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Home » Esteri

La criminalità organizzata galoppa grazie al Covid in America Latina

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Credit Image: Fabio Teixeira/ZUMA Wire

*** Articolo già uscito sul giornale argentino “El Economista” e pubblicato in Italia in esclusiva su TPI

Le misure di confinamento pensate per fermare la pandemia hanno condizionato anche il business delle organizzazioni criminali. Difatti, le attività illegali hanno subito l’aumento dei controlli di polizia e la riduzione della mobilità. Ma, come le migliori imprese, le organizzazioni criminali sudamericane hanno adattato la propria offerta e il loro modello di gestione.

Desiderose di mantenere attivo il loro business, le bande criminali sono state obbligate a investire in attività alternative al traffico di stupefacenti, al contrabbando, all’estorsione e al controllo del passaggio dei migranti attraverso le frontiere. Nel corso dell’ultimo anno, i prezzi praticati dai trafficanti di persone, i cosiddetti coyotes, e dai fornitori di droga sono aumentati notevolmente vista la difficoltà di attraversare le frontiere.

La pandemia ha portato, ad esempio, alla nascita di un mercato nero delle apparecchiature mediche e dei medicinali. Sono stati denunciati furti di materiale medico quali mascherine, disinfettanti per le mani e persino attrezzature per la rilevazione del Coronavirus. Si è registrato un aumento dei reati informatici, soprattutto frodi finanziarie online, anche a causa di un maggior numero di transazioni virtuali. L’uso di servizi come il sesso online e le sexcams, molti dei quali controllati da reti organizzate, è aumentato considerevolmente. Un’altra tendenza rilevata è stata lo sviluppo della fornitura a domicilio di beni e servizi illegali, come ad esempio i servizi di droga e prostituzione.

Da un lato, le bande criminali hanno subito restrizioni al trasporto e maggiori controlli per via dei confinamenti. Dall’altro, le forze di pubblica sicurezza si sono concentrate nei centri urbani, favorendo le attività della criminalità organizzata nelle zone rurali più trascurate.

In molte delle zone più vulnerabili dell’America Latina, la criminalità organizzata ha costretto la popolazione locale a rispettare il distanziamento sociale imponendo norme di confinamento. Inoltre, ha consegnato aiuti alimentari e sussidi monetari ai più vulnerabili, esercitando in tal modo un controllo supplementare sui territori in cui operano. In altre parole, la criminalità organizzata si è sostituita allo Stato.

In Brasile, i trafficanti di droga del Comando Vermelho nella favela “de Deus” di Rio de Janeiro hanno occupato le strade e, tramite altoparlanti, hanno imposto ai residenti di non uscire di casa al di fuori degli orari previsti. In poche parole hanno decretato le misure di confinamento che il presidente Bolsonaro non ha voluto imporre.

Secondo le Nazioni Unite, in Bolivia, le recenti turbolenze politiche e la diffusione del Covid-19 hanno limitato la capacità delle autorità statali di limitare la coltivazione della coca, il che potrebbe portare a un aumento della produzione. La contemporanea chiusura dei canali di distribuzione indica che i mercati locali stiano immagazzinando enormi quantità di droga. Nel medio periodo, l’effetto combinato potrebbe portare a un eccesso di offerta di stupefacenti, con conseguente aumento della disponibilità di stupefacenti a basso costo.

Organizzazioni come le FARC in Colombia o las pandillas nel Salvador hanno avuto l’opportunità di rafforzare il proprio controllo sulle comunità locali e coltivarne il sostegno. Inoltre, i pacchi di aiuti che hanno consegnato ai più vulnerabili riportavano il logo della banda criminale. La criminalità organizzata ha quindi riaffermato il proprio “ruolo sociale” grazie alla distribuzione di beni e servizi alle comunità vulnerabili. Ha guadagnato maggior capitale politico e legittimità tra le popolazioni locali. Si tratta quindi di un vero e proprio investimento nel medio periodo.

Il Messico, uno degli stati più colpiti dal Coronavirus, non è estraneo al fenomeno. Su una popolazione di 130 milioni di abitanti, i morti registrati sono stati più di 125 mila. La caduta del Pil del 2020 è stimata intorno al 10 per cento: uno dei risultati peggiori di tutta l’America Latina. Ma il governo ha preferito non indebitarsi e non fornire aiuto socio-economico alle famiglie. Il deficit previsto per fine anno è del 4,4 per cento. Si tratta di uno dei deficit minori di tutta la regione.

Di contro, il Brasile di Bolsonaro ha affrontato la pandemia senza confinamenti ma con dei programmi di sostegno economico tra i più generosi della regione. Di fatti il rapporto deficit/Pil 2020 registrato dal Brasile è stato 16 per cento. Ma il programma è stato sospeso a partire dal 2021 nonostante il paese sia ancora nel bel mezzo della pandemia.

Questo arretramento dello stato in America Latina potrebbe avere effetti devastanti nei prossimi anni. Soprattutto considerando che la criminalità organizzata si è rapidamente adattata al nuovo scenario socioeconomico causato dal Covid-19 e lo ha usato per rafforzarsi. Difatti, il ruolo che lo stato ha abbandonato è stato prontamente occupato dai gruppi criminali.

La lotta dello stato al crimine sarà una delle chiavi per la futura ripresa economica della regione. È necessario che la società si renda conto della gravità della rinnovata minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata. Ma soprattutto, lo stato ha il dovere di riprendere il suo ruolo sociale e il controllo su tutto il territorio nazionale. Dopo tutto, le popolazioni locali chiedono sicurezza, ordine, risoluzione delle controversie e condizioni per la creazione di posti di lavoro. In poche parole, chiedono servizi che possano creare un’alternativa ai gruppi criminali.

Leggi anche: Su TPI, gli incontri “Lucha y Libertad” per raccontare l’America Latina
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