “sospettato” che la maggior parte del partito gli remasse contro, e ora ne hanno le prove. Negli ultimi giorni inoltre hanno espresso il loro malcontento per la scelta del vicepresidente, il senatore della Virginia, Tim Kaine, preferendogli qualcuno con idee più di sinistra, nonostante la stima personale di Sanders nei suoi confronti.
Intanto oggi, 25 luglio, si aprirà la convention di Philadelphia, con gli attesi interventi della first lady Michelle Obama e dello stesso Bernie Sanders. Prenderanno parte alla convention nei prossimi giorni anche Bill Clinton e Barack Obama.