Sono stati creati i primi embrioni ibridi tra uomo e maiale
Il Salk Institute ha annunciato di aver iniettato cellule staminali umane in alcuni embrioni di suino, con l'obiettivo in futuro di migliorare il trapianto di organi
Nella mitologia greca, la chimera era un animale di fantasia solitamente rappresentato con la testa di un leone, il corpo di una capra e la coda di un drago, caratterizzato in ogni sua descrizione dall’essere un ibrido tra specie diverse.
Lo stesso nome è stato utilizzato dagli scienziati del Salk Institute for Biological Studies di La Jolla, in California, per descrivere il risultato di un esperimento fino a oggi fantascientifico, che ha visto la creazione di un embrione in parte uomo e in parte maiale.
Sembrerebbe uno scenario da film horror, ma si tratta in realtà di un esperimento il cui obiettivo è rivoluzionare le sperimentazioni di farmaci e i trapianti di organi e tessuti, che nelle intenzioni degli scienziati coinvolti verrebbero in futuro fatti crescere all’interno di animali per essere poi utilizzati sugli umani.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell, è consistito nell’iniettare cellule staminali umane in embrioni di maiale, poi impiantati nell’utero di alcune scrofe. Più di 150 embrioni si sono sviluppati restando pressoché completamente embrioni di maiale, ma con una presenza di cellule umane in un rapporto di circa uno su 10mila.
Gli embrioni sono stati fatti sviluppare per 28 giorni, per la durata del primo trimestre di una gravidanza di maiale, che dura circa tre mesi in totale, prima di essere rimossi.
In questo modo, secondo uno degli scienziati leader del team, il dott. Juan Carlos Izpisua Belmonte, si è riusciti ad avere un quadro dell’apporto delle cellule umane senza però doversi confrontare con la questione della formazione di un animale ibrido vero e proprio, che ovviamente solleverebbe delle questioni etiche più problematiche.
Già diversi anni fa la comunità scientifica era riuscita a creare una chimera che univa cellule umane e di topo, ma non era stato ancora raggiunto l’obiettivo di farlo con un grande mammifero.
Questo un video in cui gli autori dello studio spiegano il loro lavoro: