Tamponi per chi arriva dalla Cina, l’ira di Pechino: “Inaccettabile, in arrivo contromisure”
Una dozzina di Paesi, tra cui l’Italia, ha introdotto test Covid per i viaggiatori provenienti dalla Cina, scatenando la reazione di Pechino, che ha annunciato l’intenzione di prendere “contromisure” come ritorsione.
La portavoce del Ministero degli Esteri Mao Ning ha parlato di un provvedimento che “non ha basi scientifiche” definendo la decisione “inaccettabile”. “Ci opponiamo fermamente alla pratica di manipolare le misure di prevenzione e controllo della pandemia per raggiungere obiettivi politici”, ha riferito la funzionaria del governo cinese.
L’esplosione di contagi nel Paese preoccupa soprattutto in Europa, dove l’incubo del ritorno di infezioni su larga scala è molto temuto.
La Cina si è detta disponibile a rafforzare la comunicazione con gli alleati internazionali sul tema, ma ha condannato le “pratiche eccessive” messe in atto da alcuni Paesi.
In Germania i medici hanno chiesto un test per il Covid-19 obbligatorio e uniforme nell’Unione Europea per tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina. Si è fatto portavoce dell’istanza Johannes Niessen, presidente dell’Associazione federale dei medici del servizio sanitario pubblico tedesco.
“Ora abbiamo bisogno di un concetto di protezione uniforme a livello europeo – ha affermato il medico – ogni viaggiatore proveniente dalla Cina dovrebbe essere testato con un tampone rapido quando entra nell’Ue. Se il risultato del tampone è positivo, deve seguire un test Pcr e il campione deve essere sequenziato”.
La Francia tira avanti nonostante le proteste di Pechino: il primo ministro Elisabeth Borne ha parlato di un Paese che “compie il proprio dovere” imponendo test ai viaggiatori.
Anche l’Italia attua lo screening. “In questo momento la situazione dovrebbe essere abbastanza tranquillizzante”, ha detto la premier Giorgia Meloni, dopo aver appurato che i positivi sbarcati a Malpensa nel giorno di Santo Stefano erano stati contagiati con una variante già presente in Italia.